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interviste
"Tre stagioni con la casacca del Torino addosso, settanta presenze e undici reti tra il 2000 e il 2003. Una promozione in Serie A e quei tacchetti sfuggiti a tutti, persino alle telecamere, che scavano la zona del dischetto allo Stadio Delle Alpi prima che Marcelo Salas potesse battere il penalty assegnato alla Juventus nella gara di andata del campionato 2001/2002. Riccardo Maspero è entrato così nei cuori dei tifosi granata: per il carattere ed il cuore messo in campo in ogni partita, per il gol del 3-3 siglato in quel pomeriggio di ottobre sotto la Maratona, ma anche per un gesto non propriamente calcistico. Alla vigilia del 159° derby della Mole, l'ex numero 28, oggi allenatore, ricorda e commenta - in esclusiva per Toro News - quell'episodio e il momento attuale delle due formazioni.
"Buongiorno signor Maspero, partiamo dal suo passato granata. Lei fu tra i protagonisti della promozione che il Torino conquistò tra il 2000 e il 2001, cosa caratterizzò la squadra di Camolese?
""Il Torino di Camolese era un gruppo forte e coeso, i cui elementi avevano voglia di stare insieme. Puntavamo sempre a vivere emozioni forti ed eravamo disposti a sacrificarci l'uno per l'altro. Di conseguenza era una rosa che non vedeva l'ora di allenarsi e di seguire le indicazioni del proprio allenatore. Pendevamo letteralmente dalle sue labbra e i grandi risultati che abbiamo ottenuto sono arrivati proprio perché si è creata un'alchimia molto solida tra la squadra e lo staff. Poi non so cosa sia successo dopo che mi sono spostato a Firenze. Quello che ho lasciato era un gruppo che stava bene. Dopo il primo anno, in cui abbiamo raggiunto la promozione in Serie A e abbiamo partecipato alla Coppa Intertoto, probabilmente le aspettative erano diverse, ma la squadra avrebbe dovuto essere ritoccata. Può succedere che da qualche ingranaggio che scricchiola salti poi tutto in aria".
"Nell’ambiente granata lei è universalmente ricordato soprattutto per la famosa buca che fece sbagliare Salas nel derby con la Juventus pareggiato 3-3 dopo che i granata avevano concluso il primo tempo sotto di tre gol. Come le è venuta l’intuizione?
""Andare a reclamare dall'arbitro non mi è sembrato utile. Al massimo avrebbe potuto tirare fuori un cartellino, ma sicuramente non avrebbe potuto riconsiderare la decisione sul rigore assegnato alla Juventus. Adesso, con il VAR, ci sarebbe stata la possibilità di rivalutare l'azione. Ma, allora, avevo appena segnato il gol del 3-3 e mi sarebbe dispiaciuto perdere una partita così. Così mi sono detto che avrei potuto provare a disturbare in qualche modo il rigorista".
A distanza di tanti anni, è un gesto che rifarebbe?
""È stato un gesto istintivo, che mi è venuto in quel momento perché c'erano determinate condizioni. Ora si può essere più tranquilli con il VAR, l'arbitro può essere richiamato a controllare l'azione. Anche se poi sta al direttore di gara decidere".
In quel contesto, fu più importante aver segnato la rete del 3-3 o aver scavato la buca sul dischetto?
""Beh, per me, segnare sotto la Maratona fu una soddisfazione enorme. Soprattutto dopo che la partita si era messa enormemente in salita per il Toro. Quella fu una cosa che dipese solo ed esclusivamente da me, l'errore di Salas invece, per quanto io abbia potuto dissestare la zona del dischetto, è stato fatto da lui".
Passiamo a parlare del Toro di Giampaolo, che ha dimostrato di patire le rimonte, da che cosa è data questa situazione secondo lei?
"A parer mio è una squadra che necessita un po' di personalità e di spirito di gruppo in più. Mancano giocatori con un carattere forte e che siano in grado di poter gestire determinate situazioni. Di conseguenza, nel momento difficile c'è il rischio che si possa andare in difficoltà".
Come arrivano secondo lei Torino e Juventus al derby della Mole?
""Sicuramente la Juventus non sta facendo grandi cose in campionato, però quello che non cambia mai è che la Juventus è sempre la Juventus. A livello tecnico è una squadra che ha a disposizione non solo numerosi campioni, ma anche elementi di grande personalità, di conseguenza rimane un top club. Perciò, bisogna cercare di non lasciare che imponga il proprio gioco e quando ci si trova ad affrontarla è d'obbligo provare a fare la cosiddetta partita della vita. All'epoca del pareggio per 3-3 al Delle Alpi con Camolese, noi giocatori sapevamo di essere calcisticamente inferiori, ma abbiamo giocato al massimo. L'obiettivo di ogni giocatore del Toro, in questa partita, dev'essere dimostrare di poter competere con il proprio avversario. È una partita a sè, non conta come ci si arriva. Nel 2001 arrivammo al derby messi male, avevamo raccolto appena un punto in quattro o cinque giornate. La Juve invece era in gran forma, ma alla fine è venuto fuori quel risultato lì. I derby sono partite in cui bisogna saper trovare le motivazioni, ma è necessario anche saperle gestire. Troppa pressione può portare a situazioni spiacevoli".
Su chi punterebbe per provare a fare risultato contro la Juventus?
""Servirebbe una squadra di grandi lottatori, che combatta su ogni pallone. Poi dev'essere bravo il tecnico, che li allena tutta la settimana, a capire quali possono essere i giocatori in grado di affrontare al meglio questa partita a livello, per potenziale e per motivazioni. La personalità necessaria non si può tirar fuori in una sola settimana. È una cosa che emerge dalla continuità del lavoro sul campo e delle prestazioni in partita. Se nella settimana che precede questo tipo di partite ci si allena a mille, si rischia di arrivare al giorno della gara stanchi mentalmente e il rendimento poi cala ancor di più".
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