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Oscar Brevi è stato il primo capitano del Torino di Urbano Cairo. È stato compagno di squadra di Davide Nicola in quella magica stagione, la 2005/2006, che culminò con una clamorosa promozione in Serie A grazie alla vittoria ai play-off sul Mantova: si tratta dell'episodio che il patron granata ha citato come esempio virtuoso della reazione che il Toro dovrà avere, dopo la brutta sconfitta col Milan, verso il match con lo Spezia. Oggi mister Brevi è allenatore della Giana Erminio (Serie C) e ha strappato una decina di giorni fa un’ottima salvezza senza dover ricorrere ai play-out. In esclusiva a Toro News Brevi ci parla del suo passato in granata e soprattutto del presente turbolento del Torino.
Buongiorno Oscar, da allenatore come approccerebbe l’avvicinamento alla gara di sabato contro lo Spezia dopo la batosta incassata mercoledì in casa contro il Milan?
“È chiaro che il risultato è stato pesante. Ma penso che Davide sia bravo soprattutto a trasmettere la giusta fiducia alla sua squadra. Lo ha dimostrato praticamente in tutto questo girone di ritorno. È normale che sono batoste difficili da digerire, ma il Toro ha la piena consapevolezza della propria situazione. Ha due match-ball: vincere a La Spezia o a Roma contro la Lazio significherebbe salvezza. In queste ore bisogna ricompattare quanto più possibile il gruppo. È vero che mancavano molti titolari contro il Milan, ma questa non può essere una giustificazione”.
Da ex difensore, quanto si sente la mancanza di Izzo e Nkoulou?
“Pesa tanto. Se mancano contemporaneamente si sente, eccome. Contro il Milan è stato evidente. Spero che possano esserci per lo sprint finale perché sono troppo utili per la tenuta complessiva della difesa. Tra l’altro, cambiare una linea difensiva che stava facendo bene non è mai banale e non piace a nessun tecnico”.
In tal senso, meglio giocare subito dopo una sconfitta come quella di mercoledì?
“Sì, perché hai meno tempo per pensare all’andamento della gara. Hai l’opportunità scendendo in campo subito di lasciarti alle spalle il brutto episodio”.
Lei con la Giana Erminio si è appena salvato, senza passare dai play-out, nel girone A di Serie C. Un traguardo arrivato proprio in uno scontro diretto all'ultima giornata.
“Auguro al Torino di non arrivare come la mia Giana all’ultima gara da dentro o fuori. La situazione dei granata è un po’ differente, ma ci sono delle assonanze. Avevamo avuto anche noi due match-ball sulla racchetta e invece, non vincendo nessuna delle due partite, abbiamo dovuto affrontare un dentro o fuori nell’ultimo turno contro la Pistoiese, nostra diretta concorrente. Giocare uno spareggio negli ultimi 90 minuti non è facile, perché ti giochi un’intera stagione in un solo match. A differenza nostra il Torino ha ancora i suoi match-ball da giocare e quindi spero sinceramente che faccia meglio della mia Giana, potendosi godere con tutta serenità la sfida con il Benevento”.
Quando si arriva in fondo è abituale fare calcoli su diffidati, e quindi possibili squalifiche, ed eventuali rotazioni per risparmiare forze in vista degli scontri sulla carta più abbordabili?
“È normale che Davide abbia fatto turn-over contro il Milan, risparmiando soprattutto i diffidati. Si sapeva che contro il Milan sarebbe stato difficile. Non è sceso in campo per perdere e soprattutto per perdere con un risultato del genere. Però, è logico che un giocatore particolarmente importante, magari diffidato, sia meglio conservarlo per uno scontro diretto, come può essere quello di La Spezia”.
Con Nicola che rapporto ha mantenuto nel corso degli anni?
“Sono passati tanti anni, ma siamo rimasti veramente in ottimi rapporti. Non ci sentiamo spesso perché non amo l’uso del cellulare, ma Davide è amico mio e di mio fratello”.
Era già mister quando giocava?
“Non è facile prevedere quello che farà un giocatore appesi gli scarpini al chiodo. In Davide, però, si notava una grande empatia con il gruppo e un forte carisma. Credo che con lo studio e la preparazione sia divenuto un ottimo tecnico”.
A notte fonda dopo l’umiliazione contro il Milan il presidente Urbano Cairo ha ricordato la finale play-off tra Mantova e Torino. L’andata persa 4 a 2, poi la preparazione del match di ritorno davanti ai 60mila del Delle Alpi che fu dolcissimo per i granata. Nicola segnò la rete promozione, lei indossava la fascia da capitano. Quali ricordi ed emozioni?
“Fa piacere che il presidente ricordi ancora quella rimonta. È stata un’esperienza fantastica per me, quella con il Torino. Avevo incontrato mille difficoltà al mio arrivo, ma la stagione è finita in modo trionfale. Fu un grandissimo campionato, impronosticabile e inimmaginabile a inizio stagione, quando ancora non c’era Cairo. Giocammo ogni tre giorni dopo una partenza in ritardo e facemmo cose straordinarie”.
Perché, secondo lei, in un momento così delicato Cairo si è rifatto proprio a quella finale play-off?
“Credo per le capacità caratteriali di quel gruppo. Eravamo legatissimi. Vivemmo mesi difficili e credo che la nostra impresa sarà difficilmente replicabile. Tra l’altro era un torneo di Serie B molto tosto”.
Dopo quel prologo, si attendeva uno sviluppo differente di matrimonio tra il Torino e Cairo?
“Io posso parlare degli inizi. Cairo era entusiasta e il Torino aveva tanta voglia di rivalsa. La tifoseria granata è passionale. È difficile accettare per il popolo granata stagioni complesse come le ultime. Il Torino è una big del nostro calcio, sebbene il budget non è paragonabile a quello delle migliori”.
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