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interviste
Ha trovato nel Toro prima una seconda vita e poi la sua consacrazione che lo hanno portato a essere l’unico giocatore granata al mondiale americano, dove una sua incursione propiziò il pareggio di Roberto Baggio...
"Ha trovato nel Toro prima una seconda vita e poi la sua consacrazione che lo hanno portato a essere l’unico giocatore granata al mondiale americano, dove una sua incursione propiziò il pareggio di Roberto Baggio con la Nigeria. Con 129 presenze distribuite in 5 campionati fra il 1990 e il 1994 e impreziosite da pochi ma importanti gol, Roberto Mussi è stato uno dei difensori più costanti e amati dal pubblico, ripagato da prestazioni regolari e grintose. Un legame rimasto forte, anche dopo la cessione al Parma (voluta da Calleri), che si è consolidato con la partecipazione alla marcia dei 50 mila. Domenica ha riabbracciato (fra gli altri) Fusi, Venturin, Martin Vasquez, Silenzi e Sordo, compagni divenuti amici con cui è rimasto in contatto. Oggi ha una scuola calcio a Massa dove gestisce anche un centro sportivo.
"Mussi, partiamo da domenica: di nuovo a casa ?
"Sì. E’ stata una grande e bella emozione che mi ha fatto tornare indietro di un bel po’ di anni, in un luogo dove ho vissuto 5 stagioni stupende. Rivedere i tifosi e i vecchi compagni, stare anche con loro è stato meraviglioso.
"Cos’è stato per lei il Toro ?
"L’opportunità di dimostrarmi all’altezza del calcio che conta. Ero reduce da due stagioni sfortunate al Milan e sono arrivato al Toro al momento giusto, seppure in serie B. Centrammo subito la promozione, l’anno dopo la Uefa e la Mitropa, poi la finale di Amsterdam e il terzo posto, l’anno dopo la Coppa Italia e le semifinali di Coppa delle Coppe. E poi devo al Toro l’esordio in nazionale e la partecipazione al Mondiale.
"Il tutto in cinque anni ricchi di successi ma tutt’altro che tranquilli a livello societario…
"E’ vero. Però, paradossalmente, nonostante le difficoltà societarie siamo riusciti a rimanere uniti, e a centrare un’escalation continua di successi. Il gruppo c’era, anche se i programmi non potevano essere fatti al meglio, perchè a ottobre non si prendeva più lo stipendio e non si sapeva cosa sarebbe successo il giorno dopo. Però i risultati arrivavano e sul campo non si vedevano i problemi societari.
"Con Cairo è un nuovo inizio ?
"Penso di sì. Cairo mi ha fatto un’ottima impressione e il fatto che stia programmando il futuro è una cosa buona che fa ben sperare.
"Da ex milanista e granata che partita sarà domenica ?
"Sarà una gara difficile per entrambe le squadre che hanno bisogno di punti. Il Toro ha il vantaggio di arrivare da tre vittorie, il Milan deve vincere perché nessuno si aspettava di vederlo dov’è ora e non può più permettersi di sbagliare.
"Solitamente in questi casi prevale la logica del “non facciamoci del male” e vien fuori un pareggio…
"Il pareggio oggi serve al morale ma non alla classifica. Per il Torino sarebbe buono anche se il Milan di oggi è tranquillamente alla portata della squadra di Zaccheroni perché non è la corazzata del passato. Al tempo stesso chi sostituirà Pirlo e Nesta farà di tutto per dimostrare di essere degno del Milan. Per me è una gara aperta, da tripla.
"Come ha visto il Toro domenica ?
"Eh (sospiro), diciamo bene per il risultato ma il primo tempo non è stato entusiasmante, anche con gli ex-compagni si diceva la stessa cosa. Poi è venuto fuori la voglia di vincere ed è arrivato il gol di Comotto.
"Un gol…da terzino ?
"Gran gol perché al di là dell’importanza dei 3 punti ha fatto veramente una cosa strepitosa, magari se riprova altre 50 volte non gli riesce, l’importante, però, è che riesca quando serve.
"Da compagno di Scifo, Lentini, Martin Vasquez, Carbone e Francescoli chi può considerare loro erede oggi ?
"Conosco Rosina perché quando allenavo i ragazzi del Parma lui era negli allievi. Ha voglia, grinta e numeri ed è uno dei sicuri beniamini del futuro, ammesso che già non lo sia.
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