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A Barge (CN) il Toro Club è dedicato ad una leggenda, colui che con i suoi gol faceva infiammare i tifosi, che s’innalzava dopo una marcatura sotto la Maratona, con i pugni chiusi verso l’alto, chiamando anche Dio a testimoniare il miracolo del suo gesto atletico: Paolo Pulici. Puro, lontano, ma sempre presente, vive in un intatto castello di nobiltà, dal quale scende per donarsi ai tifosi amati, non è mai sceso nel fango dei compromessi, ma si è sempre elevato come faro, ultimo bastione della fede granata. I cuneesi si sono riuniti nel ristorante del campo sportivo, sono allegri, urlano a squarciagola i cori della curva, soprattutto quelli dedicati ai cugini, per sottolineare con feroce ironia, il tragico momento bianconero.
Due sono i club amici presenti, “Orgoglio Granata” di Pinerolo, quello di Costigliole Saluzzo e quello di Piossasco. Tanti i bambini e i giovani, che con la loro vocina intonano le canzoni granata e simpaticamente battono le mani. Prima della cena, c’è la visita alla sede. Bellissima, dislocata in un ex-scuola, ricca di cimeli, foto di Pulici e un’antica bandiera con ancora sei scudetti. “La provincia di Cuneo è una roccaforte granata – sostiene Roberto Reinaudo, il Presidente – Barge è un feudo eccellente, siamo in tanti e tutti massicci. Noi siamo attaccati alla tradizione, gli altri tifano per il presente, pensano alle coppe e agli scudetti; anche noi guardiamo con fiducia al futuro, alla nuova presidenza, però siamo anche i custodi anche del passato del Toro.
Da Superga in poi, non per nulla ci chiamiamo Paolo Pulici”. Dopo il passato, ci parla della prossima stagione: “Ho estremamente fiducia in Cairo e in Tosi, sono certo che arriveranno altri colpi di mercato, magari all’ultimo giorno. Faremo un campionato al di sopra delle aspettative, anche del più ottimista dei tifosi”. Fabrizio Bongiovanni, giovane ed irrefrenabile membro del Direttivo racconta la storia del club: “Siamo nati nel 1999, oggi abbiamo superato i centoventi soci.” Poi parla del miracolo, il Toro in A e la Juve in B: “Non ci avrei mai sperato. La nostra salvezza è incredibile, ma la cosa più bella è la Juve in B”. La cena inizia, tutto è gioia e si coniuga nel Toro.
Tra gli ospiti, c’è un tipo strano, si chiama Mario ma è soprannominato “L’americano”, perché, prima ancora che il Club nascesse, si fece fare un enorme striscione con la scritta “Barge Granata” e da solo andò a Washington, un per diletto e un po’ per fede, ad assistere alla finale di coppa Italia tra il Torino e il Milan: “È stata una pazzia, da solo, con lo striscione, senza sapere la lingua e per di più ho viaggiato in un aereo di tifosi milanisti. A parte la sconfitta, è stata una bella avventura. La tv riprese più volte lo striscione, tutti i bargesi si chiesero chi lo avesse portato là, alla fine fui scoperto e da allora tutti mi chiamano L’americano”. Quando la cena sta per terminare arriva il Sindaco, Mario Picco, anche lui granatissimo: “Barge ha una grande tradizione granata e il Toro Club è molto attivo. Anche in Comune quasi tutta la giunta è del Toro, presto dedicheremo una via al Grande Torino”. I cisalpini granata, urlano alla notte la gioia di essere del Toro, la luna comprende la loro ebbra gioia, li illumina e festeggia con loro.
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