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Esclusiva

Zoratto a TN: “Vanoli? Carattere da Toro. Non era fatto per essere un vice”

Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 
In esclusiva le parole dell'ex regista del Parma, nonché attuale tecnico dell'Under-16 azzurra. Con Zoratto Vanoli ha iniziato la propria carriera

Toro News vi porta in esclusiva le parole di una persona che conosce a fondo il nuovo tecnico granata Paolo Vanoli. Daniele Zoratto è una vecchia conoscenza del Torino: poteva diventare calciatore granata a metà anni Novanta, poi è stato per una brevissima parentesi vice di Mario Beretta in Serie B (stagione 2009/2010). Come detto, conosce benissimo Vanoli. L'ex Venezia è stato suo vice tra il 2010 e il 2013 nelle Nazionali azzurre Under-16 e Under-17.

Buongiorno mister. Chi è il suo amico Paolo Vanoli?"Paolo è un ragazzo che ha fatto un percorso importante, ha fatto la gavetta: è partito come osservatore, poi è stato mio vice nell'Under-16 e nell'Under-17 azzurra, dopodiché ha preso in mano le Nazionali giovanili in prima persona; è entrato nello staff di Ventura e ha avuto la forza caratteriale di andare in Russia, vincere una coppa, tornare in Italia, prendere un Venezia in difficoltà, salvarlo e infine trascinarlo in Serie A. Direi che è stato un percorso netto, non ha sbagliato un colpo".

Può essere da Torino?"Ha sicuramente un carattere da Toro. Non ho dubbi nell'affermare questo, anzi alle volte avrebbe bisogno di una parola per calmarsi un pochino. Paolo è molto caratteriale e sa farsi rispettare in ogni situazione. Sul campo l'ho un po' perso negli ultimi anni, ma i risultati parlano per lui. Avrà bisogno di capire la Serie A, una categoria non facile; la conosce come giocatore, non come allenatore. Si farà valere".

Sul campo l'ha un po' perso, però cosa può dirci dal punto di vista tattico?"Non è così rigido nelle sue scelte. Al Venezia è stato elastico, ha modificato la propria idea in base ai giocatori che aveva. La sua arma migliore è tuttavia il carattere: ha una volontà importante. Vi posso raccontare che quando era mio vice, veniva in camera mia in albergo e stava lì fino a mezzanotte e mezzo, ero io che lo invitavo ad andare a letto: avrebbe proseguito tutta la notte a parlare di calcio. Puntualmente si dimenticava le scarpe sotto il mio letto e al mattino gliele portavo in camera sua. Insomma, era uno che studiava molto già all'epoca". 

Avete fatto un bel percorso insieme. Che ricordi ha?"Insieme abbiamo raggiunto risultati di prestigio: siamo divenuti vice-campioni d'Europa con l'Under 17 e con l'Under 19. Con l'Under 19 i ruoli si erano ribaltati: lui capo allenatore e io vice su sua esplicita richiesta. Eravamo un team affiatato e siamo rimasti in buonissimi rapporti. Il suo percorso non mi stupisce, perché già al tempo si percepivano le sue capacità sul campo". 

Secondo lei, con Vanoli si va nella direzione della continuità rispetto a Juric?"Penso di sì. Anche Juric mi sembrava un tecnico caratteriale. Juric non lo conosco di persona, Paolo sì e posso assicurare che ha un carattere forte. Non deluderà da quel punto di vista, lo assicuro". 

Da calciatori avete avuto il Parma in comune."Sì. Lui era terzino, io regista. Abbiamo condiviso il club, seppur in epoche diverse".

Nel suo personale passato da giocatore ci poteva essere anche il Toro nell'ormai lontano 1995."Sì, c'è stata una brevissima parentesi. Un paio di partite in estate per un memorial. Ero a fine carriera, appena prima del mio trasferimento a Padova, dove mi salvai nello spareggio di Firenze contro il Genoa. Dopo quell'annata appesi le scarpe al chiodo. Penso che ogni atleta deve capire il momento in cui dire basta". 

Da allenatore invece c'è stato il Toro..."Sì, l'altra parentesi con Beretta non andò bene. Non avemmo molta fortuna, ci furono diversi episodi particolari". 

E fu lei a esordire in attesa dell'ok dei medici per mister Beretta."Sì, andai io contro il Gallipoli. Vincemmo anche e fu l'unica vittoria di quel breve periodo non felice. Erano anni burrascosi, secondo me l'aria è cambiata totalmente sotto la Mole".

Ha sentito recentemente Vanoli?"L'ho sentito prima dei play-off con il Venezia. Mi ero sentito in dovere di chiamarlo perché è stato in lotta con il Como per la promozione diretta, poi è stato beffato e quindi ho voluto rincuorarlo. Fu una telefonata di conforto. Sono contento per lui e per il suo percorso. Non mi aspettavo che facesse il secondo a vita, anche a grandi allenatori. Mi attendevo una sua carriera da capo allenatore e sta andando tutto molto bene". 

E l'esperienza con Antonio Conte non può che avergli giovato."Certo che sì, l'ha certamente arricchito. Però, non era fatto per essere vice. Paolo ha idee chiare per il suo futuro e lo sta dimostrando". 

Quanto gli è stato utile lavorare a inizio carriera nelle Under azzurre?"Utilissimo. Si vede un calcio di stampo internazionale. Si tratta di un periodo di formazione fondamentale per chi vuole fare l'allenatore. Si comprendono le caratteristiche dei giocatori e si respira un ambito internazionale. Inoltre, si studiano le altre squadre e la formazione non viene fatta solo in aula, ma anche e soprattutto sul campo". 

E poi si impara a lavorare con sportivi adolescenti, ambiziosi che hanno nel cassetto il sogno di diventare calciatori professionisti."Certamente. Con i nati nel 1997 abbiamo fatto gli Europei Under-19 e fu un'esperienza indimenticabile. Giocammo contro una Francia stratosferica, capitanata da un certo Mbappé, il quale nel giro di due anni si laureò campione del mondo con la Nazionale A. Questo per dire che le esperienze in campo nazionale si fanno. Paolo ha fatto il percorso migliore, al momento non ha sbagliato nulla. Speriamo prosegua così". 

Lei, tra l'altro, è ancora in Federazione."Sì, ormai sono qui da 14 anni. Sono attivo e alleno l'Under-16, ma ho passato un po' tutte le categorie, dall'Under 16 all'Under 19".