Raffaele Rubino è stato un attaccante abbastanza versatile che ha ottenuto i risultati migliori della carriera a Novara, sul declinare della sua esperienza da giocatore. Ha anche disputato 19 partite con il Torino, segnando 4 gol, nella stagione 2003/2004, quando arrivò dal Siena, dopo aver vinto il campionato di Serie B. Nella stagione successiva, invece, fu per mezzo campionato alla Salernitana. Si tratta quindi del più classico dei doppi ex della sfida tra campani e piemontesi.
Esclusiva
Rubino a TN: “Solo Juric sa cosa c’è attualmente nelle gambe del suo Toro”
Buongiorno Raffaele. Cosa si aspetta all’ora di pranzo di domenica allo stadio “Arrechi”?
“Si tratta di una partita delicata ai fini del risultato. La Salernitana non molla mai, è viva fino alla fine e lo ha dimostrato anche l’altro giorno contro il Milan. Nello stesso tempo il Torino ha qualità importanti per poter dire la propria dal punto di vista prestazionale. Mi aspetto una bella partita. È normale che bisognerà vedere la tenuta fisica delle due squadre. Il campionato italiano è ripartito il 4 gennaio e dopo pochi giorni si ritorna in campo. Sarà difficile avere energie fresche a disposizione. Credo che la lunga sosta per il Mondiale inciderà soprattutto dal punto di vista mentale”.
Juric si è detto soddisfatto della prestazione contro l’Hellas Verona: concorda?
“L’importante è muovere la classifica, soprattutto dopo un periodo particolare come quello vissuto da tutte le squadre da fine novembre a inizio gennaio. Ho visto che tante squadre hanno faticato. Poche formazioni hanno entusiasmato. Sembravano un po’ tutte più imballate rispetto all’ultima parte del campionato. Se Juric è stato contento della sfida contro l’Hellas, avrà le sue ragioni. Secondo me, era contento perché è consapevole del lavoro che ha svolto nel corso delle ultime settimane e solo lui sa cosa c’è nelle gambe dei suoi ragazzi”.
Il Torino si è presentato senza prima punta. Vlasic terminale offensivo la convince?
“Penso che bisogna sempre ragionare sulla capacità dei singoli e sulla capacità dell’allenatore di preparare la partita. Se ti trovi in emergenza, come è occorso al Torino, privo di Pellegri, inventarsi un falso nove dipende sempre dai giocatori che si hanno a disposizione. In uno stato di necessità bisogna valutare le caratteristiche dei giocatori per sopperire alla mancanza. Alcune partite si adattano meglio, vedi quella interna con la Sampdoria dove il Torino senza prima punta fece bene, altre invece sono più ostiche”.
Complice i guai fisici di Pellegri, servono rinforzi in attacco?
“Non è facile rispondere a questo quesito. Molto dipende dalla progettualità del Torino e dal lavoro che vuole imbastire il direttore. Devono essere fatte molte valutazioni. In seno alla società sanno benissimo cosa devono fare”.
Come ricorda la sua parentesi al Torino?
“Sono stato benissimo a Torino. Ho però un piccolo rammarico. Ero arrivato al Torino dal Siena ed ero reduce dalla vittoria del campionato. Mi presentai per vincere un altro campionato perché entravo in una squadra forte nella quale rincontravo parecchi miei compagni al Siena. Il rammarico sta proprio nell’aver disputato come squadra una stagione sottotono. Il mio supporto è stato inferiore alle aspettative. Fu tra l’altro un periodo complesso a causa della fine dell’era Cimminelli”.
Cosa hanno rappresentato le sue esperienze a Torino e a Salerno?
“Sono due parentesi belle e sfortunate. Al Torino arrivai in prestito con la possibilità di rimanere ma ci furono le difficoltà societarie. A Salerno andai qualche stagione dopo in prestito, ci salvammo benissimo con Gregucci allenatore e sarei dovuto restare se non che la società ebbe dei problemi. In entrambe le piazze sono stato benissimo e sarei rimasto sia a Torino sia a Salerno, ma le cose andarono in altro modo non per scelta mia”.
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