Oggi allenatore in Serie D, per alcuni anni ha tenuto compagnia agli appassionati di calcio sulla piattaforma DAZN; il profilo è quello di Massimo Donati, ex centrocampista di Milan e Torino (seconda metà della stagione 2002/2003, culminata con la retrocessione in Serie B dei granata). In esclusiva su Toro News Donati analizza i principali temi della sfida.
Esclusiva
Massimo Donati a TN: “Sanabria più collante, ma Pellegri sa finalizzare”
Buongiorno Massimo. Cosa si attende da Torino-Milan?
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“Mi aspetto una bella partita. Il Torino va forte ed è aggressivo, il Milan è invece rodato e sa trovare sempre la soluzione. I rossoneri girano bene. Mi attendo una partita dai ritmi molto alti”.
Il Torino, lo dimostra la gara di Udine, sta cambiando il proprio modo di giocare. È un po’ meno arrembante. In tal senso uno come Samuele Ricci, non ancora al meglio, è destinato a diventare sempre più importante...
“Sì, del resto quando non c’è stato Ricci i risultati del Torino sono stati peggiori. Mister Juric ha sempre predicato la verticalità, però le cose cambiano. Se reputa di tenere un po’ più il pallone fra i piedi, non può non fare affidamento su Ricci perché è il giocatore perfetto per dare del tu al pallone. Ricci sa girare la sfera come pochi”.
Empoli, Juventus, Udinese: risultati diversi, prestazioni differenti. Come si può analizzare quest’andamento?
“Bene o male le prestazioni da parte dei granata ci sono sempre state, anche se alla fine è il risultato a decretare il giudizio. Il Torino ha un’identità ben precisa e i giocatori sanno quello che devono fare. Mi sembra un Toro consolidato che ha ben chiaro il proprio obiettivo”.
Il Torino cambia con Sanabria o con Pellegri in campo?
“Sanabria è più collante, Pellegri è più finalizzatore. Pietro è molto giovane e quindi ha una grande opportunità per crescere. Più gioca, più prende fiducia nei propri mezzi. Juric è bravissimo con i giovani, sa valorizzarli e sotto Juric Pellegri può soltanto migliorare”.
Un altro giovane granata sta affrontando un momento complesso, si tratta di Singo. Come può ritrovarsi?
“Credo che l’unica via sia il lavoro. Deve tornare positivo e reattivo dal punto di vista mentale. Le qualità sono indubbie. È la testa che fa la differenza. Deve lavorare e ritrovare una certa serenità mentale”.
Che esperienze sono state nella sua carriera le tappe al Torino e al Milan?
“Al Milan ho un buon ricordo. Mi sono trovato da giovanissimo in una realtà bella, grande e ricca di campioni. Era una realtà troppo grande per me, tuttavia conservo un ottimo ricordo. Con il Torino l’annata non fu buona. Arrivai a gennaio con la squadra già ultima. Dal punto di vista realizzativo feci quattro gol e non andò così male. Però, sotto tutti gli altri punti di vista non furono grandi mesi”.
Dopo tante telecronache per DAZN è tornato ad allenare al Legnago in Serie D. Presumo che sia contento.
“Sì, tanto perché mi piace stare a contatto con il gruppo squadra e aiutare i giovani a crescere e a essere ambiziosi. Niente è impossibile. Con il duro lavoro si può crescere e si possono raggiungere traguardi impronosticabili”.
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