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interviste
Massimo, sei tra i nominativi del Granata dell'anno,...
Non c'è bisogno di spiegazioni per definire uno dei personaggi più amati dai tifosi: Massimo Gramellini. Basta il nome e il suo Granata da Legare.
Massimo, sei tra i nominativi del Granata dell'anno, il premio che il Coordinamento Toro Club ha indetto per premiare il personaggio più amato del Toro, che effetto ti fa?
“Un piacere immenso. Ma il mio unico merito è di scrivere in maniera commossa, ma non troppo seriosa, ciò che pensano tanti fratelli di virus”.
Ti è mai passato per la mente di chiederti perchè Gramellini piace così tanto al popolo granata?
"“Quest’anno credo che molti si siano identificati nel racconto che apre il libro di “Granata da Legare”. Quello del tifoso quindicenne nella stagione dello scudetto. L’ho scritto per chi ha vissuto certe emozioni, ma soprattutto per chi non c’era e ha negli occhi solo le miserie degli ultimi lustri. Studiare il passato non è un esercizio sterile: serve a ricordarci il dna del Toro, gli ingredienti della ricetta”.
"Come definiresti la tifoseria granata?
"“Eroica. Per chi è nato dopo Superga, tifare Toro significa accettare l’idea che vincerai di rado, ma che quel poco sarà indimenticabile. Una scelta coraggiosa. Apparentemente masochistica, in realtà raffinatissima: si punta più sulla qualità della goduria che sulla sua stucchevole quantità”.
"Cosa rappresenta per te il Centenario?
"“Che ce l’abbiamo fatta. Dovevamo sparire e invece siamo più vivi, numerosi e determinati di prima. Nei secoli dei secoli”.
"Come festeggerai il 3 dicembre?
"“Andrò allo stadio, ma prima ho un piccolo rito da compiere al Filadelfia. L’ho promesso a capitan Valentino mentre scrivevo il libro di “Granata da legare”.
"Tu chi premieresti come granata dell'anno?
"“Don Aldo Rabino, un cuore Toro come pochi. I giocatori dovrebbero andare a lezione di tremendismo da lui. Fra i nomi non in lista, premierei tutti i tifosi che nell’ultimo anno hanno fatto qualcosa di concreto per il Fila”.
"Tra i giocatori attuali chi inseriresti nella rosa di tutti i tempi?
"“Nessuno. Ma fra qualche anno spero di poter dire: Rosina. In lui rivedo l’Eterno Granata. Un calciatore elettrico, capace di pause stucchevoli e scosse improvvise, devastanti”.
"Se fossi al posto di Cairo cosa non avresti fatto dal giorno del suo arrivo ad oggi?
"“Cairo è il miglior presidente dai tempi di Sergio Rossi, per cui cerchiamo di tenercelo stretto. Sta solo pagando il prezzo dell’inesperienza. L’ultima campagna acquisti, per esempio: troppi giocatori a fine carriera e nessun giovane dall’estero o dai campionati minori. Segno che l’organizzazione societaria è ancora fragile. Ma dobbiamo avere pazienza: un club di vertice non si improvvisa, anche Della Valle ha avuto dei problemi all’inizio”.
"Zaccheroni e De Biasi, i primi due mister dell'era Cairo, sono due tipi da Toro?
"“De Biasi di più, almeno come carattere. L’allenatore da Toro è un misto di Giagnoni e Radice: personalità teatrale e aggressiva, gioco d’attacco basato su pressing furente e smarcamenti continui. Al momento non vedo nulla di tutto ciò”.
"Come vedi il Toro nella classifica finale di questo campionato?
"“Salvo. Ma il prossimo anno fra l’ottavo e il decimo posto. E quello dopo ancora…”.
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