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Otto anni in maglia granata e la grande gioia dello scudetto del 1976. Per Roberto Mozzini tornare ieri sera sul prato del Comunale, proprio nell’anniversario della gara con il Cesena che regalò al Torino il titolo di campione...
Otto anni in maglia granata e la grande gioia dello scudetto del 1976. Per Roberto Mozzini tornare ieri sera sul prato del Comunale, proprio nell’anniversario della gara con il Cesena che regalò al Torino il titolo di campione d’Italia, è stata una grande emozione. “Peccato siano già passati così tanti anni – ha dichiarato ai nostri microfoni il difensore - E purtroppo il Torino non abbia vinto ancora uno scudetto, lottando invece tra A e B. Mi auguro che il presidente possa mettere fine a questa odissea, cercando di combattere insieme alle altre almeno per fare qualche coppa e dare lustro alla squadra del Torino e ai tifosi”.
Sulla qualità della rosa attuale: “Io penso che qualche innesto lo si possa fare perché questa squadra così come è attualmente può rischiare di retrocedere ancora. Quindi, servono cinque-sei elementi di alto livello se vogliamo dare soddisfazione ai tifosi. Altrimenti bisogna sempre soffrire fino alla fine”.
C’è spazio poi per il ricordo di quel 16 maggio 1976: “Durante la gara eravamo già tutti felici perché stavamo assaporando lo scudetto a pochi minuti dalla fine. Poi è arrivata purtroppo quell’autorete che mi ha tolto un po’ il sorriso. C’era anche il rischio di andare a fare lo spareggio. Invece, è andato tutto bene, poi abbiamo festeggiato ed è stata una soddisfazione enorme visto che Torino era già parecchi anni che non vinceva lo scudetto. Vedere i tifosi attaccati alla squadra, con lo stadio pieno di bandiere, un’emozione molto grande”.
Il discorso si sposta sul sapore diverso di vincere con la maglia granata: “È diverso vincere con il Torino. Ha una storia dietro, si parte con il Grande Toro, con Superga e poi tutti quegli anni senza scudetto e senza neanche lottare per vincerlo. L’anno prima con Giagnoni avevamo già fatto bene e c’erano dei presupposti già buoni per poter vincere il campionato. Poi alcuni innesti, è arrivato Radice, c’era la squadra giusta al momento giusto. Si poteva poi vincere anche l’anno dopo, tre-quattro anni veramente alla grande”.
Infine, sulla sua esperienza granata: “Io sono venuto al Torino che avevo 17 anni e poi ci sono rimasto dieci stagioni. Il Toro è dentro di me, io sono un torinista. La prima cosa che faccio quando sono a casa è guardare cosa fa il Torino. Cerco di prendere in giro gli amici juventini, dicendo che il prossimo anno i sei punti se li scordano. Mi auguro che in qualche anno il presidente possa fare una squadra competitiva, che possa lottare per i primi cinque posti”.
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