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Credits Foto: Nderim Kaceli
Quando si parla di Paolo Pulici, non si possono spendere troppe parole, altrimenti si scade in facile e banale retorica. In questo inizio 2025, nella settimana che porta al secondo derby stagionale, il più grande marcatore della storia del Toro interviene in esclusiva su TN. Il suo è l'ennesimo atto di riconoscenza nei confronti di un popolo che lo ha adorato, lo adora e lo adorerà per sempre.
Buongiorno signor Pulici. Una fine di 2024 e un inizio di 2025 abbastanza tristi per chi ama il Toro. Le scomparse di Ormezzano e Agroppi sono difficili da digerire. "Senza Ormezzano e Agroppi mancherà tantissimo al mondo sportivo italiano. Purtroppo, non si può far niente. Possiamo esplicitare le nostre idee, ma tutto il resto è fermo".
Luciano Castellini ci ha confessato che il motivo di Agroppi era "il Toro non muore mai". Conferma?"Sì, lui aveva questo motivo. Eravamo tutti legati al Toro in modo particolare. Quando qualcuno mi trova da dire sul mio enorme attaccamento al Toro, rispondo sempre che ho vestito la maglia granata 'solo' per 17 anni e quello che ho dentro è troppo bello da dimenticare".
Ha cantato le sue gesta e quelle del Toro con proverbiale professionalità e poeticità un grande giornalista come Ormezzano. Che ricordo ha di lui?"Ormezzano tifava Toro e non riusciva proprio a parlare male del suo Toro, anche quando si giocava male riusciva a trovare le parole giuste per dire che la squadra aveva fatto il suo lavoro. Per lui parlare del Toro era una soddisfazione nella soddisfazione".
Si ricorda qualche episodio nello specifico?"Sarebbero tantissime le cose da dire, però non voglio far torto a nessun episodio. Insieme a Ormezzano, ad Aldo e a tutti quelli che gravitavano intorno a quel Toro abbiamo fatto cose grandiose e le abbiamo fatte tutti insieme. Siamo riusciti a portare quella squadra ad avere delle soddisfazioni enormi".
Oggi è ancora tifoso del Toro?"Ma di questa squadra non lo so. So soltanto che devo dire grazie mille per tutto quello che è stato fatto nei miei anni. Abbiamo creato una squadra, l'abbiamo portata avanti fino in fondo senza vergogna e senza niente. Dire qualcosa di specifico è difficile, però il Toro fa parte del nostro essere".
E poi quando si avvicinava il derby al solo sentire Paolo Pulici veniva il mal di testa agli juventini...(Ride) "Il derby era un modo come un altro per dare il massimo, per essere al top. Dando il massimo si ottenevano risultati che sulla parte apparivano impossibili. Noi facevamo uscire qualcosa di impensabile: questa è stata una delle soddisfazioni più grandi della mia vita da sportivo".
Dura per questo Toro far uscire qualcosa di impensabile?"Credo di sì, non è il Toro che mi piace perché è distante dal Toro che ho vissuto io. Al giorno d'oggi questi ragazzi pensano di essere dei fenomeni e raramente ascoltano i suggerimenti che li vengono dati".
Ascoltare chi c'è stato prima potrebbe essere un buon esercizio?"Eccome se sarebbe utile. Noi ascoltavamo i vecchi perché, come si diceva una volta, i vecchi hanno sempre ragione. Chi ha avuto un'esperienza più grande della tua devi saperlo ascoltare, altrimenti non vai da nessuna parte".
E cosa direbbe sul Toro e sul derby ai giocatori di oggi?"Direi tanto, cose che magari non stanno né in cielo né in terra. Però, direi soprattutto a questi ragazzi di avere il coraggio di ascoltare chi può trasmettere qualcosa. Ad esempio, ascolterei chi ha fatto innamorare di quella gloriosa maglia tanta gente. Del resto, la riconoscenza che ancora oggi i tifosi granata hanno nei miei confronti mi emoziona ogni volta e fatico a descrivere a parole ciò che mi provoca. Mi chiedo sempre perché la provano per me e non magari per altri. Alcuni a questa mia riflessione mi guardano e mi danno spiegazioni che mi fanno venire i brividi. Io ho avuto l'onore di vestire quella maglia e di creare certe cose: non è da poco essere l'unico italiano ad aver vinto tre classifiche marcatori di Serie A. E per tutto questo devo dire solo grazie al Toro e a quella squadra".
Concludo la chiacchierata con questa domanda: anche Urbano Cairo, presidente ormai da oltre 19 anni del Torino, avrebbe potuto ascoltare di più le 'colonne' granata del passato?"Non rispondo, non perché non voglio ma perché altrimenti direi cose che fanno paura. Bisogna saper ascoltare il parere altrui. La gente vecchia ha sempre ragione, lo ribadisco. Non ascoltare noi vecchi significa annullare tutto quello che è stato fatto. Quella gente lì che ha fatto determinate cose, non può essere classificata come non ascoltabile. Nel Toro c'erano ex giocatori dallo spirito granata che sono stati messi alla porta senza un motivo comprensibile".
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