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mondo granata
Zero emozioni, tre punti. Questa è la contabilità del pomeriggio livornese di martedì. Nel giorno in cui si celebra la festa dei lavoratori, i granata fanno il minimo sindacale per rispondere agli acuti (piuttosto spaventosi, ad onor del vero) di Pescara e Sassuolo. In Toscana si celebra un copione già visto decine di volte. L'avversaria si chiude, il Toro ha una chiara supremazia territoriale, ma stenta a trovare la via del gol. Stavolta ci ha pensato Meggiorini a sbloccare la partita ed a garantire il necessario fieno nella cascina/promozione. Poco prolifico il numero 69, ma non si può dire che le due reti segnate fino ad ora non siano pesanti. Inspiegabili le lamentele dei livornesi, che si sono accalcati intorno all'arbitro manifestanto un malcostume tutto italiano. Memore del trattamento tutt'altro che di favore in occasione di Toro-Crotone, il popolo granata ha trattenuto il fiato per alcuni, interminabili secondi. Invece il gol è stato convalidato: tutto regolare. Pugni al cielo e rabbia liberata. Da quel momento in poi la partita, già parca di emozioni, subisce un tracollo. Gli unici scossoni alle coronarie vengono garantiti da un paio di pasticciacci (che rischiavano di diventare brutti) dei difensori del Toro. In particolare Ogbonna, quasi sempre il migliore in campo, si è incartato più volte sul pallone. Grazie alla sua classe, tuttavia (e alla pochezza degli avanti amaranto) è sempre riuscito a metterci la classica pezza. Un vero campione sa giocare di classe e di mestiere. E Angelino ha dimostrato di saper fare entrambe le cose. Il resto della partita è di prassi: tic toc compreso. A parte i tre fondamentali punti, l'emozione più bella è legata alla presenza di uno striscione nella curva dei tifosi granata. Recitava “Ciao Moro”. Ci uniamo nel ricordo.
Giacomo Serafinelli
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