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Esclusiva

Pecci a TN: “È il momento di salutare i senatori. E anche Belotti è involuto”

Andrea Calderoni

In esclusiva su Toro News le parole di “Piedone”, uno degli eroi dell’ultimo scudetto granata nella stagione 1975/1976

Eraldo Pecci, verace romagnolo, deve le proprie fortune soprattutto a due società: il Bologna e il Torino. Nella prossima gara di campionato i felsinei affronteranno proprio i granata. In vista di questa gara in esclusiva su Toro News il mitico “Piedone”, uno degli eroi dell’ultimo scudetto granata nella stagione 1975-1976, parla dell’attualità legata alle due squadre, soffermandosi sul rientro di Mandragora, sull’infortunio di Belotti e sui primi cinque mesi di Juric.

Buongiorno Eraldo, si attendeva qualcosa di più dal Torino in queste ultime settimane?

“Il Torino gioca sempre la sua partita e quando non ha la palla mette in difficoltà gli avversari. Però con la sfera fra i piedi, specie senza Rolando Mandragora in mediana, fa più fatica a creare. Ma la squadra ha quanto meno una fisionomia rispetto alle scorse stagioni”.

Quanto si è fatta sentire in tal senso l’assenza di Mandragora?

“In fase di non possesso, secondo me, non si è sentita troppo. In fase di possesso invece si è fatta sentire parecchio e anche a Cagliari è stato evidente, soprattutto dopo l’uscita di Tommaso Pobega. Il Torino ha fatto fatica a costruire gioco perché senza Mandragora è venuto meno un giocatore di grande qualità in grado di regalare idee”.

Alcuni giocatori ormai al Torino da diverse stagioni, come Simone Zaza, Daniele Baselli e Tomas Rincon, tutti e tre visti a Cagliari, possono essere recuperati o sono giunti a fine corsa in granata?

“Quando vai per tre o quattro anni in costante difficoltà e sei sempre a lottare per salvarti con poche domeniche di soddisfazione, allora credo che sia il momento buono per cambiare. Penso proprio che se una cosa non funzioni per un lungo periodo è giusto salutarla e andare oltre”.

E l’assenza di Belotti si farà sentire?

“Non lo so, francamente. Mi sembra anche lui un giocatore involuto. Ha fatto diversi anni senza ricevere palloni in attacco, era isolato nelle praterie avversarie. Credo che, quando si riprenderà, troverà una squadra in grado di garantirgli qualche assistenza in più e vedremo se sarà produttivo. Da qualche tempo, però, noto una sua involuzione”.

Si attendeva una prima parte di stagione così positiva del Bologna, prossimo avversario del Torino?

“Tutti gli anni si presentano delle sorprese rispetto alla griglia di partenza iniziale. I bilanci, però, vanno fatti a fine anno. Se si toglie l’Atalanta, che però non è più una sorpresa, bisogna mettere in preventivo qualcosa di non previsto. Due anni fa mi ricordo un Empoli in alto a metà stagione e poi retrocesso, l’anno scorso lo stesso è accaduto al Benevento. Le somme si tirano più avanti e lo stesso vale per il Bologna che dovrà confermarsi”.

Entrati a dicembre, si può dire che Ivan Juric ha avuto il merito di dare un’idea di gioco al suo Torino?

“Ha dato sicuramente una fisionomia alla squadra. Del resto è stato chiaro prima e dopo la gara contro la Fiorentina: o arrivano nuovi volti oppure retrocediamo. Juric è stato bravo perché ha fatto sposare il suo modo di aggredire e di stare in campo ai suoi giocatori. Ha trasmesso il suo DNA. I campionati, però, li vincono sempre e soltanto le squadre che hanno i giocatori migliori perché gli allenatori, fino a prova contraria, i gol non li segnano”.

Quanto è stato assecondato Juric dalla società?

“Non lo so quanto sia stato assecondato. Non so cosa aveva chiesto, non so quanti e quali giocatori avesse chiesto. È indubbio, però, che qualcosa sia arrivato e i risultati sono soddisfacenti rispetto agli ultimi anni di patemi”.