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Nel suo capolavoro Anime salve, scritto con Ivano Fossati, Fabrizio de Andrè ha dato un’ultima prova di ostinazione regalando voce alle minoranze, ai mestieri, alle identità, ai dialetti e ai suoni che la Grande Giostra ha stritolato con i suoi ingranaggi. Da buon anarchico, era spaventato più dalle maggioranze organizzate in uno Stato che dai gruppi umani senza patrie da difendere, dalle banche più che dai “ladri di mele”. Io adoro le sue canzoni con tutte le mie forze ma penso che, se continuiamo così, in questo Paese la minoranza più a rischio di estinzione sia quella delle persone sinceramente democratiche: quelle che, per stare a quanto successo in questi giorni, non ce l’hanno con la Polizia a priori, ma si aspettano che non spari addosso alla gente come ad Arezzo, o abbandoni ogni pudore come a Genova; quelle che, in casi come questi, pretendono inchieste parlamentari e provvedimenti; quelle che invocano un’informazione responsabile, che non getti benzina sul fuoco; quelli che vedono quotidianamente restringersi le proprie libertà (compresa quella di andare allo stadio con un figlio piccolo) perché gli altri non sono capaci di gestirsi la loro; quelle che vorrebbero una politica che non si abbandoni a soluzioni emotive e velleitarie (della serie: colpirne cento per non beccarne uno) ma sappia essere severa e credibile (nessun problema, grande o piccolo, dovrebbe essere in mano a qualcuno che non ci capisce niente); quelle che tifano eccome, ma non si riconoscono in alcun tipo di violenza (anche verbale, come l’odioso e, per me, imbarazzante coro su Bruxelles); quelle che non vogliono discutere se sia peggio la grande truffa o la piccola carica, perchè hanno sempre fatto volentieri a meno di tutte e due; quelle che, di fronte a una guerriglia come quella dell'altra notte a Roma, provano rabbia ma anche tristezza, perchè sentono che si è violenti quando si è tagliati fuori, inconsistenti e impalpabili; quelle che sanno quanto sia pericoloso maltrattare le parole, le notizie, le partite, i programmi, le canzoni e i parlamenti perché così si lascia una generazione andare alla deriva, senza darle un buon motivo per riconoscersi nel sistema.
Quelle persone che, infine, per avere un po' di senso delle regole si trovano troppo spesso a disagio. E si meriterebbero una canzone di Fabrizio pure loro, tanto per sentirsi meno sole.
Un abbraccio a tutti, MarcoP.S. I gruppi organizzati non sono tutti uguali. A Torino domenica c’è stata una dimostrazione di equilibrio della quale ho deciso di rallegrarmi. Anche non farlo notare è stata una piccola violenza.
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