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Meluso (ex D.s. Spezia): “Pobega? Il Milan tiene tantissimo al ragazzo”
Tommaso Pobega non ci sarà domani, sabato 6 novembre, al “Picco” per la sfida tra il suo passato recente, lo Spezia, e il suo presente, il Torino. Il centrocampista è infatti squalificato. In terra ligure è sbocciato in Serie A e a volerlo fortemente è stato l’allora direttore sportivo bianconero Mauro Meluso che in esclusiva su Toro News ci racconta i retroscena dell’acquisto del giocatore, sottolineando quanto il Milan tenga a lui (fatto dimostrato anche dal fatto che i rossoneri non hanno voluto concedere più di un prestito secco al Torino).
Buongiorno direttore, la partita tra Spezia e Torino da ex D.s. dei liguri gli evocherà sicuramente dolci ricordi...
“Assolutamente sì, la partita tra Spezia e Torino mi evoca ricordi piacevolissimi. L’anno scorso grazie al successo casalingo contro i granata ci salvammo con una settimana di anticipo. Eravamo molto preoccupati perché avremmo dovuto affrontare la Roma all’ultima. Fu un match molto bello nei contenuti da parte nostra. Fu una giornata storica e memorabile”.
L’anno scorso fu lei a portare Pobega allo Spezia. Perché lo scelse?
“Pobega fu scelto perché è un giocatore duttile. Può fare la mezz’ala o - come sta facendo ora al Torino - il mediano in un centrocampo a due interni. Si tratta di un giocatore importante, un professionista serissimo. È un ragazzo di sani principi. Aveva ancora bisogno di fare un altro step un po’ più alto prima di approdare al Milan. Dopo lo Spezia, il Torino rappresenta un’ottima tappa in vista del Milan. Noi l’anno scorso avevamo un riscatto molto alto ma il Milan, nonostante questo, aveva preteso un controriscatto, segno di quanto tenesse al ragazzo. Vedendo la formula del prestito secco con cui l’ha girato al Torino si comprende, ancora una volta, l’investimento che Massara e i suoi fanno su Pobega in ottica futura. Del resto il ragazzo ha qualità tecniche, fisiche e professionali di prim’ordine”.
Tra l’altro, ha trovato sulla sua strada nelle ultime stagioni due allenatori diversi ma molto apprezzati.
“Concordo. È stato particolarmente fortunato. Con Italiano ha imparato molto, ora con metodologie differenti e con un sistema di gioco differente sta facendo un ulteriore passo in avanti. Secondo me, infatti, Juric e Italiano sono insieme a Spalletti i tre allenatori che hanno inciso di più sulle loro nuove squadre in questa prima parte di stagione”.
Pobega può anche ambire alla Nazionale?
“Perché no! Lo vedo come un potenziale titolare del Milan, quindi credo che può arrivare ai massimi livelli anche in Nazionale. Lo aiuta molto anche il suo modo di essere. È un ragazzo intelligente e meticoloso. Non si limita alle doti fisiche e tecniche. Ha grandi prospettive. Ripeto che l’anno scorso quando trattai con il Milan per il diritto di riscatto non ci fu verso di non mettere un controriscatto: il Milan lo volle a tutti i costi per non rischiare di perdere il ragazzo anche a favore di cifre molto alte. Il Milan crede veramente tanto in Pobega”.
Juric ha usato toni molto duri nei confronti della società in questi primi mesi. Lei, di solito, si trova dall’altra parte, ovvero dietro la scrivania. Come si gestiscono queste situazioni internamente?
“Non amo giudicare ciò che non conosco fino in fondo. Per principio io sono dell’idea che gli allenatori debbano fare gli allenatori mentre la società deve fare la società. Da questo punto di vista sono vecchio stampo. Però, quando allestisco una squadra cerco di coinvolgere al massimo il mio allenatore”.
Come mai è terminato il suo rapporto con lo Spezia?
“Ho compreso le volontà della nuova proprietà dello Spezia. L’amministratore delegato mi ha comunicato che volevano cambiare. Io ho preso atto, sebbene rimanga ancora oggi un po’ disorientato perché credo di aver fatto insieme al contributo di tutti, dai giocatori allo staff tecnico fino al medico sociale e ai fisioterapisti, un lavoro apprezzabile e di buon livello. Anch’io ho dato il mio piccolo contributo per il miracolo Spezia. Nella scorsa stagione ho speso complessivamente 3 milioni sul mercato per un monte ingaggi di 26 milioni lordi. Credo che la salvezza sia stata storica. Tra l’altro ho ancora un contratto di due anni con lo Spezia e quindi mi domando cosa bisogna fare per guadagnarsi la fiducia. Capisco le loro nuove esigenze ma qualche dubbio mi rimane”.
E senza squadra come si struttura la vita lavorativa di un direttore sportivo?
“Sono stato in giro per l’Europa: Svizzera, Francia, Belgio, Polonia, Olanda. Ora andrò 15 giorni in Brasile. Sono sempre in aggiornamento in attesa di buone nuove”.
Tornando al match tra Spezia e Torino, che differenze ci sono tra i due tecnici: Motta e Juric?
“Stimo entrambi i tecnici. Incontrai Motta quando ero al Lecce e mi accorsi che aveva grandi idee. Si tratta di un buonissimo allenatore. Oggi è un po’ criticato ma lo Spezia è ancora lì ed è in gioco per la salvezza. Rimasi inoltre incantato dal Crotone di Juric. Quando lui era al Crotone, io ero al Cosenza e vedere il Crotone era un incanto. È riuscito a proporre le stesse idee che sono riuscite perfettamente fine nelle categorie più basse anche in Serie A e questo non è scontato. Il Torino non ha cambiato troppi uomini rispetto allo scorso anno, Juric è stato in grado di far rinascere diversi giocatori: Aina, Djidji, Lukic. Ecco Lukic è per me la più grande sorpresa della stagione del Torino. Io credo che sia molto evidente la mano dell’allenatore sul Torino. L’ho visto contro il Sassuolo dal vivo e sono rimasto strabiliato”.
A proposito di Koffi Djidji, nella scorsa stagione lei lo aveva quasi acquistato per lo Spezia.
“Sì, ero a un passo. Il Covid poi ha bloccato l’operazione. Djidji ha tutte le caratteristiche per giocare bene in Serie A. Ha imparato com’è il nostro calcio perché è in Italia ormai da tempo. Juric ha fatto bene a tenerselo e lui lo sta ripagando. Tra l’altro, so che si tratta di un professionista molto serio”.
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