Alessandro Cirillo è un tifoso del Toro come tanti altri. La sua passione per questi colori, come spesso capita, gli è stata tramandata da un famigliare. Nel suo caso si tratta del nonno che ha tentato di portarlo sulla strada granata fin da quando Alessandro era un bambino. Nella vita una delle sue passioni principali è la scrittura di romanzi d'azione e dopo essersi tolto belle soddisfazioni con i precedenti lavori, nel suo ultimo progetto ha deciso di unire anche l'amore per il Torino. Il romanzo in questione si chiama "Pericolo all'ombra degli Invincibili" e si tratta di un romanzo d'azione la cui storia si intreccia con delle vicende legate agli anni del Grande Torino. Abbiamo fatto alcune domande ad Alessandro che ci ha cortesemente illustrato i retroscena di questo suo progetto.
Mondo Granata
Alessandro Cirillo: “Fila e Grande Torino, lo sfondo del mio romanzo”
Buongiorno Alessandro, qual è l'ambientazione temporale di questo romanzo? So che c'entrano gli anni del Grande Torino con anche scene al Filadelfia.
"È ambientato parallelamente tra gli anni contemporanei, nel 2011, e la primavera del 1949. Il protagonista è un'incursore dell'Aeronautica ed è in missione in Afghanistan ma torna poi in Italia perché gli è venuto a mancare il nonno. Scoprirà poi che il nonno lascia al nostro protagonista un manoscritto che lui comincia a leggere. Da qui la storia procede parallelamente tra il 2011 e il 1949".
E le scene del Filadelfia? Si denota tutta la passione per il mondo granata.
"Ho cercato di mettere alcune scene che riguardano il Torino senza però parlare troppo dei personaggi. Ho inserito un allenamento con Mazzola, Bacigalupo e Rigamonti. Questo perché nel mio romanzo nonno Valeriano lavorava come giardiniere del Filadelfia al fianco di Gildo Zoso. Quello che mi premeva era ricreare l'atmosfera e infatti ho inserito anche diversi dialoghi in piemontese. Aggiungo che ci sono anche i minuti finali di una partita tra Torino e Modena".
Qual è stata una sua fonte di ispirazione per questo romanzo?
"Mio nonno era un grande tifoso del Torino. Quando io ero piccolo non seguivo il calcio e allora lui cercava di convincermi e ci riuscì. Mi regalò una maglia del Toro e una sciarpa. Anche il Museo del Grande Torino mi ha molto emozionato quando ci sono stato".
Questo è il primo romanzo che in qualche modo tratta anche del Toro? Aveva già pensato in passato a coinvolgere la sua squadra del cuore in qualche altra opera?
"Sì questo è il primo. Gli altri romanzi che ho scritto erano per lo più tecnici dal punto di vista militare e un po' più cinematografici. Questo invece è un prodotto che ho voluto potessero leggere tutti. Ci sono delle scene d'azione però sono importanti anche le descrizioni della Torino del 1949".
Essendo un tifoso del Toro potrebbe avere in progetto in futuro di scrivere un libro incentrato totalmente sul Toro? È un qualcosa che possiamo aspettarci?
"Mi sarebbe piaciuto approfondire la storia del Grande Torino e un po' l'ho fatto anche ascoltando i podcast di Diego Fornero. Non ci ho mai pensato perché dovrei avere una preparazione molto più solida".
Perché un tifoso del Toro potrebbe essere toccato più profondamente di un non tifoso leggendo il suo romanzo?
"Noi tifosi del Toro questa squadra ce l'abbiamo dentro. Tifare Torino è una fede, ce l'hai dentro. A me questa passione è stata trasmessa da mio nonno. Per un tifoso granata spero che leggere di qualcosa che narra un momento molto importante della storia del Toro sia piacevole. Spero di riuscire a cogliere nell'animo di un tifoso del Toro ma questo romanzo può essere letto anche da chi non è un tifoso".
E sul calcio di oggi invece che idea si è fatto? È molto differente da quello narrato nel romanzo ma le piace lo stesso? Segue sempre con piacere il Toro?
"Io ho giocato a calcio fino a 16 anni ed ero tanto appassionato. Ora però non mi piace più troppo per i tanti soldi che ci girano intorno. Riesco comunque sempre a seguire il Toro e mi piace il lavoro che sta facendo Juric. Lui è la persona che ci sta tenendo su come squadra e riesce a portarci giocatori importanti. Penso però che ci manchi un attaccante perché anche se c'è il gioco c'è bisogno di qualcuno che faccia più gol".
© RIPRODUZIONE RISERVATA