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“Potremo seguire la funzione? E i giocatori? Li vedremo?”. Domande ricorrenti in uno strano pomeriggio del 4 maggio. La funzione però è all’interno del Filadelfia a porte chiuse e nel piazzale davanti allo stadio con il passare dei minuti aumenta il numero di persone in attesa. Ci sono persone di tutte le età, dai bambini agli anziani. Tutti raccontano cosa sia per loro il 4 maggio, tutti parlano della stagione in corso. Tutti vorrebbero poter vivere il 4 maggio normalmente, con l’augurio di poterlo fare presto. Poi da fuori si sente la tromba suonare, la funzione finisce e l’attesa pure. Dei giocatori però non c’è traccia.
L’INCONTRO - Un tifoso allora scavalca la recinzione del Fila e da fuori si levano le urla di tutti gli altri. Piccolo momento di tensione. La rabbia è per non aver potuto assistere all’omelia. I primi ad arrivare per provare a calmare la folla sono Moretti e Barile ma è risolutivo l'arrivo della squadra, da quel momento la rabbia si tramuta in entusiasmo. Un signore urla: “da 52 anni vengo al Filadelfia” e Ansaldi (uno dei più acclamati) va da lui. Autografo e una fotografia e urla d’incitamento per l’argentino. Il più applaudito però è Nicola. Al suo arrivo davanti al cancello è l’apoteosi. Lui, Nicola, sorride in modo genuino. La sua gente lo acclama, come domenica quando cinquecento tifosi sono andati al Fila per caricare la squadra.
L’USCITA - Ennesimo atto d’amore di una tifoseria per un compagno d’armi. Ma non è l’ultimo. La squadra si allontana, va nel garage e riparte, direzione casa. Al cancello di uscita ci sono altri tifosi che aspettano. Il primo a fermarsi ovviamente è Nicola. “Stiamo distanti” ripete, ma intanto si gode l’affetto. A chi gli chiede del campionato risponde: “A me interessa solo la fine”. Intanto dietro di lui si crea una coda di macchine con i suoi giocatori che aspettano, Nicola non si schioda finché non ha accontentato tutti. Dopo di lui a fermarsi è Izzo, altro giocatore incitato da tutti. Segnale che le difficoltà passate sono cancellate. Ma poi spunta l’altro uomo più atteso. Dalla discesa per il garage del Filadelfia spunta Belotti, che se ne va a piedi. Tutti vanno da lui, tutti vogliono una foto e lui non si tira indietro. Oltre all’incoraggiamento c’è chi gli chiede di rimanere: “Dove vuoi che vada? Ho ancora un anno qui”. Poi uno alla volta passano tutti i giocatori e la gente torna a casa, ognuno con la felicità di aver potuto in qualche modo vivere un pizzico di questo 4 maggio con la squadra. Un 4 maggio diverso, certo, ma comunque sentito. L’autenticità del sentimento non è mancata. Ognuno con il suo aneddoto, ognuno con la sua storia. Tutti con la speranza di poter tornare insieme a Superga.
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