mondo granata

Balzaretti non se la sente

Balzaretti non se la sente - immagine 1
di Marco Peroni
Redazione Toro News

Fratelli, mentre il Toro si prepara per l'amichevole a Ivrea (a duecento metri in linea d'aria da casa mia) io mi trovo in Slovenia. A parziale rimedio del mio tradimento vi comunico che sono le sette del mattino e sono incollato al pc dell'ostello, sgomitando con svariate etnie, per caricare questo mio vecchio articolo di Fuoriarea. Vorrei anche precisare che se troverete errori d'accento la colpa sara solo ed esclusivamente di questa maledetta, stranissima tastiera. Buona partita, buona ri-lettura e a presto! Marco

 

Da Fuoriarea del 25 ottobre 2007: Sono in Emilia da qualche giorno. Sfoglio il giornale alla veloce, in piedi in mezzo alla trattoria, mentre aspetto che la signora mi prepari il conto. Vado quasi automaticamente alla pagina sportiva, anche se sulla Libertà di Piacenza difficilmente troverò qualcosa che mi interessa (sapete benissimo di cosa sto parlando). A questa piccola premessa va aggiunto che con il Gutturnio è impossibile trattenersi, e alla fine di ogni pasto mi ritrovo esageratamente disponibile alle emozioni…

Ecco: adesso vi sarà più facile immaginare il divertimento con cui ho letto quanto segue...“E’ il quarto minuto di recupero della combattutissima partita fra Gerbido e Sporting Club Piacenza, sul punteggio di 1-1: un difensore ospite libera spedendo il pallone verso la lunetta dell’angolo e, contro ogni legge fisica, questo resta infilzato sulla bandierina. L’arbitro, per non fare torto a nessuno, decide per una palla a due al limite dell’area. E qui iniziano i guai. In barba ad ogni più antico codice non scritto (che recita, più o meno, “palla contesa palla alla difesa”), l’attaccante del Gerbido Mazzoni si approfitta dell’incertezza generale e si infila fra due difensori dello Sporting. Una gamba lo tocca e per l’arbitro è rigore”.A questo punto, si legge nell’articolo, parte un parapiglia di quelli veri (come succede solo nelle categorie minori, dove nessuno ha gran che da perdere e l’arbitro può contare solo su se stesso): quando finalmente la normalità sembra ristabilita, la palla è ferma sul dischetto. Al rigorista del Gerbido si presenta, dunque, un bivio: di qua, la strada più facile (insaccare, e affanculo tutti); di là, la più difficile (incidere sul corso degli eventi, mettere altre cose davanti al risultato)...

Ma è alla riga successiva che sono sconquassato da una fragorosa risata interiore. Ci credete? Il rigorista del Gerbido si chiama Balzaretti (a questo punto alzo una mano, chiedo un amaro alla signora, appoggio mezza chiappa sulla sedia e continuo). Me lo immagino in preda al panico. “Coraggio, Balza!”, oppure "Se lo metti dentro sei un infame!", mi sembra di sentir gridare alle sue spalle. Fatto sta che Balzaretti ci pensa meno di un secondo e, come racconta il giornalista, rinuncia a calciare e si allontana.

Si mette invece sulla palla Angelo Lo Cascio, lo stopper: al fischio del direttore di gara, senza batter ciglio, calcia di piatto destro a venti metri dal palo.“Quando l’arbitro ha fatto riprendere il gioco eravamo tutti d’accordo di lasciare alla difesa avversaria la possibilità di rilanciare. Attorno a me ho sentito che le cose stavano prendendo una brutta piega. Ho calciato fuori, anche per non danneggiare l’immagine della mia squadra e della mia società. Certo, se fossi un professionista che si guadagna da vivere col calcio, il discorso sarebbe stato diverso. Ma sapevo di dover andare a lavorare, anche al fianco di ragazzi che militano nello Sporting, e volevo farlo con la coscienza a posto”.Finisco di leggere tutto d’un fiato. L’articolo è scritto davvero bene e l’intervista a Lo Cascio è tutt'altro che banale. Mi alzo dalla sedia dispiaciuto soltanto del fatto che il ragazzo immagini come impossibile un gesto come il suo all’interno del mondo professionistico.Ma forse, nonostante la mia fede granata, sono un'inguaribile ottimista e Lo Cascio ha ragione: il suo calcio e quello dei campioni sonoirreparabilmente diversi... Allo stato dei fatti, l’unica cosa che hanno certamente in comune è la difficoltà, per chi si chama Balzaretti, di fare una scelta coraggiosa e di lasciare un’impronta speciale per la propria gente.

Poca o tanta che sia.Un abbraccio a tutti, Marco