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interviste
Arrivato a Torino nell’estate del 2006 dopo aver vinto i Mondiali di Germania con Marcello Lippi, Simone Barone, ora allenatore della Primavera del Modena, è rimasto in granata per tre anni. Per lui anche una parentesi di una stagione a Cagliari. Ciao Simone, come giudichi la tua esperienza sotto la Mole? Sono rimasto a Torino tre anni, ed è un’esperienza di vita sportiva e umana che mi porto dentro. Forse, in quei tre anni, considerando la rosa della squadra, si poteva fare di più, non credi? Onestamente non credo che la rosa fosse così competitiva. Le squadre venivano assemblate con meno criterio rispetto a oggi e forse fu un male salire subito in A il primo anno dopo il fallimento e lo spareggio con il Mantova, perché la società non era ancora pronta. Poi vennero fatti vari errori nella costruzione e nella gestione della squadra ma, ripeto, ora a Torino le cose vanno per il verso giusto: con Ventura in panchina per così tanto tempo è stata fatta la scelta corretta e ogni anno vengono presi giocatori adatti al progetto. A Cagliari invece? Sono rimasto in Sardegna un solo anno e quindi, ovviamente, sono meno legato a questa piazza che non a quella torinese. Tuttavia è stata una bella esperienza e ricordo con affetto i tifosi sardi,davvero meravigliosi. Domenica il Toro potrà fare il colpaccio esterno contro una squadra in difficoltà? Sarà una partita molto difficile per il Torino perché il Cagliari gioca sempre bene, anche se poi ultimamente va sotto e non riesce più a recuperare. Anche con la Lazio, prima del gol di Klose, ha disputato un ottimo primo tempo. E’ una squadra organizzata, con un vero leader come Conti a centrocampo e un tecnico molto preparato come Lopez. Credo si stiano allenando al meglio per questa partita. Di fronte c’è un Torino molto compatto, che contro Livorno e Inter poteva sicuramente portare a casa dei punti in più: sarà una sfida aperta e di conseguenza è molto difficile fare un pronostico. Dopo le varie vicende legate allo stadio di Is Arenas, che hanno portato il Cagliari a giocare più volte a Trieste e a Parma, ora finalmente la squadra potrà disputare le partite casalinghe di nuovo al Sant’Elia, seppure solo una parte dell’impianto sia aperta al pubblico. Una buona notizia per giocatori e tifosi, non credi? Non mi addentro in questioni che non mi competono ma dico solo che è inconcepibile che una squadra non possa giocare nella propria città. La gente non ha un punto di riferimento e anche i calciatori non si sentono a casa. Questa vicenda senza precedenti è sintomatica del ritardo del calcio italiano rispetto all’estero. Con la Primavera del Modena in campionato hai incontrato il Toro di Longo: che impressione ti ha fatto? Abbiamo perso 3-0 e il Torino mi ha fatto una buona impressione: Moreno è un ottimo mister e la sua squadra è prima nel girone. Trovo però che, rispetto ai miei tempi, il livello generale del calcio giovanile in Italia si sia abbassato. Roberto Maccario
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