Alcune sensazioni vissute nel passato rischiano di rimanere spesso dimenticate in un angolino della nostra memoria. I trascorsi del mese di maggio del 1992 sono invece un ricordo ancora vivo e forte. La mente corre spesso ai giorni dell’attesa, con un po’ d’invidia per quanto fosse bello ai tempi pensare solo ed unicamente al Toro e a quella partita. L’eccitazione della festa e l’inconsapevolezza di vivere un momento che non si sarebbe mai più ripetuto. La sera della diretta televisiva da Amsterdam, lo smarrimento per non aver vinto la Coppa. I giorni a seguire vissuti in confusione. Il dolore, la frustrazione, in alcuni frangenti semplicemente l’apatia. Il doveroso richiamo alla realtà per l’esame di maturità che incombe. “I problemi nella vita sono altri, concentrati sul tuo futuro” mi sentivo ripetere a casa. Piangevo dentro di me, ma mi trattenevo dal farlo vedere. Non rimaneva che cercare un contatto con chi poteva capire, stringersi attorno alle persone che sanno e che ti comprendono perché stanno vivendo le stesse sensazioni per colpa di una squadra di calcio. La domenica successiva, il Toro gioca a Bergamo la penultima di campionato. Ci fu una dimostrazione di affetto verso la squadra che non ebbe uguali. Il Toro vince, domina, segna anche Pasquale Bruno che si congeda con un gol davanti ai suoi veri tifosi. Fu una prova di forza e solidità. Ne parlavano tutti. Era una squadra destinata a vincere. Infine, l’addio di Lentini sette giorni più tardi, al termine di una goleada all’Ascoli. Il terzo posto in classifica. La fine di un sogno.
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