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Aldo e Dino Ballarin

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di Giacomo SerafinelliLa storia dei due angeli di Superga è meravigliosa e tragica allo stesso tempo.Per portare a Torino Aldo, il presidente Novo fece di tutto. Il difensore, nato a Chioggia il 10 gennaio del 1922, si era distinto nel...
Redazione Toro News

di Giacomo Serafinelli

La storia dei due angeli di Superga è meravigliosa e tragica allo stesso tempo.Per portare a Torino Aldo, il presidente Novo fece di tutto. Il difensore, nato a Chioggia il 10 gennaio del 1922, si era distinto nel campionato di guerra con gli arancioneroverdi del Venezia. Poi passò alla Triestina e fu proprio agli alabardati che il predidente riuscì a strapparlo con un'offerta irrinunciabile: 1,5 milioni di lire, più di quanto avesse sborsato per acquistare, insieme, Loik e Mazzola. Da quel momento, Aldo Ballarin e Virgilio Maroso furono le due colonne davanti alla porta difesa da  Bacigalupo. Due anni dopo il trasferimento di Aldo al Torino, ecco il fratello Dino seguirne le orme.Nato il 23 settembre del 1923, giocava portiere e si era messo in mostra parando prima per il Rovigo e poi per il Clodia. Le gerarchie erano chiare, avrebbe fatto la riserva; ma per Dino era un grande onore seguire il fratello tra le fila del Grande Torino. La vicenda di Superga ebbe i connotati della beffa, tanto quel volo fu da lui desiderato e per il modo in cui riuscì a far parte della spedizione. Non appena fu definita l'amichevole per l'addio al calcio di Francisco Ferreira, Aldo, che nel frattempo era diventato punto fermo della Nazionale, si era battuto affinché Novo concedesse al fratello Dino di partire con  la squadra alla volta del Portogallo al posto di Gandolfi, che era il secondo portiere. Dino, infatti, per una semplice formalità burocratica (il passaporto non era ancora pronto) non era riuscito a prender parte ad una trasferta in Brasile di qualche tempo prima. Quella partenza per lui, che non aveva nessuna presenza in partite ufficiali, fu come la realizzazione di un sogno. Un terzo fratello Ballarin, il più grande, che di professione non faceva il calciatore ma il barista nel caffè di famiglia, stava per partire anche lui a seguito della squadra, ma venne scoperto. Del resto i posti, come si sa erano 31 e lui sarebbe stato il trentaduesimo. È morto all'età di 94 anni nel marzo dello scorso anno, dopo aver passato la vita a ricordare le grandi gesta dei suoi fratelli in maglia granata.