Anime in fiamme è il nuovo singolo disponibile su tutte le piattaforme musicali di Marco Ligabue, musicista e cantautore grande tifoso del Torino. Emiliano d’origini, gira l’Italia con la sua musica ma non perde mai di vista una partita del Torino. “Spero di essere allo stadio per il derby” confessa in esclusiva ai microfoni di Toro News.
Esclusiva
Marco Ligabue a TN: “Quale progetto alternativo ci sarebbe a Juric?”
Buongiorno Marco. Per lei un gran bel ritorno con il singolo Anime in fiamme. Prima tappa di un 2024 con nuova musica?“Soprattutto a inizio anno mi sono preso un momento per scrivere nuovi brani. Nel 2023 con 95 live ho trovato poco tempo per la scrittura. Quest’inverno è nata Anima in fiamme: non bisogna adeguarsi all’apatia generale, di fronte al quotidiano cupo, alle guerre e alla pandemia. Si sta abbassando il tono del nostro sogno e della nostra passione. Con questa canzone voglio dire di no: teniamo alta l’anima della nostra passione, la fiamma della nostra passione. Nel prossimo futuro usciranno altri brani”.
Passione fa rima con tifo. Quando non si vince per tanto tempo, si può rimanere tifosi?“Prima arriva l’attaccamento alla maglia, poi tutto il resto. Parlo da tifoso granata dal 1976. Indipendentemente dai protagonisti, al primo posto c’è la passione. Un tifoso vuole vedere la lotta e la voglia di vincere. La mia canzone nasce come un legnetto quotidiano da mettere sulla fiammella delle passioni per cercare di animarle. Il legnetto bisogna metterlo nei momenti difficili. È facile salire sul carro, mentre è più difficile dimostrare vicinanza nei momenti più duri”.
Tutto vero però i legnetti possono anche finire se non vinci dal 1976 uno Scudetto e un trofeo da metà anni Novanta e se hai vinto un solo derby negli ultimi 28 anni.“Da quando tifo il Torino ho visto poche vittorie. Avevo sei anni nel 1976, quindi ho ricordi confusi dello Scudetto. Penso però che sia una metafora di vita: nella vita non vinci tutti i giorni, hai qualche gioia e qualche sofferenza. Il Torino incarna bene la vita. La cosa che mi dà più fastidio è non vedere i valori del Toro applicati in campo, perché ci credo molto nella grinta e nella lotta, sono filosofia della mia vita quotidiana. Poi, magari il vento cambierà e qualcosa vinceremo in futuro. Non nascondo che non lo disdegnerei”.
Il Torino potrà vincere qualcosa con Juric in panchina? E con vincere intendo non necessariamente alzare un trofeo, quanto alzare l’asticella e magari centrare l’Europa.“Juric è da ringraziare tantissimo perché le due stagioni prima delle sue erano state davvero terribili. Non ha ereditato una situazione semplice. È stato bravo a mettere a posto. In questo è da 10. È da 8 per la gestione della squadra. Ora però non so se è lui che non riesca a trasmettere una mentalità da parte sinistra della classifica o se ci sono dei limiti economici. È arrivato il momento, il Bologna lo insegna, di scommettere e osare di più. Io punterei su qualche giocatore più tecnico in seno al Torino. Il Bologna ha scommesso tanto a inizio stagione e attraverso un bel calcio, propositivo e tecnico, sta ottenendo grandi risultati. Torno alla domanda: non ho capito se Juric sia o meno il tecnico giusto per lo step in avanti, so per certo che è il momento di osare”.
Andrebbe avanti con lui?“A Bologna è stata messa insieme un’idea chiara. È un modello che funziona e si prende come esempio, un po’ come accaduto con l’Atalanta. Non so se a Juric sono stati dati tutti i giocatori che voleva. E poi vorrei capire chi verrebbe a Torino per un post-Juric. La piazza granata non è semplice. Quale progetto alternativo ci sarebbe a Juric? Per intanto vorrei vedere uno Juric in grado di osare di più. Ci sono voluti due anni e mezzo per passare da una a due punte, quindi abbiamo capito che non è facile smuoverlo. È giusto avere un’idea, ma bisogna anche cambiare in corsa”.
L’altro giorno abbiamo chiesto allo scrittore Culicchia se preferiva il derby o la qualificazione europea. Lei cosa sceglie?“Il derby sarà decisivo per tenere accesa la fiamma della speranza. Sarebbe un sogno fare risultato. Per noi del Toro una cosa è chiara: quando ci illudiamo, ci arriva un treno in faccia. Profilo basso e non pensiamo già al derby”.
In che momento è della sua lunga parabola da presidente del Torino Urbano Cairo?“Le fasi di Cairo sono state tante. È partito con grande entusiasmo, colpito da quanto fatto da Berlusconi al Milan. Ha speso tanto all’inizio e si è scottato. Poi, ha trovato la quadra. È un bravissimo imprenditore. Cairo, al di là del sentore popolare del braccino, è un uomo che se fa una cosa dev’essere convinto al 100%, se è convinto al 99% preferisce non farla. Ha bisogno di sentirsi le cose. Per Verdi fece una sua follia personale. Se ci crede fermamente a una cosa, la porta a termine. Da lui vorrei vedere altri segnali come la conferma di Alessandro Buongiorno”.
Un’ultima domanda sull’acquisto da novanta dell’estate granata: Duvan Zapata. Nel suo immaginario di tifoso ha preso il posto di Andrea Belotti?“Mi ricordo bene il fine mercato dell’estate 2023. Mi sono rasserenato quando Buongiorno rimase e fu preso Zapata. Il colombiano ha impiegato un po’ di tempo a tornare in forma. Ora lo ritengo impressionante: fa reparto da solo e prima o poi ti dà l’idea che il gol lo segnerà. Nei primi tre mesi il Toro ha faticato perché Zapata non era al meglio. Adesso è al centro del progetto. Avere un difensore come Buongiorno e un attaccante come Zapata mi fa stare bene. Zapata è un trascinatore: fa gol e ha una grande fisicità. Ha preso il posto di Belotti, anche perché il nostro ultimo ricordo di Belotti è un po’ sbiadito”.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Torino senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Toronews per scoprire tutte le news di giornata sui granata in campionato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA