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mondo granata
di Giacomo Serafinelli
Buongiorno Toro...come puoi immaginare, alla vista delle squadre che entravano in campo sono rimasto letteralmente sbigottito. Accanto a me c'era un giornale, La Stampa, lo presi e guardai la prima pagina: “Si è insediato il quinto governo De Gasperi”; lessi la data: 30 maggio 1948. Non potevo credere ai miei occhi. Davanti ai miei occhi c'era il Grande Torino! Fui estasiato nel vedere quelle maglie granata con i numeri ricamati e un bel tricolore in rilievo cucito sul petto.
Si capiva da come camminavano che erano fieri e consapevoli della loro forza.
D'un tratto il capitano, col suo numero dieci e i suoi capelli ricci, si voltò verso il pubblico.
Trasalii, ebbi la sensazione che stesse guardando proprio me:
“ma..ma quello...quello è...”
“A l'è Mazzola 'd sicur, chi a duvrìa esse?” mi disse sorridendo il mio vicino, che ormai mi faceva da guida. La cosa che più mi colpì fu la gioia del pubblico, e le migliaia di cappelli che si alzarono tutti insieme a salutare l'ingresso dei campioni.
Iniziò la partita, ma si capì fin dalle prime battute che i laziali non ci stavano a fare le vittime sacrificali. Infatti andarono in vantaggio dopo una decina di minuti. E successivamente raddoppiarono. Il pubblico era contrariato e non ti nascondo che anch'io, stupore nello stupore, non potevo credere a quello che stava accadendo; era come se i granata stessero prendendo sotto gamba la partita. Finalmente Loik accorciò le distanze e Menti pareggiò. Il Filadelfia esplose, e l'ottimismo tornò sugli spalti. Ma pochi istanti prima che l'arbitro fischiasse la fine del primo tempo, di nuovo i laziali tornarono in vantaggio. Sembrava essere una giornata no. Poco prima che terminasse l'intervallo un giocatore, da solo, tornò sul campo. Era Mazzola, evidentemente voglioso di ricominciare per mettere le cose a posto. E di nuovo si voltò verso di noi, come a cercare l'incoraggiamento dei tifosi; anzi, sembrava che cercasse qualcuno in particolare. Fu in quel mentre che successe l'incredibile: il mio vicino si alzò in piedi, da una sacca che aveva con sé tirò fuori una piccola tromba e, rivolto verso il capitano, cominciò a suonare la carica. Ebbi l'ennesimo tuffo al cuore: accanto a me c'era Bolmida, il mitico trombettiere del Toro!
Lui si voltò verso di me e mi disse:
“varda bin masnà, adesso Valentino si tira su le maniche e per gli avversari non c'è più niente da fare.”
E successe davvero così: al fischio d'inizio il capitano si tirò su le maniche fino al gomito, e cominciò il quarto d'ora granata. I ragazzi giocarono da par loro, e gli avversari non videro più il pallone.
E proprio mentre Mazzola stava esultando per aver segnato il gol del 4-3 è suonata la sveglia.
Era tutto un sogno, Toro, ed io avevo sognato gli angeli del Filadelfia.
Con questa piccola storia voglio augurare a tutti i fratelli di fede un meraviglioso 2011, sul campo e fuori. Perdonatemi se ho scritto qualche inesattezza: ho scritto questo pezzo con amore e per amore. Del Toro.
Buon anno, Toro, e ricorda: nel dubbio, tira in porta!
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