Eljif Elmas, fantasista attualmente in forza al Torino, ha avuto un impatto molto importante nella squadra di Vanoli. Il suo apporto in termini di gol è stato fondamentale per permettere alla squadra di cambiare marcia dopo un periodo molto complicato. L'ex Napoli ha rilasciato delle dichiarazioni al canale Youtube della Serie A nei giorni precedenti alla sfida contro l'Hellas Verona.


LE VOCI
Torino, Elmas: “Qui sono contento. Futuro? Non lo so ancora”
Cosa ti ha convinto a scegliere il Torino? "In verità già prima della telefonata sapevo cosa fosse Torino. Avevo giocato tante volte in Serie A contro i granata e sapevo che era una grande squadra con grandi giocatori e un grande allenatore. È veramente una società importante in Italia. Hanno vinto anche tanti scudetti e per questo ho scelto, anche perché volevo tornare in Italia rima di tutto volevo ritornare in Italia e ho pensato a Torino".
Quale è stato il tuo primo impatto con il mondo granata? "Il mio primo impatto con il mondo granata è stato davvero positivo. Quando sono arrivato, mi sono subito sentito un po' come a casa. È già bello quando parli la stessa lingua, ma quello che mi ha colpito di più è stato vedere che le persone erano tutte diverse e subito mi hanno accolto con calore. Sono stato veramente contento di aver fatto questa scelta".
Quando sei arrivato non eri al 100%. Pensi di esserlo ora? "Non giocavo molto, non giocavo partite tanto tempo. La nazionale giocava di più e mi mancavano tante cose. Mi manca il ritmo partita, mi manca l'intensità, mi manca tutto, in verità. Ho voglia di tornare a giocare, di attivarmi in partita. Per questo sto entrando pian piano, con calma, perché devo essere intelligente. Non ho giocato per tanto tempo e non devo forzare le cose, devo evitare di farmi male. Sto andando passo dopo passo, prestando attenzione".
E quel gol meraviglioso? Quali sensazioni hai provato in quel momento?"Dopo un anno senza segnare, è stato davvero emozionante. Ho pensato: "Mamma mia, non pensavo di poter fare ancora certe cose!"
Quali sono le differenze tra Napoli e Torino? Qui puoi sentirti leader? "No, guarda, io non la vedo così. Ho sempre cercato di concentrarmi su me stesso e sulla squadra. Non penso al fatto di essere il leader, perché in entrambe le squadre ci sono altri giocatori di qualità e c'è una buona atmosfera. L'importante è concentrarsi su se stessi, essere al 100% e dare il massimo per la squadra. L'obiettivo è sempre quello di fare bene e crescere tutti insieme. Sto cercando di fare la stessa cosa che facevo a Napoli: dare il massimo per la squadra e per i miei compagni. E sto cercando di farlo anche con la nazionale. Un giocatore può diventare top player con la squadra, ma senza quello non puoi diventarlo. Per quello guardo prima la squadra"
Nella tua ultima esperienza quanto ti è mancata l'Italia? "Tantissimo. È stato un anno difficile in Germania, troppe differenze dell'Italia. Qui si lavora in maniera differente, si vive meglio forse. Non voglio dire che si vive male lì, ma lì sono concentrati sul lavoro. Qui invece sei più rilassato, ci sono posti migliori secondo me. Puoi fare una bella vita. Per questo sono contento di essere qui ora".
Pensi di rimanere qui anche per la prossima stagione? "Non lo so ancora. Sono contento di essere qui, sto facendo belle cose, stiamo facendo bene e c'è un gruppo bellissimo. Prima di tutto sono belle persone, non solo giocatori. Non so cosa succederà, ora sto solo pensando di fare bene per il Torino, poi vediamo cosa succede e cosa dirà il presidente".
Hai vinto lo scudetto con il Napoli, che ora è di nuovo in corsa con Conte. Che effetto farà tornare al Maradona?"Non lo so. Sicuramente tante emozioni, dopo cinque anni passati a Napoli e vinto scudetto e Coppa Italia e giocare in uni stadio che è stato casa mia sarà bellissimo. Sarà difficile affrontare il Napoli, ma questo fa parte del lavoro. Spero che il Napoli faccia bene per lo scudetto, ma non voglio parlare di questo. Sono concentrato sul Torino e voglio pensare solo a quello".
Quale è il ricordo più bello di quello scudetto? "Tutto era bello, non c'è una cosa che sia brutta. Dico il 5-1 contro la Juventus, nei giorni seguenti mi portavano pasticcini e pizzette. Più o meno si sapeva che potevamo lottare per lo scudetto".
Raccontaci la tua storia, tu hai rifiutato la nazionale turca per giocare con la Macedonia? Ti va di raccontare della tua famiglia e del tuo attaccamento alla terra d'origine?"In verità la mia famiglia, quando ero piccolo, lavorava in una pasticceria. Era complicato, immagina svegliarti alle sei del mattino e lavorare per tutto il giorno. Trasportavano sacchi di noccioline da 20 chili. Io sapevo già di queste difficoltà, ma piano piano sono entrati in una cosa normale. Mio padre veniva in Italia per vedere come lavoravano le pasticcerie per portare qualcosa in Macedonia. Io ho aiutato molte volte. Andavo a scuola, l'inglese dovevo impararlo, poi una volta uscito andavo a dare una mano. Se volevo andare a casa dovevo farmi dieci chilometri a piedi. Per forza rimanevo là. Li aiutavo anche come cameriere se non potevo fare altro. Ma sono contento di aver vissuto quella parte. Ora sono dall'altra parte".
È più difficile fare un gol o un pasticcino? "Fare un gol è più complicato".
© RIPRODUZIONE RISERVATA