mondo granata

Badate bene

Redazione Toro News
di Mauro Saglietti

Non mi sono mai trovato così in difficoltà, in cinque anni di rubrica, nel trovare un titolo per un articolo, come per questo che state leggendo.Ci ho pensato, ho cambiato e ricambiato più volte.Avrebbero potuto essere mille titoli, ma ognuno di essi sarebbe forse stato soltanto parziale, rispetto ai temi trattati.Dapprima avevo pensato di intitolarlo “La sindrome Perugia”, ma avrebbe focalizzato troppo un evento storico, che sarebbe soltanto servito da calco ad argomenti attuali.Oppure mi piaceva anche molto “Con la faccia dipinta di nero”, argomento che comunque occuperà la parte finale del nostro discorso. Idem dicasi per il sottotitolo, stessa confusione.Alla fine ha prevalso lo stato d’animo incavolato e inquieto, ed è venuto fuori questo “Badate bene”.Di sicuro non riferito a chi, di sangue granata, sta leggendo questo articolo.

 

Per chi non lo sapesse o non lo ricordasse, il caso Perugia e i fatti ad esso correlati, avvennero nella tarda primavera del 1998, quando il Toro, che occupava il 4° posto (ultimo utile per la promozione in A) si trovò improvvisamente nel vortice di una campagna mediatica avversa, ben definita, passata attraverso avvenimenti incredibili, chiusasi con la drammatica sconfitta ai rigori nello spareggio di Reggio Emilia il giorno 21 giugno.Non siamo qui per fare la storia di quanto avvenne allora, ricordiamo tutti le lettere che partirono da Perugia, indirizzate a Tuttosport e che lamentavano presunti favori arbitrali avuti dal Toro. Non possiamo dimenticare gli strani risultati che portarono il Perugia a rimontare punti in maniera alquanto strana e rocambolesca, mentre il Toro lasciava legamenti e fortuna contro uno stranamente agguerrito Chievo. Di certo non possiamo scordare il clima infuocato della sfida della penultima giornata a Perugia, l’aggressione a Casazza in ritiro, l’entrata assassina di Materazzi su Lentini e mille altre cose, mentre la dirigenza granata capitanata da Vidulich sceglieva il profilo basso, convinta che il campo avrebbe dato la risposta giusta.

 

La faccio breve.Troppo lontano nel tempo?Chi se ne frega.Chiunque sia tornato da Reggio su quei due dannati treni ha ben in mente che cosa significhi il sapore della rabbia, della prevaricazione, del torto subito, le lacrime di rabbia cieca.E credo che non potrà mai dimenticarlo.Dietrologia e vittimismo?Andate a raccontarlo ai ragazzi di quella notte, che cos’è il vittimismo, e loro vi risponderanno ribaltandovi addosso quel treno, che ovviamente parlava e parla di storie mai scritte dai giornali.Molti smisero di credere all’onestà nel mondo calcistico proprio quella notte, da allora spesso si è andati avanti fingendo di non ricordare, sperando in fondo che le cose fossero cambiate.Tuttavia in una società dove è sempre più difficile trovare individui che ricoprano posti di responsabilità che non siano marci, immanicati o corrotti, panzaroli clienterali o beffardi propagandieri per ignoranti, riesce davvero difficile credere che il calcio sia rimasta la signora Piazza Onestà.

 

Perché parlo di questo argomento?Perché è meglio passare per fessi dietrologi prima, piuttosto che per ingenui garula dopo.E chi ha vissuto quella lontana esperienza, anche se potrebbero essere mille altre, ha paura dei nuvoloni prima che portino il vento e la grandine.

 

Ci sono stati segnali strani nel corso dell’ultimo mese.Fatti strani, parecchio strani.Cose di per sé staccate, rivoli di vento che però hanno cominciato a soffiare attraverso un corno che suona una strana polifonia sinistra.

 

Ricorderete sin troppo bene Torino-Bari ed il caso Borghese con squalifica di Bianchi, dopo che per tutta la gara il signor Ciampi aveva sorvolato sugli interventi dei galletti.Prova televisiva per Borghese, neanche a parlarne.Il suddetto giocatore di origine svizzera ringrazia, porta a casa, e per tutta risposta il sabato seguente mima la gomitata (o ripete la simulazione, difficile capire) dopo aver segnato a porta vuota contro la Sampdoria.Il gesto preoccupa non tanto per il fatto di essere gratuito, ma per la sua platealità beffarda.Sì, perché di solito chi sfotte beffardo, o è estremamente ignorante, oppure si sente sicuro e sa di avere le spalle coperte.Difficile scegliere, ma andiamo oltre.

 

La settimana che ha preceduto Padova-Torino, è stata fastidiosamente accompagnata da dichiarazioni di cosiddetti “super-partes” che si auguravano la vittoria dei locali “per la bellezza del campionato”.A parte il fatto che non sento gli stessi opinionari augurarsi mai la stessa cosa per il campionato di serie A, il messaggio che è passato è stato quello di forte simpatia per i veneti e per il “giovane” Dal Canto.Noi, “d’altro canto”, dopo che il Padova era venuto per due volte a passeggiare qui al Comunale, ci saremmo aspettati un atteggiamento rabbioso da parte della squadra, una voglia di rivincita che non c’è stata.Spesso la storia rimane nel cuore dei tifosi. Quando si stravolge una squadra, spesso si azzerano memorie e ricordi che dovrebbero essere tramandati in qualche modo, ma che sovente risultano estranei a chi scende in campo, giocatori per cui spesso una partita vale l’altra.Così non è stato, ma non siamo qui per criticare eventuali atteggiamenti tecnici, non è questo il punto.

 

Sappiamo come è andata, non si è parlato d’altro. Ricordiamo le dichiarazioni di Foschi, che sperava di giocare il più a lungo possibile, per recuperarne il meno. Ma la cosa assai più fastidiosa sono le dichiarazioni di assoluta sicurezza espresse in ambito bianco scudato sul fatto che si sarebbe giocato il giorno 14, come poi puntualmente è stato.Anche in questo caso una certa stranezza, nonostante il nostro ricorso.

 

Già, il ricorso.In qualsiasi altro luogo dei due emisferi, la squadra cittadina sarebbe stata sospinta dai media locali, coccolata, le ragioni spiegate e controspiegate.Non oso poi pensare davvero se fosse capitato a chi so io, cosa sarebbe successo, oltre alla demolizione immediata dello stadio Euganeo.Me lo immagino, interviste a pionieri del Diritto, articoli battenti e martellanti che avrebbero pian piano fatto entrare nelle teste di mezza nazione l’idea che il ricorso sarebbe stato non solo giusto ma quasi di sicura vittoria.

 

Qui da noi? Mio padre mi telefonava sovente per avere notizie.Fa parte di quella generazione di persone per cui è ancora più facile aprire la pagina di un giornale, le cui notizie sono ancora rivestite di una carica quasi carismatica, piuttosto che avviare un pc che parte in 10 minuti, per poi cercare una pagina che chissà chi l’ha scritta.Nessuno è profeta in patria, ma questo è un sunto della nostra conversazione tipo.

 

- Allora, quando giocano il recupero?- Prima c’è il ricorso, poi si vedrà.- Ricorso? Quale ricorso?- Quello che il Toro ha presentato...- Ah… - Come sarebbe a dire “Ah”? Non lo sai? Non ne parla nessuno?- No, il giornale dice che si gioca il 14…- Ma che 14, venerdì ci sarà il ricorso!!!- Uhm… si va bè, ma il 14…- Nessun 14!!! Come te lo devo spiegare. E’ SALTATO L’IMPIANTO! Il Toro chiede il 3-0 a tavolino.

 

Questo il messaggio che è passato, non solo a livello nazionale, dove hanno cercato di farci passare per anti-sportivi, cosa che avrebbe dovuto essere contrastata in ogni modo, ma soprattutto a livello locale. Il giornale è naturalmente lo stesso che quest’estate annunciava la partenza di Ogbonna un giorno sì e l’altro anche, come certa.E così ha avuto ragione mio padre, mentre non posso raccontarvi la mia rabbia di chi ha la sensazione di lottare contro i mulini a vento.Ma come lui, mille altri. Spesso chi ti fermava per chiedere notizie, aveva l’attenzione centrata sul recupero e sorrideva allegramente quando sentiva parlare di ricorso.- Non vorrete mica vincere a tavolino? – mi ha chiesto una persona.- Perché? Perché siamo il Toro? – ho risposto scattando come una molla.Il messaggio che è passato, Toronews e poco altro a parte (perdonate se parlo di noi). è stato quello che il ricorso fosse una cosa quasi secondaria, dando per scontato che si sarebbe giocato.

 

Ma le note sinistre non finiscono certo qui.Mi rivolgo in particolare a chi ha assistito a Torino-Pescara.Con che stato d’animo siamo tornati a casa? Io ovviamente particolarmente felice, insomma. Una prestazione convincente, un risultato senza storia al di là del punteggio.E con che stato d’animo ancora, ci siamo apprestati a guardare 90° minuto?Immagino con la soddisfatta baldanza di chi non vede l’ora di rivedere la rete che si gonfia.Ecco, appunto.

 

Il servizio andato in onda sabato a 90° minuto, messo in onda dalla sede sportiva locale, mi ha fatto sobbalzare sulla sedia.Il risultato che ne è uscito è stata un’interpretazione sorprendente, completamente distorta della gara, quasi un capovolgimento della stessa.Tralascio l’osservazione sui 20 pescaresi che “si sono fatti sentire”, che potrebbe anche starci, ma potrebbe altresì essere il segnale di una chiave di interpretazione molto particolare e soggettiva.Rigore su Vives liquidato con un “forse il giocatore non ha tutti i torti a lamentarsi”, grande risalto ovviamente al gol ingiustamente annullato a Immobile, gol mancato da Sgrigna ignorato, ostentata osservazione sull’eventuale irregolarità del nostro terzo gol (Bianchi, essendo in fuorigioco si abbassa per lasciare passare il pallone).Spazio poi ai lamenti di Delli Carri, per i miei occhi spalancati.Singolare poi che le uniche parole consapevoli e quanto meno equilibrate, siano arrivate (pensa te!) proprio dal vituperato Immobile, che ha fatto i complimenti al Toro, rimarcando la cattiva prova della propria squadra.L’aria che tirava non è sfuggita a quella vecchia volpe di Zeman, che ha aspettato due giorni per sparare castronerie alle quali sinceramente non eravamo abituati.Il grave non è tutto questo.Chi è andato alla partita, sa di una gara che sarebbe dovuta finire 4-1, sa di una girandola di occasioni capitate al Toro, sa del rigore su Vives (e ve lo dice uno sempre ipercritico), sa anche che Immobile aveva segnato (e questa sarebbe stata la terza volta nella quale in casa il primo tiro degli avversari avrebbe fatto centro, ed è una cosa su cui riflettere), ma sa di una gara nella quale il Pescara si è letteralmente suicidato, continuando a giocare in maniera sciagurata quando avrebbe potuto gestire meglio il pareggio, facendo tutto quanto era nello scibile umano per perdere e meritando una sonora sconfitta.Il grave non è questo.Il grave è doverlo spiegare.Quasi a doversi giustificare.Questo è grave, perché significa giocare in difesa, essere stati messi nell’angolo dal messaggio che è passato, ovvero quello di un mezzo furto da parte nostra.Ed è un altro segnale da non sottovalutare, un altro di quei rivoli di vento di per se stesso insignificante, ma che suona una nota stonata se ascoltato insieme agli altri.Zeman comunque non dubiti, il Pescara è sicuramente la squadra più scarsa tra quelle viste quest’anno al Comunale.Persino il Cittadella (forse la formazione migliore vista a Torino) persino squadre come l’Empoli hanno dimostrato un’organizzazione di gioco migliore.Spiace per il Boemo. Evidentemente aveva già detto in passato tutte le cose sensate, e al momento non ne aveva altre.

 

Sappiamo poi come è andata col Padova.La sensazione che ho avuto è che la questione sul fatto Bianchi si fosse già accordato per la ripetizione della gara, sia stato un cavillo al quale aggrapparsi.Abbiamo un bello scannarci sull’accusare giocatore o società, ma sono convinto che se non fosse stato quello, sarebbe stato altro.Se il ricorso fosse stato presentato nei termini corretti, sarebbe stato respinto perché un comma dell’art 27 bis/14, interno 2 suonare tre volte, prevedeva che il giocatore indossasse, al momento del reclamo, mutande rigorosamente nere con pallini fucsia.E quand’anche Bianchi avesse indossato tale sobria biancheria intima, il ricorso non sarebbe lo stesso stato ritenuto ammissibile, sempre che il nostro capitano non si fosse presentato saltellando su una zampa sola e parlando in cinese mandarino.

 

La cosa grave non è tanto il precedente che si è creato.Cosa crediamo? Capitasse un’altra volta darebbero lo 0-3 tranquillamente, trovando qualche gabola.Il rischio è che da ora in poi in molti seguano il metodo “Castori”, ricorderete l’ex allenatore Cesena e Ascoli, che disseminò di veleni alcuni pre-partita giocati contro il Toro.Il messaggio che ne è risultato è che chiunque adesso si possa sentire autorizzato ad alzare la voce contro di noi, cercando di “farla sporca” in qualche modo, con l’occhiolino strizzato di chi in serie B ha gli strumenti per governare.C’è sempre un qualcosa di ossequioso in questo “fate pure”, quasi su di noi incombesse un’altra ombra, ben più minacciosa, che in pochi oserebbero contrastare, anzi.

 

Sì sì, possono essere tutte balle, coincidenze da dietrologi.Ultimamente se provi a mettere in fila i fatti (e dire che ce ne sono davvero tanti) diventi automaticamente un seguace della “Teoria del complotto”, se sei conformista invece non hai di questi problemi.Ma come ho detto, preferisco passare per fesso prima che per ingenuo dopo.Basta poco per mettere i bastoni tra le ruote a una squadra.Basta poco per farla innervosire, creandole attorno un ambiente di pensiero ostile.Non servono gesti eclatanti o decine di espulsioni, no no.Basta ad esempio fare in modo che la squadra non arrivi tra le prime due e si imbatta poi ai play off nel D’Amato di turno, che con Mareco fa giustizia di una stagione.Purtroppo, nonostante tante vittorie, non abbiamo tutti questi punti di margine sul terzo posto.

 

Sapete, io non mi fido.Neppure dell’autoconsolato compiacimento del fatto che “tanto siamo primi”.E’ proprio perché siamo primi che è necessario mettere in guardia tutti, adesso, per poi magari riderci sopra, tra qualche mese.Nessuno deve festeggiare il centenario in A l’anno prossimo?

 

E allora badate bene, e mi rivolgo a molte persone, non sarà sempre facile sempre manipolare la realtà, oppure ignorarla, come molti mezzi di informazione stanno facendo in questi giorni con notizie che hanno a che fare con della vera e propria delinquenza.Non sarà facile passarci addosso.Benché divisi, abbiamo possibilità di condividere opinioni e notizie a grande velocità.Quello che possiamo fare è comunicare, fare noi da contro informazione, essere consapevoli, mettere pressione.Condividere notizie ed opinioni anche con chi non riesce ad accendere un pc.E’ questa la nostra forza.Fare corpo unico per allontanarci per sempre da queste squadrucole, che sentono ormai lecito montare casi e tentare di capovolgere la realtà.Fare da controinformazione, passare all’attacco facendo uscire fuori gli scheletri dall’armadio altrui, in modo tale che siano gli altri a doversi difendere.Se poi potessimo firmare una tregua tra noi tifosi, in nome del Toro e della serie A, allora sarebbe ancora meglio.Sapete bene di cosa parlo, gli anni passati sono stati fatali sotto questo punto di vista.Un armistizio fino alla prossima stagione, poi ognuno per la sua strada, se permarranno le divisioni.Perché ho molta paura che qualcuno su queste divisioni possa tentare di costruire un impero.

 

E mi rivolgo anche e soprattutto alla dirigenza: non faccia quella che casca sempre dal pero.Studi e si informi sul nostro passato, e alzi la voce se è il caso.Tenere il profilo basso non serve a nulla e l’esperienza Vidulich a Perugia lo dimostrò.Sperando davvero che l’esperienza passata possa avere insegnato qualcosa.

 

Lasciatemi fare poi una digressione per accennare a due aspetti dello strano modo di intendere la nostra passione.Dopo i fatti di Padova, sono stati in molti a ribadire orgogliosamente il concetto che “una vittoria a tavolino non sarebbe stata da Toro, ma da gobbi”, e che avrebbero preferito giocare la partita sul campo, per me è stata una bella diatriba personale, non lo nego.Bene, accontentati: zero punti.Amiamo particolarmente queste atmosfere da Caduta degli Dei wagneriana, nelle quali ci opponiamo, fieri e sprezzanti contro il destino, tié.Salvo poi, quando l’autoesaltazione finisce, ritrovarci con zero punti in saccoccia e gli altri che ghignano.Forse ci saremmo sentiti in colpa, vincendo una partita in quel modo. Sta di fatto che avremmo sul meritato di vincere quella gara, anche ci fossimo trovati sul 150 a 0 per il Padova, gobbi o non gobbi, e adesso avremmo tre punti in più.

 

Allo stesso modo, ho trovato un po’ fastidioso, ma prendetela come una opinione personale, il ricorrere un po’ retorico ed ossessivo alla metafora del quarto d’ora granata, prima dei 14 minuti di Padova.Credevo di essere il solo, ma leggendo qua e là, mi sono accorto che anche altri hanno provato fastidio.Quando sarà che lasceremo in pace quei ragazzi e non li tireremo fuori in continuazione come termine di paragone, specialmente in situazioni dove è facile farne carne da macello, svilendone così il ricordo?Prendetela come una opinione, niente di più.

 

Infine, chiudiamo il cerchio e torniamo alla foto principale dell’articolo, facendo due osservazioni sui tifosi del Padova.Parlo in generale, e mi rincresce assai, perché nessuna voce si è finora dissociata.Li conosciamo, ricordiamo il loro gesto dell’aeroplano ed i loro coretti dell’anno passato contro Ogbonna durante l’ultima sfida al Comunale.Lo scorso anno fischiarono (a Padova) il nostro “Chi non salta è un bianconero”, e questo dovrebbe spiegare molte cose.Quello che mi rincresce è essere stato uno di quelli che hanno applaudito la loro ultima vittoria, qui a Torino.

 

Ecco, ciò che trovo allucinante e scandaloso, ovviamente non è questo.Ma è il fatto che in una Nazione dove l’odio fanatico razziale (e ovviamente ignorante) provoca due morti, il giorno seguente venga consentito a questi tifosi di abbeverarsi alla stessa fonte di ignoranza con ululati verso le persone di colore.Forse non basterebbero 500 turni di squalifica del campo (ne risparmierebbe l’intermittenza natalizia delle luci), ma nessuno fa nulla? Nessuno prende provvedimenti?Niente? Neanche rigore per la juve?

 

Quand’anche venissero in serie A, ci arriverebbero da perdenti, in quanto il razzismo è stato sconfitto dalla Storia, e non potrebbero certo sopravvivere a lungo con simili comportamenti.Un conto è giocare in B dove possono fare anche finta di non ascoltarti, un conto è andare a fare gli ululati a Maicon a San Siro.Non vedo l’ora che arrivi il giorno del ritorno, e mi piacerebbe che quel giorno trovassero ad accoglierli tutta quanta la tifoseria granata. Sì, proprio così.Tutto lo stadio con la faccia dipinta di nero.

Mauro Saglietti