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A Cavaria City c’è…

A Cavaria City c’è… - immagine 1
di Mauro Saglietti
Redazione Toro News

Ciao a tutti. Facciamo un esperimento, vi va? Dal momento che la tecnologia 3D è ormai all'avanguardia, sta prendendo piede ad ampie falcate quella 4D, capace non soltanto di stimolare le nostre capacità sensoriali, ma anche quelle olfattive. Ad un certo punto dell’articolo, vi verrà chiesto, con uno sforzo di fantasia, di immaginare un “profumo” particolare. Vediamo se, pur senza nominarlo mai, questo articolo riuscirà nel portento di evocarlo, basandosi anche sulla descrizione delle mirabolanti immagini di quel momento.

In settimana.- Ma dai… ma cosa vuoi che gliene freghi a quelli di noi… hanno altro a cui pensare…- Hhhhm…- Davvero, cosa credi? Mica è esistito un complotto… Le colpe sono sempre e solo nostre…- Hhhhm…- Ma perché dici “Hhhhm”? Hai ingoiato un’anguria?- Hhhhhm… Anche vent’anni fa era colpa nostra? Anche trenta?- Ma sì, tutte balle. Quelli sono Signori. Sono tutte storie le nostre…Sarà.Comincio a pensarci.  Può darsi che io non abbia capito niente. In fondo una persona può sbagliare, no? O no? O sì? Boh, ci penserò ancora

 

Al telefono- Guarda, noi dovremmo smetterla di pensare sempre a quelli là…- Hhhhhm…- Ma sì, quando impareremo a guardare in casa nostra sarà sempre troppo tardi… viviamo di vittimismi…- Hhhhm…- Dobbiamo essere concentrati su noi stessi, anche questi continui cori…- Hhhhhm…- Ma perché dici sempre “Hhhhm"? Hai ingoiato un melone?- Hhhhhm… ci penso… ciao.CLICK

 

Al bar- Ha visto? Ne parlano tutti i giornali?- Hhhhhm…- E’ una cosa all’avanguardia, ha visto le foto? E’ su tutte le prime pagine…- Hhhhhm…- Ieri ne ha parlato il TG3 a lungo, oggi persino il Sindaco ha detto che è meraviglioso…- Hhhhhm…- Ma perché dice sempre “Hhhhhm” ha ingoiato un Ananas?- Hhhhhm… Così ne parlano tutti, eh?- Ma certo, dobbiamo esserne fieri, è un’occasione per la città, darà impiego, farà circolare l’economia…- E non corriamo il rischio di essere tagliati fuori dall’Europa, magari – penso sarcastico mentre me ne vado dal bar.Boh, il mondo è andato alla rovescia. Non ci capisco molto. E’ come prendere un sentiero sbagliato in montagna e ritrovarsi su una pietraia.Ma sì, in fondo mi convinco che hanno ragione.Ho passato gli ultimi 35 (mi risparmio l’infanzia) anni a immaginare complotti fatti, di commesse sottratte alle fabbriche di Togliattigrad, pressioni esercitate sulle dirigenze, di arbitri venduti alla loro ultima gara in carriera, di palloni che avevano oltrepassato la linea di porta di mezzo metro, di stadi sottratti alla Casa Madre in fase di costruzione e poi da quest’ultima reclamati e avvinghiati sotto il peso di minacce di fuga da Torino, ho immaginato dossier che arrivavano dall’Australia con cifre, numeri e fatti, fallimenti pilotati per la nostra società…Che scemo sono stato.Proprio un ingenuo.Sì, devo essere superiore.Capisco che ho gettato alle ortiche la mia vita, catalizzando il mio odio su un qualcosa che comunque non lo meritava. Penso a come sarei stato, all’uomo migliore che sarei potuto diventare, più tollerante, soprattutto sportivo, se mi fossi comportato con meno astio e prevenzione, nei confronti di una realtà sportiva meritevole e soprattutto molto amata.Sono un uomo nuovo, lo sento.

 

Giovedì sera, Centro Commerciale, Mediaworld.Sto cercando un televisore, un buon televisore.Ho la testa confusa, continuo a ripensare ai miei sbagli e all’aver sprecato il mio tempo.Ma c'è qualcosa che continua a tormentarmi.Sono giorni che qualcosa mi angustia, dal profondo della coscienza, un qualcosa che un tempo avrei considerato come un’ingiustizia feroce, e che ora sto cercando di valutare sotto l’ottica della mia nuova persona.Nello stesso tempo immagini del passato continuano ad ossessionarmi e si sovrappongono al blaterare allucinante di questo tipo che mi parla del televisore, un modello nuovissimo, addirittura 4D, capace di far percepire all’utente anche gli odori della scena inquadrata.Ho la testa che scoppia, le piacevoli immagini del tv si alternano a scariche dei miei ricordi.Sul video dei miei occhi vedo come delle scariche elettriche.Sto andando via, in un posto lontano, mentre lo sguardo si perde.

 

Giovedì sera, Mediaworld, di fronte al televisore, ma con la testa nel passato.Deve essere il 1975. Sono seduto sul sedile posteriore della 500.E’ primavera inoltrata.In mezzo alla strada ci sono alcuni ragazzi con una bandiera.Mia madre apre il finestrino, si sporge e gliene dice di tutti i colori.Insulti atroci. Che cosa hanno fatto questi ragazzi per fare arrabbiare la mia mamma?Devono essere proprio brutti brutti…

 

Giovedì sera, Mediaworld, di nuovo con la mente al presente- …e, come le dicevo, ora è possibile collegarsi direttamente con questo fantastico stadio e approfittare delle sue mille telecamere! Le sembrerà di toccare l’erba, di sentire le voci degli amici tifosi e…Tutto molto bello, ma sono confuso. Il ricordo di poco prima mi ha spiazzato. va a cozzare con le mie nuove convinzioni spirituali… Dove sta la verità?Una nuova scarica di elettricità.Ora il presente stride fortemente.Un’altra.Chiudo gli occhi, sono di nuovo nel passato.

 

Giovedì sera, Mediaworld, di fronte al televisore, ma con la testa nel passato.E’ il 1977.Sono in macchina con mio padre.Stiamo tornando dalla campagna, ma ci ritroviamo imbottigliati nel traffico che defluisce dallo stadio.C’è un’850 verde acqua alla nostra sinistra, dalla quale sporge una sciarpa aliena.- Dio mio – esclama mio padre – non posso neanche guardare… poi si volta verso di me ed esclama – Se tu sapessi… se tu potessi capire anche solo la metà di quanto mi danno fastidio quei colori…Poi si volta verso l’850.Ma chi è questa gente che disgusta mio papà? Non ho mai visto quella smorfia di disprezzo nei suoi occhi…

 

Un’altra botta di elettricitàOra ho di fronte soltanto il volto di mio nonno, che si china per raggiungere la mia altezza, mi guarda fisso negli occhi e mi dice: Ricordte sempre che nui auti suma cuj del Tor!Viaggio, volteggio nel tempo, e la mia mente mi fa comprendere che questi erano i pensieri delle persone che mi hanno voluto bene.Però continuo a chiedermi come sarei stato se fossi diverso.

 

Giovedì sera, Mediaworld, di nuovo al presenteSono stravolto.Sto fissando le immagini, la cerimonia, il pubblico.Sì, devo convincermi di essere un uomo diverso.Devo resistere ai ricordi!Fisso di nuovo le immagini…Assumo quasi incantato una espressione tra l’ebete e il sognante.Di fronte a me, sempre più reali, le immagini del televisore.- Minghia… - sussurro- Come dice, scusi? – fa l’inserviente, interrotto nella sua disquisizione tecnica- Minghia… ggjuve… - continuo – Facci un goals…- Eh eh… lo sapevo che questo televisore sarebbe stato capace di farle provare grandi sensazioni… e ora… l’effetto  4d! Odori! Inspiri a pieni polmoni il profumo che si propaga da quel luogo di sogno…Inspiro.

 

QUESTO E’ IL MOMENTO DELL’ESPERIMENTO, CARI AMICI.RIUSCIAMO TUTTI INSIEME A CAPIRE SE QUESTO E’ VERAMENTE UN ARTICOLO 4D? SE DA QUESTO PASSAGGIO SI PROPANA UN SOAVE PROFUMO?E SE SI’, QUALE?

 

Giovedì sera, MediaworldE’ come ricevere un pugno nello stomaco.L’odore acre e terrificante penetra nei polmoni e ne viene immediatamente espulso con repulsione, mentre le scene del passato tornano ad accavallarsi sulla mia vista, sempre più veloci.- Gasp… Facci un goals… - mormoro portandomi una mano alla gola e sbarrando gli occhi.- Che ha? Si sente male? – mi chiede il tipo.Io però non riesco a respirare, tanto è intenso e devastante l’effetto 4D che esce dal tv.- …Gjuve… goals… - mormoro ancora barcollando con la respirazione bloccata, mentre l’inserviente continua a non capire e non sentire.La vista si oscura e sempre più frequenti tornano le immagini dei miei genitori in quei giorni, di mio nonno.

Ricordte sempre che nui auti suma cuj del TorRicordte sempre che nui auti suma cuj del TorRicordte sempre che nui auti suma cuj del Tor!

E poi si sente un CRACK.Non ci sono più immagini dal passato.Ma il presente è cambiato.Io sono cambiato.Sono tornato quello di sempre.Faccio ancora fatica a respirare, ma il mio sguardo è severo.Pieno di disprezzo.E mi pianto di fronte all’inserviente.- Questo televisore fa schifo – esclamo.- Ma come? Ma non…- Guardo le immagini, ma vengo assalito da un moto di ribrezzo. Un film di Romero (quello degli Zombie, non il nostro beneamato) mi farebbe meno impressione.Indietreggio terrorizzato. Se avessi un crocifisso lo userei. Immagini di orrore puro, per giunta in più dimensioni.Ho uno scatto di rabbia, mentre mi passo un fazzoletto sulla bocca.- Ma lei non sente niente? – chiedo incazzato all’inserviente.L’altro scuote la testa ingenuamente.Mi prende un dubbio.- Scusi, ma per che squadra fa il tifo, lei?Non lo lascio finire.Mi basta sentire che inizia a dire Minghia per capire.Scuoto la testa con disprezzo, e glielo dico anche.Tre parole – Lei è proprio un…E poi scappo via, da quei suoni alieni, da quell’aria, respirabile solo per chi ne è parte integrante.Ed il pensiero di quello che sarei potuto diventare, quasi mi fa gridare.

 

Giovedì sera, Centro CommercialeTiro lunghi respiri.Come ho potuto, penso, passandomi una mano sul volto?Come ho potuto durante l’ultima settimana, mettere in dubbio i valori sui quali ho costruito la mia vita?Ma brutto scemo che sono! Mi ripeto mentre torno al mio solito essere, benché un briciolo di confusione non mi abbandoni.Ho passato la mia vita a capire che cosa fosse il bene e quale fosse il male. Fortunato e al tempo stesso maledetto, perché nella nostra città è sempre stato così vivido, esplicito, arrogante e plateale.Ed io ho osato anche solo per un attimo mettere in dubbio questa cosa, quando per anni è stata il metro per distinguere tra amici e falsità, tra lealtà e tradimento, tra tolleranza e sopraffazione.Barcollo lungo il centro commerciale.Probabilmente ci sono altri ricordi che premono.Ma tutto mi sembra triste e piccolo.In quell’istante suona il telefono.E’ Walter.

 

Giovedì sera, Centro Commerciale, appoggiato a una balaustra.La gente sfila ignara.E’ una vita che la gente sfila ignara, di fronte ai miei pensieri.Questa almeno è qui e non è là.Perché se fosse là, sarebbe peggiore.La voce di Walter è rabbiosa, quasi animalesca, e si scontra con la mia stanchezza.- Devi fare qualcosa... dobbiamo fare qualcosa contro questo schifo!Faccio ciondolare la catenella della chiavetta Usb, lentamente.- E cosa possiamo fare? Io e te? Dove troviamo le parole che non siano ancora state scritte?- Non lo so… possiamo, dobbiamo unire le forze. Ho il sangue che ribolle…Faccio la parte del disilluso.- E cosa gli diciamo? Di nuovo la solita storia che va dal Delle Alpi in avanti? Con date e avvenimenti? Tanto non la leggono, Walter... si fermano prima. Preferiscono la strada più semplice, quella del luogo comune. E’ così, non possiamo farci niente.- Io qualcosa faccio… un qualcosa di rabbioso! Uno sfogo! Ma ti rendi conto che apparato di leccaculi c’è? Una grancassa mediatica da far spavento…Walter ha ragione. Ma come puoi fare uscire parole, quando gli altri confondono il disprezzo per invidia?Sto quasi per dirgli – Walter… e se avessimo semplicemente… perso? Se semplicemente loro fossero stati più forti di noi…? Con tutto il potere e l’arroganza mediatica e non… forse abbiamo fatto tanto a resistere fino a questo punto…Vorrei dirglielo.Ma non lo faccio, perché abbiamo già messo giù la comunicazione.E forse è meglio così.Tossisco un paio di volte. Quell’orrore sembra essersi aggrappato ai polmoni. Mi guardo alle spalle.Ho quasi paura di vedere uscire quel fetido blog dal televisore, come un The ring, mille volte più nauseabondo.Altra elettricità.Che non sia ancora finita?

 

Giovedì sera, Centro Commerciale, verso il parcheggioNon essere un giornalista, ha qualche vantaggio.Ad esempio poter dire quello che si pensa.Fateci caso. Più si sale nella scala ufficiale, più si è in vista, più ci si adegua alle versioni ufficiali. Oppure ci si adagia sulla grancassa inversa, del “Certe cose non si possono dire”.Certo.E allora tu come fai a farglielo capire?Come fai a far capire il senso di questa storia alla gente che vive lontano, e che è stata investita dalla propaganda delle immagini stroboscopiche?Come fai, ancora una volta, a far comprendere alle persone, che questa sera si è celebrata la fine di una battaglia iniziata 25 anni fa, quando qualche sciagurato decise che il Comunale non andava più bene?Sono stati 25 anni di battaglie, per le quali siamo stati noi a fare le spese, e non solo economiche.E’ tutto riassumibile, documentabile, ne scriveva già, inascoltato, Manlio Collino nel 1995.Come fai, quando anche vicino a te, crede che queste siano tutte balle?Quando ormai si è così concentrati sull’avversario di turno, sia esso un presidente o un avatar, da aver ormai perso irrimediabilmente il senso di coesione?Pensateci bene.Pensate una cosa del genere 25 anni fa… Ci sarebbe stata una rivolta sociale.Invece no. Ci hanno tolto tutto poco per volta, un pezzo al giorno.Purtroppo venendo a mancare l’essenza catalizzante del nostro essere, frantumato a colpi di presenti nefasti, gli altri, gli alieni, hanno e avranno vita facile.Che non significa per forza gloriosa.Davvero, come fai a far capire alla gente distante che tu non sei come quelli lì.O che Torino, o quello che ne rimane, non è soltanto quella roba lì, diversa, lontana?Che dietro alla storia di stasera ce n’è un’altra nascosta?E che tutto quello ti fa profondamente schifo?

 

L’aria umida della sera mi confonde i pensieri e torna a farsi sentire una musica lontana.Ripenso alla loro astronave. Al loro ipermercato, ai lumini che ora possono comprare per le coreografie, alle carote già esaurite...Ma sì, che ci abbiano messo quello che vogliono, ci mancano solo le maniglie, i sedili e magari anche lo sciacquone, va…Lo sciacquone? Cosa ho detto?Perché mi è venuta in mente quella parola?Da dove arriva la musichetta, ancora più forte?Oddio, una nuova scossa…E poi vado via.

 

Molti anni faSono bambino. Con altri bimbi.Corriamo per strada felici. Abbiamo appena battuto a pallone altri bambini gobbi.Ci mettiamo a cantare ridendo la musica di una pubblicità di allora, che qualcuno aveva modificato.

A Cavaria City c’èC’è la juve nel bidet,tiri l’acqua e guardi giù,e la juve non c’è più!

Quanto ridevamo, correndo, quel giorno…

 

Giovedì sera, Centro Commerciale, parcheggioComincio a ridere, quasi come allora.Mi devo fermare e appoggiarmi a una macchina.Sghignazzo.Forse era in quei momenti la spiegazione.In quella corsa da bambini.In quella ingenuità gioiosa, ma così forte, così sarcastica, così reale e vera.Quanta saggezza in quelle parole, era già tutto lì…Possibile che fosse stato un flash-forward, o qualcosa di simile?Continuo a ridere, canticchiando, e mi avvio verso la macchina.

tiri l’acqua e guardi giù,e la juve non c’è più!

Una signora mi vede sghignazzare.La saluto, spaventandola, poi me ne vado via fischiettando, mentre lontano si sente ancora l’ultima eco della strofa che canto sommesso.

e la juve non c'è più

Cari amici, grazie per avere partecipato a questo esperimento multimediale e multisensoriale. Come avete visto, è molto facile descrivere certe cose o farne odorare altre senza quasi mai nominarle, specialmente quando la sostanza profonda delle due è praticamente la medesima. Questo racconto è dedicato a Giulia, la figlia dei miei cari amici Walter e Francesca. Ciao piccola. Mauro Saglietti

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