Era quasi obbligatorio parlare del grande Mario Monicelli. Amici miei è stato uno dei suoi più grandi successi commerciali. Pensate: quell’anno in tutto il mondo Lo squalo di Spielberg fu campione d’incasso. In tutto il mondo ma non in Italia, perché qui da noi fu proprio Amici miei a vincere la gara dei biglietti. Il progetto originario era di Pietro Germi, che però morì prima di realizzarlo e così Monicelli lo prese e lo modificò. I suoi personaggi fanno zingarate, cioè scherzi tremendi e cattivi a ignoti passanti e anche tra loro. Vanno in un paese e dicono che sta per passare un’autostrada che lo sventrerà, prendono a schiaffoni i passeggeri che si affacciano dal treno per salutare. Si ride tanto, ma dietro c’è un forte senso di morte. Una morte non temuta, ma esorcizzata. La stessa morte che il grande Mario ha scelto di darsi, temendo di perdere quella straordinaria lucidità che lo ha accompagnato fino a 95 anni.
columnist
Amici miei
di Steve Della Casa
Anche a me non fa tanto paura la morte quanto il fatto di poterla davvero affrontare da vivo.Lo stesso discorso vale per il big match di domenica contro il Siena. Certo che ho paura, hanno dei nomi grossi. Ma quello che temo è una squadra che si accartoccia di fronte alle difficoltà. Vanno affrontati a viso aperto, e noi dobbiamo sostenerli. Nelle ultime partite abbiamo giocato, a volte anche bene, sempre con una certa grinta. Sbagliamo molto sotto porta, anche quello può essere sintomo di paura. Ma se vinciamo la paura se ne va. E anche se così non fosse, giochiamocela fino in fondo: E per le eventuali rimostranze aspettiamo la fine della partita.
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