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12 Sep 1999: Giorgio Venturin of Atletico Madrid goes past Juanfran of Celta Vigo during the Spanish Primera Liga match at the Vicente Calderon Stadium in Madrid, Spain. Pic: Nuno Correia Mandatory Credit: Allsport UK /Allsport
Giorgio Venturin è entrato nel Torino all’età di 15 anni. Dai Giovanissimi alla Prima Squadra ha respirato l’atmosfera del Filadelfia e ha vestito i nobili colori granata. Poi, nel corso della carriera ha anche vissuto un paio di esperienze alla Lazio. Ma nella memoria di tutti gli appassionati granata, proprio oggi, resta il Venturin che fu protagonista della semifinale di Coppa Uefa tra Torino e Real Madrid di cui proprio oggi ricorre il 30esimo anniversario. In esclusiva su Toro News ci parla della partita dell’Olimpico e non solo.
Buongiorno Giorgio, siamo quasi giunti al termine del campionato: come giudica la stagione del Torino?
“L’annata del Torino è stata positiva. Il gruppo è cresciuto parecchio dall’inizio dell’anno. Juric ha fatto un bel lavoro. Manca ancora qualcosina per il definitivo salto di qualità che permetterebbe al Torino di avvicinarsi alle formazioni più blasonate”.
È la stessa disamina fatta da Juric. In quale zona del campo si potrebbe incrementare la qualità del Torino?
“In primo luogo si dovrebbero confermare i giocatori che si sono ben comportanti in questa stagione. Il primo della lista è Bremer. So che potrebbe ambire a squadre più importanti, ma confermarlo significherebbe dare un segnale. Lo stesso Belotti è rimasto fuori per parecchi mesi e non si sa quale possa essere il suo futuro. Se dovesse andare via, è evidente che bisognerebbe rinforzare proprio l’attacco”.
Parliamo di mediana e trequarti: Mandragora, Brekalo, Pjaca meritano l’investimento?
“Hanno fatto bene. Mandragora è stato anche sfortunato, avendo patito un infortunio. Credo che un investimento significativo in quella zona del campo sia stato effettuato con Ricci. Ogni anno bisogna mettere dentro un tassello, soprattutto se si vuole ambire a un miglioramento”.
Cosa si attende da Lazio-Torino?
“Sarà una partita difficile per entrambe. Le filosofie di Juric e Sarri sono differenti. Quella del croato è più conservativa e aggressiva, mentre quella del toscano si fonda sul possesso palla. Spero di vedere una bella gara”.
Nella sua carriera cosa ha rappresentato il Torino?
“Beh, per me il Toro è stato l’inizio della mia carriera. Senza il Toro non avrei fatto quello che sono riuscito a fare. Sono arrivato sotto la Mole a quindici anni e ho iniziato a giocare nei Giovanissimi. Ho sempre grande riconoscimento nei confronti di questo club. Tutti gli anni passati al Torino sono stati molto belli”.
Incide essere figlio del Filadelfia quando poi vestirai la maglia della Prima Squadra del Toro?
“Oggi il calcio è cambiato, partiamo da questa premessa. Le abitudini sono diverse rispetto a trent’anni fa. Chi, però, ha vissuto quel periodo storico sa che l’aria del Filadelfia era davvero unica. I ragazzi del Filadelfia sapevano benissimo che cosa fosse il vecchio cuore granata”.
Oggi il Torino può ancora pensare di crearsi la qualità in casa?
“Sì, non soltanto può ma oserei dire che deve. Serve un piano di investimento, da intendersi come un investimento vero e proprio e non come una spesa. Qualsiasi squadra dovrebbe ragionare in quest’ottica, da quella più grande alla più piccola. È chiaro che le più piccole, una volta che vendono un giocatore cresciuto nel settore giovanile, possono monetizzare e rinforzarsi”.
Venturin è sempre rimasto nel mondo del calcio...
“Sì, da parecchio tempo faccio l’osservatore per la Federazione e mi occupo della Nazionale A e dell’Under 21. Sono rimasto nell’ambiente e stando nella Federazione ho un ruolo privilegiato perché posso osservare giocatori di livello alto. Il progetto sta andando avanti da parecchio tempo e con le Nazionali giovanili iniziano a vedersi i primi risultati”.
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