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TURIN, ITALY - OCTOBER 23: Antonio Nocerino of Torino FC controls the ball during the UEFA Europa League group B match between Torino FC and HJK Helsinki at Olimpico stadium on October 23, 2014 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)
Antonio Nocerino ha vestito le maglie di Torino e Parma e proprio per tale motivo vivrà con una partecipazione diversa la sfida di sabato alle 19.30 tra i granata e i crociati. Sarà un match molto significativo, perché segnerà il ritorno della Serie A, che manca ormai da inizio marzo. Per l’ex centrocampista, oggi residente ad Orlando in Florida, dove allena in una Academy (in realtà ora è in attesa di riprendere le attività dopo il Coronavirus), l’esperienza in granata non fu particolarmente fortunata. Durò appena undici partite ufficiali nella prima metà della stagione 2014/2015.
Buongiorno Antonio, come sta vivendo dagli Stati Uniti d’America questo ritorno del calcio?
“Secondo me, il ritorno del calcio può essere positivo, perché può far distrarre un po’ la gente. Può alleggerire i pensieri. Il calcio porta indubbiamente gioia”.
Negli Stati Uniti i numeri della pandemia non sono ancora rassicuranti. Come la state affrontando l’emergenza?
“Qui, a differenza dell’Italia, non c’è mai stato un vero e proprio lockdown. Ci sono state chiusure di negozi e ristoranti, ma non sono state prese decisioni drastiche come nel caso dell’Italia e di altri paesi europei. In Florida si sta abbastanza bene, anche se la mia famiglia ed io abbiamo cercato di rimanere il più possibile nella nostra abitazione nel corso degli ultimi mesi. Diciamo che ci siamo conformati maggiormente al modello italiano che statunitense. La situazione più complicata sul fronte virus è a Miami e soprattutto a New York”.
Torniamo alla ripresa della Serie A. Dopo uno stop così lungo, che griglia di partenza si aspetta?
“In realtà non c’è griglia. Si riparte tutti da zero per affrontare un mini-torneo. Tutti possono potenzialmente fare bene. Si resetta quello che è stato e ora nelle ultime giornate tutto potrà accadere. Non bisogna più considerare la carta, perché non c’è nessuno più o meno forte. Sarà un mini-torneo bello combattuto”.
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Da ex calciatore può spiegarci quanto sia difficile ripartire con l’attività agonistica ai massimi livelli dopo tanti mesi ai box?
“È indubbio che sia complesso. Mi aspetto nelle prime giornate delle partite simili a quelle di precampionato, nelle quali non stai al 100% fisicamente. Due saranno gli aspetti che i miei ex colleghi dovranno curare particolarmente per svolgere nel migliore dei modi l’ultimo terzo della stagione. Il primo riguarda un buon riposo dopo le partite, mentre il secondo è relativo all’alimentazione che dovrà essere curata e specifica per reintegrare le energie bruciate. Solo curando nel minimo dettaglio il proprio fisico si possono prevenire gli infortuni e si può recuperare prima e meglio. Bisognerà ingranare e soltanto allenandosi e giocando si potrà crescere fisicamente”.
Entriamo nel dettaglio di Torino-Parma. Cosa si aspetta? Un Toro per la salvezza, un Parma con ancora un sogno europeo.
“Spero di vedere una bella partita. Sono due squadre con ottimi giocatori. Il Parma ha disputato un’ottima stagione, ma non mi ha sorpreso. È da tre anni che sta lavorando in una certa maniera e ha una base molto solida. Ha dato continuità al progetto sportivo confermando l’allenatore e ogni anno ha alzato l’asticella. Al Torino, invece, è mancata questa costanza. Si trova in una zona non consona al Toro. I giocatori e lo staff devono interiorizzare la situazione per venirne a capo, perché si sa che chi non è abituato a lottare per salvarsi può rischiare di più degli altri”.
Il Toro finora ha perso Simone Verdi e Daniele Baselli in questo avvicinamento alla ripresa della Serie A. Da ex centrocampista, si sentirà l’assenza di Baselli?
“Baselli è un buon giocatore che, però, può dare di più. Spero che recuperi nel miglior modo possibile dall’infortunio e auspico che questo grave contrattempo gli permetta di tornare mentalmente più pronto. Tecnicamente Baselli non si discute e personalmente l’ho sempre apprezzato, ma lo vorrei vedere più cazzuto. Ha qualità incredibili, gioca da tanti anni in Serie A ma gli serve ancora un ultimo step caratteriale. Con le sue caratteristiche è un centrocampista che potrebbe stare in pianta stabile in Nazionale. L’auspicio sincero è che possa guarire alla grande e possa dimostrare tutto il suo potenziale, che in parte è ancora inespresso”.
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Trasferiamoci dietro la scrivania. Il Torino ha scelto Davide Vagnati come nuovo responsabile dell’area tecnica. Un cambiamento in corsa voluto dal presidente Urbano Cairo. Da dentro lo spogliatoio come si vivono questi avvicendamenti societari?
“I cambiamenti, secondo me, portano scossoni e un po’di vitalità. Certamente il Torino ne può giovare. Vagnati ha fatto benissimo alla Spal. Ha costruito un percorso incredibile dalla Serie C alla Serie A. In tanti mi hanno parlato bene di Vagnati, perché è giovane e capace. Spero che possa fare bene, perché il Torino non è abituato ai bassifondi della classifica e i bassifondi per chi non li frequenta e non li conosce sono molto pericolosi”.
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