Le Voci

Gianluca Petrachi a TN: “Vi racconto come è arrivato Milinkovic-Savic al Toro”

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L’ex direttore sportivo granata in esclusiva: “Me lo segnalò il procuratore di Lukic. Mi colpì subito il suo talento naturale. Oggi è come un centrocampista aggiunto. E quelle piccole pazzie…”
Gianluca Sartori Direttore 

Il percorso che ha portato Vanja Milinkovic-Savic ad imporsi come uno tra i portieri dal miglior rendimento della Serie A è stato lungo. Arrivato sotto la Mole nel 2017, il serbo è passato attraverso panchine, difficoltà di vario tipo, errori evidenti, prestiti non troppo fruttuosi e critiche. Alla fine, hanno avuto ragione lui e tutti coloro che ci hanno creduto. Il primo tra questi è stato Gianluca Petrachi, il ds che, con l'aiuto del segretario Pantaleo Longo, lo ha portato al Torino. “Il presupposto fu l’acquisto di Lukic nel 2016 – racconta l’ex direttore granata -. L’operazione fu condotta in porto in collaborazione con il procuratore di Sasa, Ivica Pavlovic, un agente molto attivo e presente sul mercato serbo. Fu lui a segnalarmi la situazione di Vanja. Lo aveva preso il Manchester United, che però non riuscì a tesserarlo per difficoltà burocratiche dovute al suo status di extra-UE, secondo me anche per un eccesso di superficialità. Per Vanja fu un periodo difficile, perché passò mesi senza giocare. Lo United, vuoi per questo problema burocratico e vuoi per altre valutazioni, di fatto scartò il ragazzo, che andò a giocare al Lechia Danzica”. Tra fine 2016 e inizio 2017 il Torino entra in azione: “Iniziai a seguire Vanja nel campionato polacco. Ovviamente si notava subito la prestanza fisica. Però io percepii anche una grande naturalezza nello stare in porta: faceva tutto in modo istintivo ma efficace. Certo, c’erano limiti tecnici, ma erano dovuti alle origini della sua carriera. Informandomi sul suo passato, infatti, scoprii che Vanja da ragazzino giocava centravanti, e che solo successivamente aveva iniziato a fare il portiere. Per forza di cose, dunque, la tecnica da portiere non poteva essere purissima. Così, a differenza del Manchester United, io credetti fin da subito nel giocatore, confidando nel fatto che in Italia - vista la qualità dei nostri preparatori dei portieri - avrebbe potuto colmare le sue lacune”.

Petrachi: “Ecco le particolarità del trasferimento di Vanja al Torino”

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Petrachi racconta come andò la trattativa: un’abile operazione di mercato che ha visto il Torino bloccare il giocatore “ora per allora”, con una particolarità più unica che rara, ossia l’arrivo anticipato del portiere rispetto alla data di tesseramento. “Ai tempi della trattativa con il Lechia Danzica, il ragazzo non aveva ancora il passaporto spagnolo e noi, al Toro, non potevamo più prendere extra-comunitari per la stagione in corso. Così abbiamo inserito nell’accordo una clausola specifica: se il documento fosse arrivato entro il 31 gennaio 2017, noi lo avremmo tesserato subito; viceversa, lo avremmo tesserato dal 1° luglio 2017. Si è concretizzato questo secondo scenario e abbiamo bloccato Vanja per la stagione successiva. In più, nell’ambito della trattativa, abbiamo ottenuto anche la possibilità di portarlo al Toro, solo per gli allenamenti, in anticipo, già dal mese di marzo 2017, per evitare il rischio di infortuni e per permettergli di ambientarsi nel calcio italiano”. In quel momento, il tecnico granata era Mihajlovic: “Anche Sinisa capì che Vanja aveva del potenziale, e che valeva la pena di stargli addosso per farlo crescere. Così decisi di portare in prima squadra il preparatore Paolo Di Sarno dalla Primavera per affidare Vanja alle sue mani, chiedendogli di lavorare sulla tecnica”. Nel 2017-2018 Vanja raccoglie quattro presenze in gare ufficiali al Toro, come vice di Sirigu. Nell’estate 2018 il club granata prende così la decisione di mandarlo in prestito. “Vanja aveva bisogno di giocare e di sbagliare, magari in piazze con meno pressione”. Inizia una girandola di prestiti: Spal, Ascoli e Standard Liegi. In nessuna di queste esperienze, tuttavia, Vanja riesce ad imporsi. Torna a Torino accompagnato da diverse perplessità: nel 2020-2021 fa ancora il vice di Sirigu.

Petrachi: “Vanja era un po’ matto, ma non è mai stato maleducato”

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Nel frattempo, nell’estate del 2019, Petrachi lascia il Torino. “Ma anche nel mio ultimo periodo al Toro ho sempre detto a Cairo che valeva la pena dare fiducia a Milinkovic-Savic, rinnovando il suo contratto. Il presidente lo può confermare. Oggi il Torino si ritrova un portiere che, secondo me, è come un centrocampista aggiunto. Con la facilità di calcio che ha, può fare lanci precisi e lunghi quaranta metri. Non si trovano tanti elementi così in giro”. Quest’anno i passi in avanti si sono visti anche nei calci di rigore: nel 2024-2025 ha fin qui parato quattro rigori, due in più di tutti quelli che aveva intercettato negli anni precedenti al Torino. “Secondo me, oltre al fatto che sicuramente c’è dietro uno studio dei rigoristi avversari, la svolta è stata questa: se analizzate i video dei penalty parati, lui aspetta sempre l’ultimo istante per scegliere la direzione dove buttarsi. In passato era più esuberante e dava più indizi al rigorista, forse troppo convinto di poter arrivare ovunque grazie alla sua stazza; non solo sui rigori, ma anche nelle uscite alte”. La personalità a Vanja non è mai mancata, ed è stata l’arma che gli ha permesso di resistere ai momenti peggiori. “Quando era più giovane era un po’ matto. Non è mai stato uno stupido o un maleducato, ma a volte eccedeva nei comportamenti. Ricordo che qualche multa gliela feci pagare, ad esempio quando lanciò un paio di palloni fuori dal Filadelfia perché aveva preso un gol che non avrebbe dovuto prendere. Ma al di là di questo l’ho sempre supportato perché ci credevo. Poi con lui è stato bravo anche chi è arrivato dopo di me, non lo metto in dubbio”.

Petrachi: “Al Toro non ho quasi mai buttato dei soldi”

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Dal 2021-2022 il Torino fa la scelta di affidare a Vanja il ruolo di portiere titolare. Fin da subito, non sono tutte rose e fiori. “Già ai tempi di Juric avevo visto dei miglioramenti evidenti. Ma il ragazzo ha sempre avuto sulla sua testa una spada di Damocle: a lui non venivano perdonati errori che spesso si vedono fare ad altri portieri. Sovente non si ha pazienza di aspettare i giocatori. Con lui il Torino è stato bravo e ora si gode un portiere che ha davanti ancora molto futuro: la porta del Toro può essere a posto per dieci anni, oppure c’è la possibilità di realizzare una bella plusvalenza”. Milinkovic-Savic è solo l'ultimo esempio di giocatori presi sotto la gestione di Gianluca Petrachi che, negli anni successivi, si sono valorizzati, diventando un patrimonio tecnico ed economico del club. La lista è lunga e comprende nomi come Bremer, Lukic, Singo, Maksimovic, Zappacosta, Immobile e molti altri: “Nei miei dieci anni al Toro ci sono state scommesse che non hanno pagato, ma va considerato che quasi tutte queste sono state a costo zero o quasi, ad esempio Carlao - chiosa il direttore sportivo -. L’unico giocatore su cui sono stati messi soldi che non sono poi tornati con gli interessi è stato Sanchez Mino. Per il resto, sono contento dell'operato svolto nell'interesse del club”.

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