C'è stato un campionato in cui il Torino incontrò prima il Vicenza in casa e poi il Livorno in trasferta, non consecutivamente come quest’anno, ma a distanza di poche partite l'una dall'altra. Si tratta della stagione 2003/2004, giocata sempre in serie B. E’ l’anno in cui i granata conclusero al dodicesimo posto il campionato. Erano le battute finali di una stagione nata sotto buoni propositi, ma finita malissimo. Con Ezio Rossi alla guida della squadra (dopo ottimo risultati conseguiti sulla panchina della Triestina) e sei posti a disposizione per salire in serie A, l’ottimismo regnava sovrano in società. Le squadre partecipanti della serie cadetta erano passate da 20 a 24 a causa dei ripescaggi di Catania, Salernitana e Genoa. In più la Federazione italiana permise l'iscrizione alla serie B della Fiorentina che avrebbe invece dovuto giocare in C1, dopo la promozione post-fallimento con il nome di Florentia Viola ottenuta in C2. Insomma, un pasticciaccio all’italiana per rimediare ad un ricorso del Catania accettato dal Tar per un'irregolarità occorsa nella partita Catania-Siena dell'anno precedente. Al di là di questo, il Torino era reduce da una deludente retrocessione. Il proprietario Cimminelli non aveva più intenzione di spendere troppi soldi e si era affidato ad alcunitra i meno peggio della disfatta dell'anno precedente, tra cui il bomber Ferrante e il capitano Vergassola, più qualche nuova scommessa come il difensore argentino Fernandez e il centrale belga Walem. La squadra, dopo un discreto inizio, non riuscì a trovare continuità e colò a picco nel girone di ritorno. Nel periodo invernale, i giocatori granata subirono una feroce contestazione durante una sessione di allenamento al vecchio stadio comunale. Vennero presi di mira diversi calciatori, ma furono proprio Simone Vergassola e l'attaccante Simone Tiribocchi, prodotto delle giovanili, a rimanere maggiormente amareggiati. Vergassola decise di cambiare aria, trasferendosi al Siena al termine del mese di gennaio, mentre Tiribocchi non riuscì più a ricucire il feeling con la piazza torinese e decise di andarsene a fine campionato. Ne risentirono i risultati sul campo e la squadra giunse a giocare le ultime partite con sempre meno pubblico presente sugli spalti. Con il Vicenza a metà aprile, e con sole più otto partite da giocare, assistettero circa 8.000 persone ad uno scialbo pareggio con reti di Fabbrini per il Toro e Rigoni per i veneti; invece, a quattro partite dalla fine, a Livorno, sotto la mannaia dell'ex Lucarelli autore di una doppietta, i tifosi al seguito furono pochissimi e si sobbarcarono la trasferta solo ed esclusivamente per esprimere il proprio dissenso verso una gestione societaria sempre più inesistente. Finì 3-1 per i labronici con rete del brasiliano Pinga per il Toro.
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