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Ai margini dell'evento organizzato al Motovelodromo per la presentazione del libro "Cose di calcio, cose da Toro", abbiamo avuto l'opportunità di scambiare due parole con Roberto Salvadori, storico giocatore granata campione d'Italia col Torino nella stagione 1975/76.
Salvadori, chi era Beppe Bonetto?
"Per noi era il dottor Bonetto. Era ed è rimasto dottor Bonetto perché era una persona di grande cultura e sicuramente un grande competente. Non dimentichiamoci che è stato il primo a prendere una laurea sull’amministrazione economica delle squadre di calcio. Era già proiettato verso il futuro. Una persona corretta, avevamo molti spunti di discussione con il dottor Bonetto, si trattava di trattare i premi. Non c’erano i procuratori, quindi premi e ingaggi venivano trattati direttamente e lui era dall’altra parte. In quelle situazioni era rigoroso. Ma era una persona educata, corretta, gentile, sempre attenta a qualsiasi cosa, che tutto funzionasse. Quindi è stato un incontro molto bello e abbiamo trascorso molti anni assieme. Lo ricordo con tanto piacere."
Quanto ha contribuito lui alla costruzione della vostra squadra?
"Lui è stato fondamentale perché da Pianelli aveva carta bianca. Pochi soldi ma carta bianca. Quindi era lui che proponeva, gestiva, guardava; il Torino in quel periodo aveva una rete di osservatori importante. Quindi sono riusciti ad arrivare a dei giocatori che pur non essendo famosissimi poi sono diventati quello che siamo diventati e abbiamo vinto lo scudetto."
Compreso te. Ricordi come è andato il tuo passaggio al Torino?
"Compreso me. Devo dire che tutto successe in maniera abbastanza anomala. Ricordo che io tornavo da Roma con la squadra dell’Alessandria, dove avevamo giocato la finale della Coppa Italia, la prima finale semiprofessionistica. Avevamo vinto. Ci fermiamo a Genova, avevamo viaggiato di notte. Arriviamo con il treno, i massaggiatori scendono per prendere i giornali e su una prima pagina c'era scritto "vogliono fior di milioni per illustri sconosciuti”, riferito ai passaggi di Butti dal Verbania al Bari e Salvadori dall’Alessandria al Torino."
Parliamo dei giorni nostri. Il Torino ha chiuso la stagione al decimo posto. Hanno lottato fino alla fine per arrivare anche più su. Che idea ti sei fatto del Torino?
"Io direi un ottimo risultato anche se abbiamo vissuto l’illusione di andare in coppa. Abbiamo un po’ perso qualche treno in qualche partita casalinga, però c’è da dire che il decimo posto è un posto di prestigio per una squadra come il Torino e soprattutto finalmente abbiamo trovato un’identità. Il Torino ha un suo gioco, un’identità e se vai a vedere il Torino sai che giocherà in quella maniera. Soprattutto c’è un contributo da parte di tutti per poter far bene. Credo che l’allenatore da questo punto di vista sia fondamentale."
Chiudiamo proprio parlando di questo. Si sono incontrati il tecnico Juric e il presidente Cairo. Si prosegue ancora per l’anno prossimo. E’ il primo passo giusto per poter programmare la stagione successiva?
"Penso di sì. Sono contento di questa conferma. Ricordiamo che per fare risultato devi avere anche un po’ di continuità. Juric ha fatto bene, è giusto che gli sia dia questa continuità per poter fare il salto."
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