mondo granata

Al mister e ai calciatori

Redazione Toro News
di Fabiola LucianiNon riesco a pensar male del Toro, provo dolore quando accade. Ma accade. In questo nido di amici, so che la comprensione, il perdono e l’orgoglio vicendevoli d’essere tutti sulla stessa barca, è sempre...

di Fabiola Luciani

Non riesco a pensar male del Toro, provo dolore quando accade. Ma accade. In questo nido di amici, so che la comprensione, il perdono e l’orgoglio vicendevoli d’essere tutti sulla stessa barca, è sempre lì, a portata di mano come un boccale comune e quindi ne approfitto.

Non riesco a pensar bene del Toro, sono smarrita tra desiderio e realtà.

Perché deve mancare proprio quell’animo che è tutto ciò che possiamo concretamente trasmettere, come tifosi, come amanti? Quello spirito che non dovrebbe mai cessare di infondersi, perché tanto generosamente e incessantemente espresso, ogni giorno, da centodue anni?

 

Al mister vorrei chiarire un paio di concetti, perché nelle sue scomposte “reazioni” di questi ultimi tempi GDB sembra non comprendere una cosa fondamentale: i tifosi e più in generale, anche se magari con animo più distaccato, che non sempre equivale a maggiore obiettività, i “commentatori” non vogliono fare gli allenatori. La quasi totalità di essi e io mi ci metto per primo non ne sarebbe lontanamente in grado. Tra l'altro non sono pagati ( profumatamente ) per questo ma anzi pagano per andare a vedere la propria squadra ( già motivo per cui, ad un livello base, meriterebbero un po' più di rispetto, in tutti i sensi ). I tifosi fanno un mestiere diverso che decidere chi acquistare, chi far giocare e chi no, come disporre la squadra in campo, ma hanno un ruolo, che non me ne si voglia, altrettanto necessario al calcio. I tifosi guardano le partite, sono infatti “spettatori”, vedono come gioca la squadra e non possono fare a meno di fare le proprie valutazioni … fortuna vuole che nel calcio ci siano un paio di parametri fondamentali di valutazione molto chiari: il primo del tutto “oggettivo” ma spesso un po' becero, sono i risultati, il secondo per la verità anch'esso ben poco opinabile, è l'efficacia del gioco espresso. Insomma se le cose il tecnico dovrebbe essere capace di vederle “a priori” ( ma anche di aggiustarle “a posteriori” ), decine di migliaia di tifosi le cose “a posteriori” le vedono sicuramente. Dopo una lunga reiterazione degli stessi evidenti, ripeto evidenti e non opinabili errori, molti hanno a poco a poco iniziato a manifestare le loro perplessità.

Ora l'importante è capire se questo è “il Toro”, se questi calciatori possono continuare a scendere in campo nella stessa confusione tattica e mentale dimostrata fino ad oggi, ed eventualmente sapere quali sono i correttivi previsti, se mai ce ne fossero.

L'evidenza non è opinabile. Ma all'evidenza si arriva più o meno tutti e da sola è un po' poco per condurre una squadra di calcio. Si vorrebbe quindi che chi ha questa responsabilità e questa competenza superiore partisse un po' di più dall'evidenza per poi mettere in gioco il suo contributo decisivo, e nel quale abbiamo tutti una grande fiducia. E che non agisse per partito preso in spregio dei dati più elementari dell'evidenza stessa.

 

Al calciatore che indossa la nostra maglia invece, vorrei dire che non importa, non conta davvero niente perdere una partita, ma si pretende il decoro: proprio adesso, in queste contingenze, non si può transigere sullo sbando, sull’approssimazione ( mentale e fisica ), sugli alibi.

Sei un soldato di Sua Maestà, anticipato da araldi, promosso da ambasciatori, nutrito bene e abbigliato da parata, la Bandiera garrisce, il Tuo popolo plaude … se ti presenti con la barba di due giorni, non capisci gli ordini o li ignori, fermi la marcia per una vescica e poi scivoli su una “escremento” e cadi a faccia in giù, che cosa diventi, che cosa sei?

Dove mandi a finire l’attesa, la speranza, l’orgoglio, la tua immagine ed infine la tua stessa essenza di uomo?

Se il Toro non ha certi calciatori, ebbene ha grave colpa, ma tu che occupi quel posto, che fai?

E smetta di correre chi non sa dove andare, né perché ci va. Anche per coerenza con chi sostiene l’alibi di una scarsa preparazione, per giustificare le proprie manchevolezze. Non voglio più avvilirmi perché mi scopro tradita, non sul piano professionale, ma umano. Non l’accetto più, perché è quanto di più ingiusto possa accadere. Ero in piedi a tifare e non c’ero solo io, perduta in quel gesto di comprensione, di solidarietà, di stima umana, di gratitudine. Se l’avversario di turno è più forte del Toro, che vinca; ma voglio che non sia consentito a nessuno di trattare il Toro come una barchetta in balìa della tempesta, come un gruppo di turisti sbandati, come una gallina a cui sia stato mozzato il capo.

Non sono arrabbiata coi giocatori, che vanno e vengono ( anche troppo ), bensì mi fanno schifo le persone che continuano ad infilarsi dentro una maglia, senza sapere cosa sia, cosa rappresenti, che valore abbia; gente che si trincera dietro mezzucci, scuse, escoriazioni, promesse da ciarlatani.

Ecco: sono gli uomini quelli che restano. Coloro che si imprimono nella memoria perché hanno saputo interpretare un’idea, un’aspirazione.

Se io fossi un giocatore di questa squadra, mi chiederei perché molti mi scambierebbero con una gamba di Policano. Non sa chi è Policano? Noi sì: quell’uomo sarà ancora nitido nei Nostri cuori, quando i difensori di quest’anno saranno citati solo nei giochetti di memoria enigmistico - sportivi. Satirici. Rambo, tanto per citarne uno, era una delle Guardie Imperiali che hanno saputo onorare la maglia del Toro per un tempo infinito e bellissimo.

Perché? Perché non basta una maglia granata per essere il Toro e talvolta saper uscire palla al piede dalle mischie è insufficiente. Prima ancora di battere l’avversario, bisogna che questi individui dimostrino di saper sconfiggere il lato banale e superficiale del proprio carattere; di saper andare oltre ai normali termini di contratto tra professionisti e datore di lavoro. Tra interpreti e pubblico. Noi non siamo una platea sportiva. Noi siamo una nave di Folli che guida e si affida ad una ciurma complice, un Popolo che viaggia verso un significato. E se siamo ancora vivi è proprio perché spesso il significato è il Viaggio stesso.

Cari signori calciatori: capirete solo se, e quando, addormentandovi la sera prima di un incontro penserete insieme a Noi: Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.