MARCO PERONI
mondo granata
‘B’ come boutique
Avrete fatto caso – sicuramente si – alla differenza che c’è fra le vetrine del negozio bianconero, in Via Garibaldi, e del negozio granata sotto i portici di Piazza Castello… Da una parte una lussuosa boutique sportiva in cui gli articoli sono lasciati in bella mostra addosso a imponenti manichini di colore nero lucido. Dall’altra, invece, una folla di oggetti, foto storiche, romanzi, saggi, palloni e maglie d’epoca, album, cartoline, posate, abbigliamento nuovo ma inconfondibilmente classico. Persino una bottiglia di vino rosso. In più, di fronte al primo negozio scorgi qualcuno raramente, e con l’aria di chi osserva un’offerta tra le tante del centro cittadino; mentre dall’altra trovi sempre (sempre!) qualcuno fermo a consumare portachiavi e copertine con lo sguardo. Quasi che il negozio granata per eccellenza sia un negozio da leggere. A ben guardare, la differenza principale tra le due vetrine è il tasso di narrazione che vi si affaccia. Prendete i libri: semplicemente, in uno non compaiono (cosa centrano, in un negozio di articoli sportivi?), e il tutto si ferma all’abbigliamento, al gagliardetto, alla fotografia del super campione. Nell’altra, pare di dover entrare in un museo, in un grumo di sangue più che in un negozio. Quel che penso, ma lo sapete già, è che ci sia molta cultura in tutto quello che facciamo (nel senso più bello e ampio del termine: a meno che qualcuno si ostini a considerare la cultura un’inondazione cartacea e non qualsiasi cosa – una trasferta, un film, un fumetto, un ritornello o una rovesciata – in cui siano testimoniate generazioni di modi di vivere). Anche nella vitalità di questo sito, del suo storico forum, la quantità di racconti che si trovano è impressionante. Lunghi o corti, scritti meglio o scritti peggio, tutti hanno dentro il sacro fuoco della memoria. Hanno impressi i confini di un’identità spiccata e inconfondibile. Sinceramente, nemmeno una rubrica come Fuoriarea avrebbe molto senso all’interno di qualsiasi altra comunità virtuale di tifosi di calcio.E allora anche questa volta vi propongo una lettura, semplice e svelta eppur geniale: Scrivere è un tic, di Francesco Piccolo. In questo volumetto l'autore ha raccolto i "segreti" metodi di lavoro di alcuni grandi scrittori: da quello che dedica alle parole ogni mattina dalle sei alle dodici; a quello che non si alza finché non ha capito da dove partirà il giorno dopo; a quelli (sono moltissimi) che hanno bisogno di avere sempre un gatto nei paraggi; a quelli che riscrivono tutto almeno dieci volte. Ogni artista, anche il più estroso e difficilmente coniugabile alla disciplina, mostra di sottomettersi a un rigore impressionante, quasi militaresco. Una volontà ferrea per plasmare il proprio talento.Vi propongo questo libro perché, esattamente come non lo è scrivere, nemmeno vincere e segnare sono una facile discesa lungo i viali alberati dell’ispirazione. E a tre giorni dalla partita di domenica, mi resta un velo d’inquietudine: penso ai primi venti, venticinque minuti dell’incontro, e a come sembrassimo un poco innamorati della sensazione – per noi tutta da riscoprire – di poter segnare da un momento all’altro. Questo libricino aiuta a mettere il talento in una giusta prospettiva, a desacralizzarlo: facendoci capire come, per sbocciare, esso abbia bisogno di fatica, rabbia e metodo. Scrivere è un ticmostra come i campioni della letteratura siano duri che lavorano tantissimo, non mollando mai e non vergognandosi, all’occorrenza, di riempire il foglio di semplicissime rincorse e più che opportuni passaggi di piatto. Solo così si occupa stabilmente la parte sinistra della classifica: ma sono certo che mister Novellino e la nuova dirigenza granata lo sappiano benissimo, e controfirmerebbero ogni pagina.
Un abbaccio a tutti, Marco
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