Fabrizio Salvatori è stato il primo direttore sportivo dell'era Urbano Cairo. Era la torrida estate del 2005 e fu scelto lui per costruire in poco meno di due settimane la squadra che doveva affrontare il campionato di Serie B. Le cose si sa come sono andate (promozione sopraggiunta ai play-off e ritorno in Serie A). Salvatori non continuò l'esperienza in granata nella stagione successiva, ma si trasferì al Bologna. In esclusiva su Toro News analizza il momento granata e il mercato di riparazione.


Esclusiva
Salvatori a TN: “Con Zapata il Torino avrebbe potuto lottare per l’Europa”
Buongiorno direttore. La sconfitta di Bologna un passo indietro?"La prestazione è stata buona, l'autogol ha penalizzato oltremodo il Torino. I granata hanno costruito diverse opportunità da gol e sarebbero potuti passare in vantaggio. Diciamo che un dettaglio ha fatto la differenza".
Il momento più nero per il Torino è comunque alle spalle. Si aspettava dio più dai granata?"L'assenza di Zapata ha pesato tantissimo ma la squadra è competitiva, lo è sempre stata in termini di rosa. I due/tre punti in più in un campionato vengono determinati dagli episodi. Quando ti viene a mancare Zapata, le tue possibilità di stare in alto si assotigliano".
Come giudica il mercato di riparazione del Toro? "A gennaio si fa fatica a stravolgere la situazione. Puoi mettere al massimo un paio di tasselli. La rosa del Toro è comunque valida e senza l'infortunio di Zapata avrebbe potuto lottare per le coppe europee".
L'arrivo di Casadei a gennaio le ricorda l'arrivo di Ricci sempre a gennaio?"A volte devi puntare sui giovani che possono fare al caso tuo e migliorarli. Devi costruire qualcosa e le prospettive di Casadei sono buone".
Biraghi può ancora dire la sua in Serie A?"Credo che abbia tanta rabbia e voglia dimostrare che vale ancora. Il giocatore non si discute".
Che ricordo ha di quell'annata da direttore sportivo del Torino?"Il ricordo è sempre positivo, sebbene siano passati già vent'anni. Fu una cavalcata straordinaria. Vincere la finale play-off ti lascia una gran bella soddisfazione. Ho ottimi ricordi dei giocatori, dello staff tecnico e del presidente, anche se alle volte mi ha fatto arrabbiare. Ho conosciuto un presidente intelligente, un imprenditore vero che l'ha dimostrato nei successivi due decenni".
Lei è stato il primo direttore sportivo di Cairo: si attendeva l'imprenditore alessandrino ancora a capo del Torino a distanza di vent'anni?"Sicuramente sì, perché non gli mancano le possibilità economiche. Gente come lui nel calcio ne troviamo sempre di meno. Oggi le proprietà in Italia sono quasi tutte straniere. Trovare investitori italiani nel calcio è roba rara. Chiaro che probabilmente avrebbe voluto togliersi qualche soddisfazione in più nel corso degli anni".
Cosa possono dire i granata da qui alla fine del campionato?"Se credono nelle loro possibilità, possono togliersi delle soddisfazioni. La rosa, lo ripeto, vale quella di squadre che si stanno giocando l'accesso all'Europa League e alla Conference".
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