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Ravizza: ‘Aiutare sempre l’arbitro’

E’ l’addetto all’arbitro del Torino, una figura poco nota ma sempre più fondamentale per i rapporti fra società e mondo arbitrale. A definirsi così, scherzando, è lo stesso Paolo Ravizza, giovane...

Redazione Toro News

E’ l’addetto all’arbitro del Torino, una figura poco nota ma sempre più fondamentale per i rapporti fra società e mondo arbitrale. A definirsi così, scherzando, è lo stesso Paolo Ravizza, giovane addetto all’arbitro del Torino Fc, uno di quei personaggi che si intravedono di sfuggita nelle riprese tv a bordo campo, ma dal cui lavoro con i giocatori dipendono spesso molte cose. Sposato, con un bimbo piccolo, Ravizza è uomo di campo con un forte impegno nel sociale: direttore amministrativo del Cottolengo è anche presidente dell’Associazione Gente Amica delle Persone Emarginate (AGAPE) che collabora con don Aldo Rabino e di cui è stato testimonial anche Gianluca Pessotto, suo amico fin dai tempi in cui militava nel Torino.

Ravizza, in cosa consiste il suo lavoro con il Toro ?

Nel disciplinare il più possibile il rapporto fra giocatori e arbitro. Sono io che arbitro durante le partitelle e cerco di capire e correggere eventuali comportamenti poco corretti da parte dei giocatori. Inoltre a livello ufficiale l’addetto all’arbitro ha la funzione di garantire e tutelare sia la società nei rapporti con gli arbitri che gli stessi nei confronti della società.

Si è visto, infatti, che con Cioffi non sono mancate le "spiegazioni"…

Sì, lo facevo apposta a fischiare ogni volta che faceva un fallo o che mi mandava a stendere. Il mio lavoro consiste proprio nel far capire ai giocatori qual è il miglior atteggiamento possibile da tenere con il direttore di gara. In pratica li alleno a stare zitti.

Un incarico che richiede parecchia esperienza nel settore…

Sono stato arbitro in serie C, per questo il presidente Cairo ha accettato di incontrarmi dopo che gli ho inviato il curriculum.

Qual è il suggerimento che da più di frequente ai ragazzi ?

Due: parlare il meno possibile, il meglio possibile. Non fate le zanzare e state zitti. Ovvero se vi fischia un fallo cercate di capire perché, ma a gioco fermo, non lamentatevi sempre. Tacete piuttosto e soprattutto rispettate sempre l’autorità.

Quindi spiega anche le ammonizioni e le espulsioni ?

Sì, cerco di capire prima delle partite che tipo è l’arbitro che ci sarà in campo, guardando le partite precedenti e tracciando un suo profilo. A partita finita, riguardo il filmato per cercare di capire e spiegare ai giocatori perché sono stati ammoniti, se per una parola di troppo o per un entrata particolarmente dura.

Lei è molto impegnato nel sociale, ci può parlare della sua associazione ?

Agape opera fra Torino e Collegno, assistendo con laboratori riabilitativi e occupazionali malati psichici della trafila ansia-depressione-schizofrenia che sono tre gradini progressivi di una degenerazione mentale che ha sempre cause diverse. Inoltre con don Aldo Rabino collaboriamo nel centro Laura Vicuna, dedicato a una suora, e operativo a Rivalta dove ci sono una sala tv, un sala pc e una squadra di calcio. Le attività di questo laboratorio prevedono un atelier di pittura, un laboratorio di legatoria e informatica e corsi di inglese. A Savonera poi c’è un ufficio per diversamente abili che usiamo come “palestra” per l’inserimento nel mondo del lavoro.

Chi dei giocatori granata è più sensibile a questo argomento ?

Un po’ tutti, ma non mi piace fare nomi. E’ innegabile però che Nicola, Fontana e lo stesso Pessotto abbiano mostrato una sensibilità notevole, spesso poco reclamizzata.

A proposito di Pessotto, lo ha incontrato dopo l’incidente ?

Sì, poco tempo fa. Neanche lui sa spiegarsi cosa sia scattato, adesso gli staremo tutti molto vicino perché è un ragazzo eccezionale che per gli altri ha sempre fatto molto.