- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
gazzanet
La quarantena, il calcio giocato e il legame con il Torino. Stefano Sorrentino ha rilasciato in esclusiva a Toro News un'intervista, nella quale ci ha parlato del suo nuovo mondo, di quanto sia stato complesso lasciare la Serie A e di come sta gestendo il suo tempo in quarantena. Proprio ieri ha compiuto 41 anni, ma la verve è ancora quella di un giovane, con la voglia di mettersi in gioco nell'ambiente. Ecco le sue parole:
Buongiorno Stefano. Periodo di Coronavirus: ho visto che lei è molto attivo sui social e proprio la scorsa settimana ha pubblicato un video inerente a questo. Cosa vuole dire ai tifosi granata?
“Se ho messo quel video ne sono consapevole. Oggi è passata una settimana e sono uscito una volta per andare a fare la spesa. Alla gente in generale voglio dire, se tocchiamo il tasto dell’emergenza, c’è da stare a casa. C’è chi deve lavorare, però chi invece deve uscire per prendere una boccata d’aria, e te lo dice uno che a casa c’è stato poco, può evitare. È un’emergenza mondiale, un momento particolare, dove nessuno di noi era pronto, prima capiamo che più stiamo in casa prima usciremo da questa situazione. Sono molto social, è vero: come ognuno di noi tra whatsapp altri social arrivano mille fake news, io sto cercando di informarmi solo con le fonti ufficiali. È brutto che tutto le sere si senta di 600/700 morti. In tutto questo, c’è chi lavora che purtroppo è obbligato ad uscire, ma bisogna far qualcosa per portare rispetto a chi in questo momento è in ospedale, ma anche chi fa parte della polizia, carabinieri e Protezione Civile. Perché comunque tanti di loro sono stati contagiati e hanno perso la vita per fare il loro lavoro. Il mio pensiero va a queste persone qua, che tutto il giorno sono alle prese con il virus. Ho anche parenti infermieri, quelle poche ore che vanno a casa non possono neanche abbracciare mariti e figli. Bisogna avere rispetto.”
Il Toro può sfruttare questa interruzione di campionato? Lei che ha giocato in Serie A, cosa pensa comporterà una eventuale ripresa della preparazione? Cambieranno molto gli equilibri?
“È giusto pensare a quando si starà meglio. Intanto credo che per finire il discorso di prima la cosa principale è quella di tornare ad uscire di casa e quindi ognuno a fare il proprio lavoro. Poi staranno lavorando a determinati programmi per capire cosa conviene fare. Seguo tanti colleghi, vedo che stanno lavorando in casa ed è giusto che continuino ad allenarsi. Il campo però è tutta un’altra cosa. Sicuramente una mini preparazione andrà fatta, e poi ci sarà un mini-campionato. Sarà tutto a sé, magari chi era in crisi prima può sfruttare questa situazione, però non si può sapere. Prima di pensare al calcio giocato c’è da pensare alla salute, anche perché ci sono diversi giocatori positivi. Poi possiamo parlare per ore, ma fino a quando non avremo delle certezze si può solo ipotizzare. Ma sarà avvincente, e magari chi sembrava spacciato può essere la sorpresa.”
Un campionato da finire: sì o no? Come preferirebbe che si chiudesse questa Serie A? Sarebbe meglio annullare il campionato per la sicurezza?
“Io personalmente non credo che nessuno punti la pistola alla tempia dei vari presidenti. Quanto si sta fermi? Tre, sei mesi? È giusto per il mondo del calcio finire questo campionato. Si sposta tutto di tre o sei mesi. Sono tutte cose vere, ma è un’emergenza mondiale che non si vedeva dai tempi della guerra, secondo me si può spostare tutto. Non vedo il problema: chi ha detto che bisogna fare tutto entro il 30 giugno? Come si sono fermate le fabbriche e i negozi, si sposta anche il calcio. Cosa cambia? Sono dell’idea che bisogna solo trovare una soluzione, senza polemiche. È anche giusto e bello finire questo campionato.”
Una pausa forzata che costringe tutti a sacrifici: lei come sta vivendo questa quarantena? Cosa consiglia ai nostri lettori per passare del sano tempo in casa?
“Io sto riscoprendo tante cose che nella vita di tutti i giorni e nella frenesia non riuscivo a fare, ero in un frullatore. A volte perdevo di vista le piccole cose. Ad esempio, i miei genitori sono a Cervo, e ho altri parenti lontani: abbiamo fatto tutti una videochiamata insieme e ci siamo messi insieme a fare un’ora di attività fisica. È stato più il ridere che altro. Ti faccio un altro esempio: vedere mia mamma che fa gli addominali a 63 anni, mi ha fatto prima ridere, poi mi ha emozionato. È stato come essere tutti quanti insieme. Se non fosse stato per il Coronavirus non ci saremmo mai presi questo tempo, vivendo in cinque città diverse. Ti posso dire che è una cosa che mi è piaciuta molto. Ci ha dato un segnale di vicinanza, di familiarità. È stata una delle tante cose che facciamo: in più faccio i compiti con le mie quattro figlie, trovandomi anche in difficoltà con le espressioni matematiche. Ho messo la foto anche sui social. Dedico il tempo a 360 gradi a loro, cosa che non potevo fare nella vita di tutti i giorni.
In più ho pulito il garage e ho trovato delle maglie dell’allenamento col Toro del ‘98/’99, ma tra i vari traslochi non sapevo più dove fossero. Ma anche vecchie fotografie, un po’ come tornare indietro nel tempo. Avendo una casa grande, la settimana scorsa ho montato delle tende in camera e per la prima volta ho preso un trapano in mano. Cerco di impegnare il tempo cercando di fare cose che non sono in grado di fare. Ma tanto di tempo ne ho! Piano piano facciamo tante cose, cercando di coinvolgere anche le mie figlie che poi mi hanno coinvolto fare video su TikTok con me, anche se sono negato (ride, ndr). Poi stiamo imparando a cucinare, dalla pizza fino ai biscotti. Si cerca sempre di stimolare la mente e tenerla impegnata.”
Facendo un salto alla scorsa estate, lei è stato più volte accostato e vicino al Toro. Vuole raccontarci come andò? Come mai non ebbe successo la trattativa?
“Non c’è stata alcuna trattativa. Nel momento in cui il Chievo non ha esercitato l’opzione di un anno, mi sono ritrovato senza squadra. Di richieste ne ho avute tante, sia in Serie A che in B, ma niente che mi abbia entusiasmato. Come dissi a Sky, quando ero a Sharm per un torneo di Beach Soccer, avevo detto che avrei accettato di fare un ruolo di secondo portiere solo col Torino perché sono grato al Toro. Per la maglia granata avrei fatto questo ed altro. Avendo davanti a me forse uno dei migliori portieri italiani, visto cosa sta facendo Sirigu, mi sarei messo a disposizione. Infatti avrei fatto un’eccezione solo per il Toro. Insieme al mio procuratore Pastorello mi ero proposto, ed è successo solo in questa occasione che mi sia proposto ad una squadra. Per me era come finire in bellezza, iniziare col Toro e finire col Toro. Però la società aveva altre idee, pensavano di affiancare Sirigu ad un portiere più giovane, perché Salvatore è già sopra i 30 anni. Hanno cercato di prendere giocatori più giovani e altri profili. Non è mai neanche iniziata la trattativa. È giusto rispettare le idee altrui, lungi da me creare qualche polemica. Poi alla fine il Toro tramite il mio procuratore ha preso Ujkani, quindi è andata bene così.”
Tornando invece al Sorrentino giocatore, adesso lei sta vivendo una nuova esperienza al Cervo: come si sta trovando da attaccante?
“Prima di dare la decisione di smettere, mi sono allenato con il Chieri sempre da portiere fino a Natale. Colgo anche l’occasione per salutarli e augurare loro il meglio. Poi il mio mercato degli svincolati doveva cominciare dopo il vero calciomercato, ovvero il 2 settembre: non ho mai gufato nessuno, ma ho aspettato che a qualcuno succedesse qualcosa, ad esempio un infortunio anche se non lo auguro a nessuno. Non è arrivato nulla di entusiasmante, e sono arrivato a questa decisione sofferta, perché stavo bene fisicamente e mentalmente. Ho preferito mettere un punto alla mia carriera perché volevo avere rispetto per il mio passato. Voglio che la gente si ricordi che Sorrentino abbia smesso a 40 anni in Serie A ad alti livelli. Per tutti i sacrifici, era giusto mettere un punto anche se doloroso. Non ci ho dormito per tante notti, perché speravo sempre in una chiamata. Fatalità, pochi giorni dopo il mio annuncio a Sky, il presidente del Cervo mi ha detto che voleva tesserarmi in seconda categoria. Lui mi diceva da anni che voleva avermi nel suo “curriculum”. Io gli ho sempre detto che volevo fare l’attaccante, e lui mi disse che poi ne avremmo parlato con il mister che era mio padre. E lui, quando gli dissi che volevo giocare solo in attacco, anche perché non volevo più stare in porta, volevo solo più divertirmi, diede l’ok. È un’avventura fantastica, mi ha dato modo di non pensare al mio addio al calcio, anche se la Serie A è completamente diversa. Però credimi, io vado a Cervo solo per giocare, però l’ho preso con grande entusiasmo. I ragazzi sono uno spettacolo, perché loro si allenano molto. C’è chi arriva da San Remo o Arma di Taggia. Io ho fatto solo un allenamento, dove Mario Stabile – il capitano - mi ha voluto legare le scarpe per “battezzarmi”. Da lì è nata questa bella avventura: quando io sono arrivato erano terzi in campionato e abbiamo fatto tre vittorie conquistando il secondo posto, ci hanno fermato sul più bello. Devo ringraziare mio papà e il Presidente, perché mi hanno accolto tutti in maniera fantastica. Ho riscoperto il bello del calcio. Vedere la passione di questi ragazzi, ovviamente tutto gratis, rischiando anche infortuni, è davvero uno spettacolo. Sono il loro beniamino, nessuno può farmi un fallo brutto. Abbiamo una chat in cui tutti mi chiamano, mi scrivono: mi dispiace che ci abbiano fermato sul più bello, perché avremmo potuto vincere il campionato.”
Progetti futuri: cosa ha intenzione di fare nel prossimo periodo? Potrebbe spuntare anche il Toro?
“Io sto facendo il corso da Direttore Sportivo a Coverciano. Mi vedo molto più come dirigente, come allenatore no. Non ho più voglia di stare in campo, sono saturo. Preferirei un ruolo dirigenziale, perché come ho sempre detto oltre il calciatore non so fare altro. Voglio qualcosa che mi dia entusiasmo. Se già devo iniziare con qualcosa che non mi piace non va bene. Sono amico con Pastorello che mi ha proposto più volte un aiuto. Lui aspetta una mia telefonata, ma io voglio capire cosa fare. Fare il direttore sportivo mi dava la possibilità di imparare tante cose. Ero già andato a trovare qualche mio vecchio amico per chiedere e sapere come funziona, è una parte del calcio che mi piace molto. Per quanto riguarda il Toro non so, in questi due lavori che ti ho detto il Toro è a posto, anche perché Torino è una piazza troppo grande: magari! Però è giusto partire dal basso, come ho fatto da calciatore. E poi, se dovessi fare il procuratore e dovessi scegliere una squadra da rinforzare, sceglierei il Torino!”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA