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Esclusiva

Poggi a TN: “Vanoli? Può scaldare la piazza. Sa adattarsi, non è integralista”

Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 
In esclusiva le parole dell’ex attaccante granata, che nell’ultima stagione ha seguito da vicino il Venezia di Paolo Vanoli

Paolo Poggi fa pensare a tutto il mondo granata all’ultimo trofeo vinto nella storia, la Coppa Italia dell’ormai lontano 1992/1993. Veneziano, ha iniziato e ha finito la propria carriera nel club lagunare e ci ha lavorato dal 2020 al 2022 come responsabile dell'area tecnica. Proprio per questo ha imparato a conoscere a fondo Paolo Vanoli, prossimo a diventare tecnico del Torino. L'ex attaccante del Toro dunque è uno dei più indicati per parlare dell'allenatore del Torino in pectore: ecco cosa ha raccontato a Toro News.

Buongiorno Paolo. Lei ha seguito da vicino la cavalcata del Venezia. Quali sono stati i meriti di mister Paolo Vanoli?“Ha preso una squadra molto lontano dall'essere convalescente. Il Venezia era penultimo in Serie B, le individualità non mancavano ma molti ragazzi erano completamente spenti. Paolo è riuscito a tirare fuori quel qualcosa che non emergeva. Ha lavorato molto bene dal punto di vista emotivo. La bellezza del suo lavoro non è stata soltanto questa, ma soprattutto un’altra: è riuscito a tirare fuori il meglio dai suoi giocatori trasformandoli da buoni giocatori a ottimi, vedi i casi di Tessmann, Busio, Pohjanpalo, Svoboda. Il mister è riuscito a incidere sulla loro testa, li ha cambiati. Questo è un assoluto merito del lavoro svolto da Vanoli nella sua esperienza al Venezia”.

Secondo lei, alcuni giocatori menzionati sopra possono essere utili al Torino?“Ci sono giocatori che in Serie A ci potrebbero stare benissimo. Uno su tutti Tessmann per qualità fisiche e tecniche. Anche Pohjanpalo con la Serie B aveva poco a che fare. Non stiamo parlando di uno sconosciuto ma di un attaccante dal grande senso del gol. Sa come occupare l’area di rigore. Anche Candela è un giocatore apprezzabile”.

Vanoli al Venezia aveva dei giocatori imprescindibili che, secondo lei, potrebbero essere nella sua lista dei desideri?“Non saprei perché Venezia e Torino sono due realtà molto diverse. Da una parte il Penzo con 10mila persone e con l’obiettivo di fare una buona Serie B, dall’altra l’Olimpico-Grande Torino con il doppio del pubblico e con l’obiettivo europeo. Le pressioni sono molto differenti. Non so se ci sono dei giocatori che Vanoli ritiene imprescindibili. Comunque, le individualità segnalate prima in Serie A ci stanno benissimo”.

Dal punto di vista tattico, cosa ci può dire del Vanoli in Laguna?“Non mi è sembrato un tecnico integralista, anzi a gennaio ha stravolto la squadra perché quando è stato venduto Johnsen alla Cremonese è cambiato il modo di giocare; Johnsen offriva spunti offensivi, quindi si è optato per un Pierini più vicino a Pohjanpalo. A Vanoli è piaciuto molto giocare con la difesa a tre, anche se era partito con il 4-3-3. Quando ha trovato certezze nei difensori centrali, ha iniziato a sviluppare soluzioni molto differenti a centrocampo e in attacco. Ha usato moltissimo Zampano e Candela sugli esterni. Il suo pregio maggiore è stato lavorare a fondo con chi aveva a disposizione senza focalizzarsi per forza su un modulo di partenza”.

Lo vede bene al Torino?“Per il suo carattere il Toro ci sta. Per il suo modo di vivere le partite, il Toro può essere il suo ambiente. Paolo è uno che può scaldare la piazza”.

Tra l’altro lei conosce bene la piazza granata, quella del suo esordio in Serie A.“Non potevo sperare di meglio del Toro nella mia prima esperienza in Serie A. Entravo in una squadra molto forte che aveva perso la finale di Coppa Uefa della stagione precedente, aveva giocatori di grande qualità e di livello alto. Una serie di combinazioni ha fatto sì che quella fosse la situazione ideale per il sottoscritto, tanto che è arrivata la Coppa Italia. Sono state due stagioni molto formative”.

La prima con anche la leva militare.“Sì, fu un anno molto complesso nel quale non mi annoiai affatto”.

C’è rammarico per l’esito della stagione 2023/2024 del Torino?“Sì, un po’ di rammarico. Ci sono stagioni in cui riesci a dare continuità ai momenti positivi, altre in cui ti attesti a metà classifica. In Serie A non è banale restare nella parte sinistra della classifica: questo va detto e ribadito. Quindi, direi che il rammarico granata è un rammarico consapevole”.

Come potrà essere il passaggio dalla gestione Juric alla gestione Vanoli?“Hanno la medesima idea di giocatore: vogliono elementi con intraprendenza, con spirito e con carattere. Non c’è molta differenza nella scelta degli interpreti. Non immagino stravolgimenti”.