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Luca Giovannone: “Mi aspettavo di più in 15 anni di Cairo. Se lasciasse, io ci sarei”

Luca Giovannone: “Mi aspettavo di più in 15 anni di Cairo. Se lasciasse, io ci sarei” - immagine 1
Esclusiva / Era l’estate del 2005 quando avvenne il passaggio da lui all’attuale presidente granata. Dopo tre lustri l’imprenditore torna a parlare di quei giorni
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Sono trascorsi 15 anni dal 2005. Il Torino visse l’estate più tortuosa della sua ultracentenaria storia. Giorni di colpi di scena, di trattative, di angosce e di speranze. Alla fine, il Torino ripartì con Urbano Cairo nuovo presidente e riuscì a conquistare la promozione in Serie A al termine di una cavalcata esaltante. In quella estate, tuttavia, un personaggio indubbiamente importante sulla scena granata fu l’imprenditore Luca Giovannone, l'azionista di maggioranza dei cosiddetti "lodisti"colui che cedette di fatto il Torino a Urbano Cairo. 15 anni dopo, Giovannone torna a parlare di quei giorni bollenti in esclusiva a Toro News.

Signor Giovannone, dal 2005 al 2020 di cose ne sono successe. Da parte sua c’è il rammarico di non essere stato il presidente del Torino?

“No nessun rammarico. Anzi c’è la soddisfazione di essere ancora oggi ricordato e secondo me pure positivamente. Ho fatto soltanto il bene del Torino. Ho compiuto il salvataggio e poi subentrò Cairo. Io accettai e mi feci da parte. Oggi, come ieri, tifo il Toro e tifo il Toro di Cairo, augurandomi sempre il meglio”.

Tre lustri di era Cairo, dunque. Era lecito attendersi qualcosa in più?

“La domanda è un po’ imbarazzante. Provo a rispondere con un ragionamento. Sarebbe dovuto entrare come mio socio Claudio Lotito. Ebbene l’attuale presidente della Lazio ha avuto soddisfazioni sportive ben maggiori, come la Coppa Italia e la qualificazione alla Champions League. Perciò, se facciamo questa comparazione, la risposta è affermativa: era lecito attendersi di più dal Torino negli ultimi 15 anni. Ogni anno, comunque, spero che sia l’anno giusto del Toro di Cairo. L’augurio è che il Toro possa esplodere e raggiungere i traguardi che noi tifosi ci attendiamo”.

Con Cairo si è sentito ancora dopo la trattativa?

“Sì, ci siamo sentiti. Il passaggio fu molto cordiale. Gli chiesi esplicitamente a metà agosto se avesse l’intenzione di acquistare il Torino, altrimenti sarei stato pronto a tenerlo io. Cairo mi rispose che si sarebbe impegnato a gestire il Torino e a renderlo grande, allora mi feci da parte affidandogli il club”.

Fu complicato farsi da parte?

“Non fu semplice, lo ammetto. Avrei voluto esprimersi come presidente. Non saprò mai come sarebbe stata la mia avventura in sella al Torino. Tuttavia, ero molto tranquillo nel cedere il Torino a Cairo. Nella vita bisogna avere il coraggio di prendere delle decisioni, anche senza troppi rimpianti”.

Recentemente una nuova cordata di imprenditori, rimasti misteriosi, si è palesata con il progetto Taurinorum. Che idea si è fatto?

“Non conosco gli interlocutori, ma non mi è sembrata una cosa seria perché se vuoi comprare una squadra di calcio, la prima cosa è capire se questa è in vendita. Poi, bisogna parlare con il proprietario e non apparire sui giornali. Mi è sembrato un tentativo di farsi pubblicità a livello mediatico. Non mi è sembrata, perciò, una reale operazione di acquisizione”.

Quando si è iniziato a parlare del progetto Taurinorum, anche il suo nome è tornato in auge perché la memoria è risalita fino al 2005.

“Sì, devo dire che in tanti hanno ricordato quella trattativa di 15 anni fa. Mi ha fatto immenso piacere sentire che quasi tutti mi hanno ricordato come l’interlocutore più serio degli ultimi anni. Nel momento del passaggio del testimone a Cairo molti avevano fatto circolare notizie negative e scorrette sul mio conto. Erano tutte infondate. Ora, a distanza di tempo rimane semplicemente il fatto che ho contribuito a salvare il Torino, mettendo a disposizione le mie risorse finanziarie. Avevo, inoltre, iniziato a rifondare la squadra. Ad esempio, Ardito, Brevi e Stellone sono stati contattati da me e poi Cairo ha formalizzato il loro approdo a Torino. Poi questi tre si sono dimostrati veri cuori Toro, così come molti altri. Circa l’80% di quel Toro che poi ottenne la promozione fu abbozzato dal sottoscritto. Oltre che finanziario, il salvataggio fu burocratico e anche per questo fu particolarmente complicato. Solo chi ha vissuto quei giorni può capire quanto sia stato difficile il trapasso e il salvataggio”.

Ultima domanda. Ipotizziamo. Cairo vende il Toro, Giovannone che fa? Si presenta come un possibile acquirente?

“Il progetto è rimasto fortemente nel mio cuore. Auguro lunga vita al Toro e al Toro di Cairo, ma se un giorno Cairo dovesse lasciare il Toro io sarò certamente tra le persone interessate. Intanto, ho molto da fare. La mia attività imprenditoriale procede per il meglio. È fortemente in crescita e questo è un aspetto da tenere in considerazione, visto quanto costa il mondo del calcio. La mia società ora vanta più di 500 dipendenti e il mio obiettivo è dare sempre più lavoro in Italia. La speranza è che i prossimi due anni siano di ulteriore crescita. Dal punto di vista calcistico mi auguro, come tutti i tifosi granata, di togliermi delle soddisfazioni, magari già dalla prossima stagione”.

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