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interviste
Roberto Galbiati a Torino ci ha lasciato il cuore: pur essendo milanese di nascita, e vivendo ormai da anni a Firenze, il suo è un cuore granata, è lo ammette candidamente alla platea presente alla presentazione del Torneo giovanile 'Maggioni Righi', di scena ieri sera a Borgaro Torinese. Sono bastati tre anni al Filadelfia, dal 1982 al 1985, a lasciare un segno indelebile dentro di sé, come ribadisce nell'intervista che ci ha concesso in escusiva.Buonasera Galbiati, lei è sempre stato molto attento in ambito di calcio giovanile e se ne occupa tuttora professionalmente (è commentatore del Campionato Primavera per Sportitalia, n.d.r.), che idea si è fatto del settore giovanile del Torino? Che cosa è cambiato rispetto ai tempi d'oro e quanti progressi sono stati compiuti dal fallimento in avanti?Buonasera e grazie! Non si può non rilevare come, dal fallimento del 2005, sia già stato fatto tantissimo, sicuramente, però, i fasti del vecchio Torino e dell'epoca Vatta sono ancora lontani, anche se speriamo tutti, ed io lo spero con voi, che possano presto ritornare. Io anche se sono lontano seguo sempre con affetto soprattutto la Primavera del Torino, oltre agli Allievi: l'anno scorso ero molto soddisfatto del fatto che, dopo tanti anni, il Toro sia riuscito a ritornare a disputare le fasi finali. Spero che questo trend possa ripetersi negli anni futuri, e che si tratti soltanto di un inizio, perché il Toro è questo, e questa maglia si merita come minimo delle soddisfazioni di questo genere.Cosa ne pensa dei ragazzi degli Allievi Nazionali che andranno a disputare questo Maggioni Righi?So che sono una buona squadra, anche se in campionato non sono in vetta: il loro girone è sicuramente difficile, soprattutto per la presenza del Napoli e per l'incognita dei russi, quindi dovranno lavorare sodo per arrivare alle finali, anche se, secondo me, è un obiettivo alla portata.Visto che è un tema tristemente attuale, la domanda d'obbligo è: che giovanili sono quelle del Torino senza il Filadelfia?Il Filadelfia per me è uno dei ricordi più speciali del Torino: ci ho sostanzialmente vissuto per tre anni ed è stata un'esperienza fantastica. Spiace a me, e so che spiace a gran parte di Torino, che un luogo così importante, non soltanto come monumento ma anche come simbolo, non ci sia più: so per certo che questo è fonte di grande amarezza non soltanto per i tifosi, ma anche per noi ex giocatori che lì dentro abbiamo capito cosa significa essere del Toro. I ragazzi di oggi, purtroppo, non hanno questa fortuna, ma spero che un giorno possa ricrearsi qualcosa che ci si avvicini.Grazie mille per le sue risposte, e in bocca al lupo.Grazie a voi, e forza Toro!Diego Fornero(foto Rosario Piscopo)
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