Gian Paolo Ormezzano è un pezzo pregiato della storia del giornalismo italiano. Già direttore di Tuttosport, per tutto il popolo granata Ormezzano è un'istituzione: appassionato tifoso del Toro, è una delle più celebri memorie storiche del club. Innumerevoli i suoi libri e i suoi articoli, alcuni dei quali indimenticabili. In una fase così delicata per tutto il mondo granata, Toro News si affida in escluisiva al classe 1935, sempre attento nelle proprie analisi tra passato, presente e futuro.
Esclusiva
Ormezzano: “Se Cairo avrà la forza di lasciare il Toro, gli sarò ancora più grato”
Buongiorno direttore Ormezzano. A sua memoria si ricorda altre contestazioni così accese come quella attuale a Urbano Cairo?"Beh, vado un pochino a ritroso. Cimminelli non è mai stato capito, anche perché messo dalla Fiat a capo del Torino. Prima di lui Borsano ha avuto i suoi problemi. Dopo la morte di Novo abbiamo avuto solo contestazioni".
Perché secondo lei?"Abbiamo vissuto momenti spaventosi dal 4 maggio 1949 in avanti, salvo i 19 anni di Pianelli. Abbiamo avuto tutti i presidenti peggiori possibile. La quasi totalità dei presidenti, compresi Pianelli e Cairo, è nata lontano da Torino. Molti di loro sono apparsi molto strani nella loro gestione".
In una classifica dei presidenti del Torino dove metterebbe Cairo per i suoi primi 19 anni?"Cairo ci ha salvato dal fallimento, ha rispettato il volere di sua mamma, ha agito per il bene. Cairo è un uomo d'affari, non è un dirigente calcistico e affermando questo gli faccio quasi un complimento".
Poteva circondarsi in società di più totem della storia granata?"Cairo ha sempre fatto il presidente del Toro da Milano con una delle mission più importanti dell'editoria del nuovo millennio: salvare un grande gruppo editoriale. Cairo non è venuto al Toro per sé, ma per sua madre. Non possiamo pretendere che capisse tutto del Toro. Ha fatto il minimo sindacale dal punto di vista manageriale, non credo abbia perso troppi soldi. Credo che si sia abbastanza divertito".
Cairo ha anche superato per longevità Pianelli: sono paragonabili i due? "Non sono paragonabili perché le epoche sono diverse, inutile fare paragoni. Entrambi arrivano da fuori Torino: Cairo alessandrino di origine, milanese di adozione, Pianelli mantovano. Hanno avvertito in modo differente la magia del Toro da esterni: sono grato a entrambi. Se Cairo avrà la forza di lasciare il Torino, gli sarò ancora più grato. Questo lo dico da tifoso di Superga, ormai sempre appassionato".
Chi vedrebbe bene al suo posto?"Va bene chiunque, fuorché un uomo ricco".
Quindi meglio un Toro povero nel futuro?"Non me ne frega nulla di imitare la Juventus, specie questa Juventus. Lo dicevo già anni fa al mio amico Giampiero Boniperti: eravamo come due fratelli e la sua Juventus non aveva niente a che fare con quella di oggi. A maggior ragione, più riesco a stare lontano dalla Juventus, meglio sto. Vorrei al Toro qualsiasi cosa lo riavvicini a Superga e lo allontani dal calcio attuale. Siamo già stati in Serie B, dico che si sta benissimo".
Le idee araba e Red Bull non la stuzzicano?"Per carità un arabo nel Toro. Forse Red Bull sarebbe più suggestivo quanto meno per il nome".
Il calcio moderno l'ha stancato?"Io ho visto tutte le partite al Filadelfia, ho visto gli Invincibili, ho visto lo Scudetto del 1976, adesso il calcio di oggi mi rappresenta sempre meno. Mi interessa avere Superga nel cuore, mi interessa che ogni secondo che passa il maggio 1976 diventa più importante".
E anche il racconto del calcio sui mezzi di informazione è cambiato..."Ho fatto il direttore di Tuttosport tifando spudoratamente il Toro. Giampaolo Boniperti, primogenito di Giampiero, si chiama così in mio onore. Oggi il giornalismo è diversissimo da quando lo facevo io. Anche quello dei giornali di Cairo è lontanissimo parente del mio. Devo comunque dire che quello di Cairo ancora si salva, il Corriere della Sera è splendido e lo dico non perché ci scrivo ancora qualche pezzo".
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