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interviste
Beppe Sannino conosce benissimo l’ambiente del Siena perché in fondo l’ha lasciato da poco. Ma conosce anche a fondo la Torino calcistica che è stata quella della sua formazione. Chi meglio di lui quindi per presentare la sfida di domenica?Non aspettatevi una partita spettacolare, in questa fase della stagione e con tre punti fondamentali in palio sarà più sciabola che fioretto. Ma in ogni caso non credo mancherà quell’agonismo che è tipico di queste gare.Più facile venire per accontentarsi come probabilmente farà il Siena oppure dover vincere a tutti i costi?Il Toro deve sfruttare al meglio il fattore casalingo, anche perché quel pubblico è un valore aggiunto. E poi nonostante l’emergenza contingente ha gli uomini giusti per fare la differenza anche perché è facile immaginare che il pallino del gioco sarà nei piedi dei suoi. Certo, quando sei spalle al muro come i toscani trovi anche risorse ulteriori da mettere in campo e io domenica con il Milan non ho visto una squadra allo sbando.Si aspettava a questo punto della stagione un Toro così in basso in classifica? Mi pare che comunque sia in linea con quelli che erano programmi e previsioni di inizio stagione. Ha disputato anche ottime partite, per una neopromossa in un campionato così equilibrato e difficile non è semplice.Ventura può essere messo in discussione?Non mi pare anche perché ha ridato entusiasmo all’ambiente, come era riuscito a fare Cosmi a Siena visto che è stato mandato via pur avendo ottenuto in campo 17 punti.Da tecnico, lei investirebbe ancora su Bianchi o guarderebbe oltre?Mi piacerebbe avere quel tipo di problema, sinceramente. Ma ci sono tre persone esperte come Cairo, Petrachi e Ventura. Sapranno loro cosa scegliere per il bene del Toro.E lei spera in una nuova chiamata da Zamparini?In questi cinque mesi mi sono proposto di non tornare sull’argomento, come ho sempre fatto in carriera. So di dover stare fermo fino a giugno, ma spero anche che quanto seminato soprattutto in questi ultimi anni porti a qualcosa di concreto.La stanno accostando a molte panchine. Tornare a Torino quanto la stimolerebbe?E’ il sogno di tutti poter allenare una squadra di questa città. E io non nego che il Toro abbia avuto per me nell’infanzia un fascino particolare. Quando ero bambino e mi convocavano per giocare, anche solo pochi minuti, passavo le mie giornate al Filadelfia. Quell’odore di canfora, quel sottopassaggio, i tifosi sempre presenti sugli spalti sono ricordi unici, scolpiti nella mia memoria.E allora cosa si augura?Semplicemente di potermi rigettare nella mischia e riallacciare il filo del discorso. Credo di essermelo meritato.Federico Danesi(foto M.Dreosti)
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