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Al Salone del Libro rivive il Grande Torino con “Il Mito oltre la Leggenda”
Il Salone del Libro nel pomeriggio di sabato 11 maggio si è tinto di granata nel ricordo sempre vivo del Grande Torino e delle altre figure carismatiche che hanno scritto con un inchiostro indelebile la storia del Torino. E' accaduto grazie all'evento "Il Mito oltre la Leggenda" dove c'è stata la presentazione del libro Guantoni Granata, scritto da Francesco Bramardo e dal nostro Gino Strippoli e dedicato ai più importanti portieri della storia granata. Presenti all'evento figure storiche del Torino come Serino Rampanti, Luciano Castellini e Roberto Salvadori, che hanno parlato con grande trasporto della loro avventura in maglia granata. Presente anche Franco Ossola jr, figlio di Ossola scomparso proprio nella Tragedia di Superga.
Nipote di Valerio Bacigalupo, portiere del Grande Torino, è intervenuto durante l'evento. "Vedere la quantità di gente che riempiva le strade per onorare la memoria è qualcosa di meraviglioso. I nostri ragazzi rappresentavano e rappresentano degli ideali come rispetto e amicizia, cosa che non si riscontra nei calciatori di oggi. Questo è il motivo per cui si ricorda il grande Torino. Una delle poche volte in cui si parlava di Nazione Italia, si parlava di loro. Rappresentava una nazione, un gruppo coeso di amici, disposti al sacrificio, cose che al giorno d’oggi non viviamo più. E’ giusto tramandare questi valori. Quello che ha lasciato mio padre ce l’ho davanti. Granata vuol dire emozionarsi, vuole dire avere valori. Io sono diventato granata. Forse è il granata che ti sceglie, non lo scegli tu".
Non è mancato l'intervento dello storico portiere granata Luciano Castellini, campione d'Italia con il Torino di Gigi Radice, che ha anche narrato qualche aneddoto. Ricorda anche una finale di Coppa Italia in cui parò due rigori a Rivera. "Pensavo al premio partita, una birra e un panino all'autogrill di Genoa. Eravamo noi, quando sei giovane non pensi ai rigori. Io non ragionavo tanto, ero istintivo come ora. Poi ti passano per la testa tante cose. Il mio primo premio che presi col Torino era di un milione delle vecchie lire. Tornai a casa e mio padre telefonò al Torino per chiedere se avessi commesso qualche errore. Non aveva mai visto quella cifra. La nostra però non era una carriera fatta per guadagnare, poi però quando sei nel Torino i vecchi ti cambiavano. Non ho mai litigato con i miei compagni. In un derby mi feci male, in un altro presi un petardo nell'occhio. Non sentivo particolarmente il derby. Però non ho mai scambiato una maglia con quella della Juventus alla fine di ogni derby. Zoff era il mio testimone di nozze, ma io prima del derby non lo salutavo. Io odiavo gli avversari a livello sportivo. Se hai davanti uno che fa il tuo stesso lavoro e ti vuole fregare tu lo devi fregare di più". Poi parla del suo periodo al Napoli: "I tifosi del Napoli sono simili a quelli del Torino. Quando perdevo non mi facevo vedere. Qui se perdevo andavo a Como. L’amore del Torino però sta finendo. Il toro si acquisisce grazie ai nonni o ai genitori, non c’è altra soluzione. In campo, poca roba".
Storia particolare per Pigini, che debuttò in maglia granata proprio in un derby contro la Juventus, così come altri numeri 12 del Torino. "Ho sempre tifato Torino, quando passavo vicino al negozio di alimentari c'erano le uova con le figurine granata. C'era quella di Lido Vieri. Io immaginavo di essere Vieri nelle partite dell'oratorio. Poi ricevetti la convocazione del Torino, mi presentai al Filadelfia e vidi delle persone che fino a quel momento vedevo solo in fotografie o cartoline. Feci la trafila nel settore granata, andai in prestito e poi tornai. Ho incontrato persone come Luciano Castellini che è stato un maestro. Mi sono sentito tutelato e quella partita che ho affrontato contro la Juventus non ho provato paura. Mi sentivo difeso. In quella gara mancavano 20 minuti e la Juventus solitamente faceva entrare Altafini, che nella scorsa gara contro la Sampdoria fece due gol. Mi rivolgo a Santin per chiedergli una mano e lui mi rassicurò. Altafini non entrò mai più in area dopo un suo intervento".
"Castellini si è fatto stimare, era fortissimo. Ho avuto la grande fortuna di giocare con grandi portieri. Sono stato fortunato. Pigino diceva di aver avuto subito la fiducia dei compagni. Pensavo un pochino a Gemello, che ha giocato quest'anno. Un ragazzo quando gioca per le prime volte con la prima squadra deve avere dei compagni vicino a lui. Evidentemente Gemello non è stato accompagnato bene da questo punto di vista. Un'altra cosa. Quando vedete questi giocatori con le cuffie in testa secondo me non affrontano bene la partita. Per disputare bene la partita bisogna avere tanta concentrazione e vivere quella giusta dose d'ansia che ti permette di affrontare il pericolo che sta arrivando. Tutti isolati, secondo me non percepiscono bene quello che li circonda e le conseguenze sono anche delle storture di qualcuno che insulta i tifosi".
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