Domenica 22 marzo 2009. Caro Diario,è arrivata anche la Primavera.Noi invece siamo piombati definitivamente nell'Inverno.Hai presente gli inverni seri, quelli con tanta neve e con tanto ghiaccio? Tutto sembra immoto.Tanto che se l'occhio coglie un qualsiasi movimento quasi ne rifiuta l'idea.E' stato tutto strano oggi... anche se il copione era già stato scritto, letto e riletto.Arrivare allo stadio è stato strano, per esempio. Non c'era il solito movimento.Quasi silenzio.Boh, ho pensato, vista la giornata la gente avrà preferito andare al mare o in montagna.Posso biasimarli? No, assolutamente.E poi la solita e sempre bella sequenza di amici incontrati ed abbracciati, due battute ma nervosismo sotteso alle risate.Quasi silenzio.Proprio così.Poi lì, là, lera.Il quasi silenzio sugli spalti che lentamente si decoloravano.E poi l'uscita dallo stadio.Uno sciame dal brusio compatto, dalla rabbia compatta, dal cuore compatto (che qua e là, nella storia, riceve spesso e poco volentieri stilettate e nessuno è in grado di spiegare come faccia a reggere).Pensa un po'... ho anche incontrato mamma e papà!Uscivano dalla Maratona vestiti di granata, con il cuscino granata sotto braccio, entrambi hanno spalancato le braccia in segno di resa granata, papà ha raccontato di un litigio granata avuto sulle gradinate, mamma ha detto di essere riuscita a tenerlo sotto controllo granata.Ho rivisto anche Lara in una delle sue rare trasferte a Torino. Sembra sempre una ragazzina, le brillano sempre gli occhi. Ci siamo conosciute quando lei ormai era andata ad abitare lontano da qui. Ciò non le impedisce di essere uno dei cuori granata più cristallini che conosco. Nonché un'Amica. Nonché Lara, semplicemente Lara. Chissà quante partite abbiamo visto una a fianco dell'altra quando eravamo bambine... a proposito dell'infanzia: voglio raccontarti di quando ero bambina, di quando andavo alle elementari.Io adesso ho bisogno di conforto ed è il passato è confortevole.Che tempi, che tempi... ascolta:
mondo granata
A me non importava
1971-1972Prima elementare: grembiule per le bimbe, casacchina per i bimbi. Lo stesso colore per tutti: azzurro elettrico. Anche il colletto: bianco, per tutti. Niente fiocco, grazie al cielo. In classe i bimbi sono quasi tutti gobbi. Noi granata siamo pochi.A me non importava.Il Toro intanto vola e finisce il campionato in terza posizione.I gobbi ci scherniscono. Già da piccoli boffonchiano i loro forzagiubbeziofa senza sostanza. Già da piccoli noi granata facciamo muro, pochi contro la moltitudine, e sempre ci distinguiamo per la rabbia feroce che va di pari passo con la consapevolezza di essere diversi. Diversi e più belli. Belli e dannati, come ci avrebbe definiti uno di noi qualche anno dopo. Dolce, dolce dannazione. Dannazione di consapevolezza, quella detta sopra. Consapevolezza di essere eredi di un sogno. Il Toro vola in terza posizione e i gobbi vincono lo scudetto.A me non importava.
1972-1973Seconda elementare: grembiuli e casacche. Sai che cosa accade? Carlo ha deciso che non tiferà più Milan: ha scelto di diventare del Toro. Evvai, amico!!! Carlo non si pente di essere diventato granata anche se alla fine del campionato il Milan si classifica secondo, il Toro sesto ed i gobbi... ah, be': forzagiubbeziofa. Immutabili come il Vaticano.A me non importava.
1973-1974Terza elementare: sì, azzurro elettrico, colletti bianchi. Anche Marco, interista, si unisce al coro degli 'ziofa'. Quanto sanno essere beceri i bambini...A me non importava.Noi andiamo allo stadio con mamma e papà o solo con papà. A me piace che ci siano anche le donne allo stadio. Alcuni dicono che non capiscono nulla di calcio.A me non importava.Quando mia madre parla di calcio gli uomini rimangono a bocca aperta. Ed io esclamo: "Ah!". Il Toro finisce quinto e i gobbi... Ah! Niente scudetto: per quest'anno ciccia. Anzi: cicca cicca cicca! Per simpatia ciccaciccacicca batte forzagiubbeziofa due a zero. I gobbi ci stuzzicano ugualmente.A me non importava.Anche perché si sente nell'aria il profumo di cielo che di lì a poco coprirà il tanfo (che puzza che tanfo la giubbe entra in campo, sic....)
1974-1975Quarta elementare: basta con il grembiule, voglio anche io la casacchina. Il timido Maurizio D. confessa di essere del Toro: prima non osava, aveva paura di essere preso in giro. Ma sente anche lui il profumo di cielo e si fa coraggio. Dai, Maurizio, non avere paura: insieme siamo come un pugno chiuso. I forzagiubbeziofa diventano forzagiubbeminqiaziofa: cresciamo, impariamo nuove parole. Noi. Loro mica tanto... però sono aggressivi, cattivi. Le parole cattive di un bambino hanno lo stesso potere di un bisturi.A me non importava.Sesti, di nuovo sesti. E loro campioni d'Italia. Compaiono le prime sciarpe, le nostre, e durante l'intervallo ci mettiamo in cerchio, noi della tribù, noi del clan, e leviamo il coro dedicato al nostro Idolo, il nostro Dio, il nostro Guerriero: Pao-lo Pu-li-ci, Pao-lo Pu-li-ci! Nell’intervallo scoppiano spesso risse… che più che risse sono baruffe e finivano sempre nello stesso modo: i conigli scappavano ma i loro insulti rimanevano lì, pesanti.A me non importava.
1975-1976Quinta elementare: sempre casacchina. Spesso la sciarpa granata al collo. La nonna ne aveva fatta una solo per me con la lana ed i ferri grossi. Ce l'ho ancora adesso, dopo più di trent'anni. E' quella di cui ti ho già parlato. I Forzagiubbeminqiaziofa sono sempre più prepotenti ma le partite che si dipanano come una matassa troppo a lungo trascurata fanno capire a noi che, sì, è proprio profumo di cielo quello che sentiamo, e a loro che, sì, è cosa buona e giusta che inizino a stare un po' zitti. Ogni tanto si danno di gomito ed azzardano, sottovoce (conigli), una frase contro il Toro.A me non importava.E finalmente arriva Il Giorno. Il giorno in cui terra e cielo si ricongiungono. Ma soprattutto il giorno dopo. Il lunedì. Spariti. Conigli maledetti. Spariti. Siamo bambini e ridiamo felici, inebriati dal momento, portatori sani della follia e dell'orgoglio granata, tedofori del sogno di tutti i vecchi che piangono per strada e saltiamo come cavallette impazzite per la gioia. Un coniglio si veste da jena in quel giorno: "Sì, sì, andate a festeggiare a Superga. Magari vi schiantate un'altra volta." In un altro momento gli sarei saltata agli occhi ma in quel giorno... a me non importava.A me non importava!
A me non importava di godicchiare come capitava a loro, a me non importava di avere la strada spianata, a me non importava di essere sicura del risultato, a me non importava niente di tutto questo.A me importava di vivere sul filo del rasoio fino all'ultimo.Ed anche quando il rasoio si piantava sui polsi e dentro al midollo a me non importava.Io sapevo chi ero.
Questi erano i miei tempi da bambina. Speravo con tutto il cuore che anche ai miei figli capitasse di percorrere i loro primi anni di vita in un momento di ascesa ed invece no.Pazienza, che cosa ti devo dire? Pazienza.Quella pazienza che ho visto anche oggi negli occhi di mamma e papà.
E pazientiamo. Qualche cosa succederà. Nel bene o nel male qualche cosa succederà.Nel bene? Nel male. Pazienza. E tanta calma.
Ora mi/ci aspettano due settimane di discussioni per lo più inutili così come è stato inutile questo pomeriggio.
E poi via di corsa verso nuovi traumi. Perché, non so gli altri, ma io, io... io non riesco a pensare ad altro se non alla discesa verso gli inferi che stiamo compiendo. Ad un certo punto finirà 'sta maledetta caduta, no?Se qualcuno vedesse che rimango per terra tramortita, abbia la pietà di avvertirmi quando si ricomincia a salire. Le forze le ritroverò da sola, sono molto brava in questo tipo di mestiere.
Fatemi un fischio e mi rimetto in marcia. Anzi no, lasciate perdere: mi rialzo da sola e tirerò la cordata. Anche questo è un mestiere in cui me la cavo. Tanto so come va a finire... anche oggi (oggi!) sono scese due lacrimucce al goal di Bianchi. Ed ero pronta a spaccare il mondo. Io.
Toro, dimmi dove stai andando: non posso permettere che tu ti perda nel Nulla. Forza.
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