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Giorgio Venturin con Beppe Gandolfo alla serata organizzata a Tigliole - foto Stefano Venneri
Quando parli di Giorgio Venturin, pensi a due squadre: il Torino e la Lazio. Entrato nel Torino da adolescente, è poi passato alla Lazio nel 1994. In granata sfiora le 200 presenze, in biancoceleste supera le 100. Ecco perché Venturin è a tutti gli effetti il più classico dei doppi ex di Lazio e Torino, squadre che si sfideranno sabato alle ore 18 presso lo stadio "Olimpico" di Roma. Oggi lavora come osservatore e interviene in esclusiva su Toro News.
Buongiorno Giorgio. Cosa deve a Lazio e Torino? "Beh, devo tanto, se non tutto. Al Torino sono entrato quando avevo 15 anni e vestivo la maglia dei Giovanissimi. Sono diventato grande al Torino e poi ci sono tornato a fine carriera. Con la Lazio ho vissuto gli anni straordinari dell'era Cragnotti: eravamo una grande squadra. Torino e Lazio sono state le due esperienze più significative della mia carriera, senz'ombra di dubbio".
Cosa si aspetta domani?"Mi aspetto una partita aperta. La Lazio sta vivendo il miglior momento della sua stagione, ma occhio al Torino perché ha una sua personalità. Mi voglio divertire: sarò allo stadio sabato sera e credo che sarà una bella sfida".
Per il Torino è un bene affrontare la seconda del torneo?"Sì, perché queste partite si preparano da sole e sono più facili da giocare per una squadra come il Torino che non ha grandi obiettivi in questo finale di stagione. Bisogna trovare le motivazioni volta per volta. La motivazione di affrontare la Lazio, seconda in classifica, in uno stadio affascinante come l'Olimpico può darti uno stimolo".
Si attendeva un Torino con un'altra classifica a fine aprile? "Sì, sinceramente è una squadra che ha fatto bene ma non benissimo. Manca sempre qualcosa per fare un leggero passo in avanti, per scalare un ulteriore gradino".
Juric ha dichiarato che è stata colpa sua e del suo staff e in qualche modo ha voluto giustificare la proprietà. Concorda con la strategia comunicativa del tecnico? "Secondo me, è una dichiarazione onesta. Juric si è dimostrato molto intelligente nella sua analisi. Non sempre è colpa degli altri, bisogna anche guardare quello che possiamo fare meglio noi. La società può arrivare fino a un certo punto, poi tocca a chi cura le cose di campo".
Ci sono più analogie o più differenze tra Claudio Lotito e Urbano Cairo?"Io penso che entrambi stiano facendo, a modo loro, grandi cose. Sia Lazio che Torino hanno una loro stabilità. Il Torino riesce a mantenere la categoria con costanza e senza difficoltà, mentre la Lazio è un passo sopra e può ambire costantemente alle Coppe Europee. Lotito e Cairo sono due tra gli ultimi presidenti vecchio stampo. Oggigiorno è sempre più difficile trovarne e quindi per la loro dedizione e per il loro impegno vanno applauditi".
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