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Matteo Melara: ”Domani in palio punti delicati”

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Tanti anni e tante soddisfazioni con la maglia amaranto addosso e, nel mentre, una parentesi in granata che ha visto il picco più alto nella promozione del 2006 arrivata dopo il mitico spareggio con il Mantova, quando in panchina c’era Gianni...
Roberto Maccario

Tanti anni e tante soddisfazioni con la maglia amaranto addosso e, nel mentre, una parentesi in granata che ha visto il picco più alto nella promozione del 2006 arrivata dopo il mitico spareggio con il Mantova, quando in panchina c’era Gianni De Biasi. Matteo Melara, difensore centrale, ricorda con affetto Torino e Livorno e si racconta ai microfoni di TN.   Ciao Matteo, che partita ti aspetti domani sera? E’ un momento non felicissimo per entrambe le squadre, forse il Toro è più forte a livello qualitativo ma il Livorno in casa è sempre ostico per tutti. Sarà una partita molto bella con in palio punti già delicati per la salvezza.   Si tratta di due squadre importanti per te, no? Sì, anche se sono state due esperienze diverse. A Livorno sono arrivato da ragazzino, ho vissuto emozioni indimenticabili e sono arrivato dalla C alla A. A Torino invece sono giunto quando ero già un calciatore maturo e formato, l’esperienza è stata bella all’inizio ma poi ci sono state delle difficoltà perché la società fece altre scelte e io avevo poco spazio. In ogni caso conservo uno splendido ricordo della tifoseria (calda, passionale e attaccata alla squadra come quella livornese), del presidente e dei compagni. Insomma: due città e due avventure indimenticabili.   A Torino andasti in gol contro il Pescara e contro l’Avellino, decidendo la gara. Sono questi i ricordi più belli? Sì, insieme allo spareggio contro il Mantova. Io giocai solo nella sconfitta dell’andata, poi al ritorno riuscimmo a ribaltare tutto con un grande cuore. Ricordo una straordinaria cornice di pubblico con 60000 spettatori. Fu una soddisfazione doppia perché si arrivava dal fallimento.   In quel match andò in rete anche Davide Nicola, oggi tecnico dei labronici. Ti aspettavi di vederlo diventare allenatore? Sì, perché Davide, pur essendo un gran burlone all’interno dello spogliatoio, era un ragazzo intelligentissimo e si intuiva che avrebbe potuto allenare. Ha iniziato da poco questa carriera ma ha già raggiunto livelli importanti.