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interviste
di Manolo Chirico - Alberto Cavasin, ex difensore e vincitore della Panchina d’oro ’99-’00, in virtù della...
di Manolo Chirico - Alberto Cavasin, ex difensore e vincitore della Panchina d’oro ’99-’00, in virtù della grande stagione alla guida del Lecce. Lo abbiamo intervistato e dalle sue dichiarazioni si capisce che per salvare la categoria servono tre elementi imprescindibili: qualità sugli esterni, possesso palla vorticoso e attaccanti abili negli inserimenti in verticale. Elementi che hanno sempre contraddistinto le squadre di Ventura.
Nell’attuale massima serie ha ancora senso il catenaccio?‘’Direi di no. In generale tutte le squadre fanno tanto possesso palla. Che resta però un fraseggio all’italiana. Diverso da quello spagnolo, dove si punta sul giro palla. Zeman ad esempio cerca la verticalizzazione veloce. Mentre il gioco di Ventura, se vogliamo, è più simile a quello del Barcellona’’.
Meglio il 4-3-3 o il 4-2-4?‘’Non dobbiamo fissarci troppo sui moduli. Le ali al giorno d'oggi sono fondamentali, soprattutto nel campionato italiano. Qualcuno fa anche il 3-5-2, ma il discorso tattico è simile per tutti. Sia chi lotta per vincere, sia chi lotta per salvarsi, in fase difensiva tende a tenere tutti gli uomini dietro la palla, mentre in avanti gioca molto corto’’.
Com’è marcare uno come Maradona, e cosa consiglia ai difensori?‘’Maradona è una persona che non scorderò mai. Era un buono. Di campioni ne ho visti, da Paolo Rossi a Van Basten, ma uno come Maradona non si può spiegare. Chi lo ha marcato lo ha odiato sul campo e poi amato. Oggi è difficile insegnare qualcosa ai difensori perché il mio calcio non esiste più’’.
Lei che ha giocato nella Spal, cosa ne pensa del fallimento?‘’È un vero peccato, perché l’intera città si identificava con quella maglia. Il tifo si tramandava di padre in figlio’’.
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