mondo granata

Basta!

Basta! - immagine 1
di Silvia Lachello
Redazione Toro News

Domenica, 22 febbraio 2009. Caro Diario, ci sono parole che, al di là del loro significato nudo e crudo, assumono significati particolari e circoscritti ad un gruppo di persone più o meno ampio. Parole che diventano 'lessico familiare'. O ancora meglio: un codice. Segreto? No, solo incomprensibile agli altri. Difficile da spiegare.La mia parola-codice è BASTA!, sempre seguita dal punto esclamativo. Quel punto esclamativo è come una chiave che chiude al resto del mondo quello che sto dicendo e che apre alla comprensione una persona, una sola persona e quella persona è la Stefi.Così mi rendo improvvisamente conto che spesso ti parlo della Stefi senza parlartene veramente.

Ti ho raccontato della sua rara capacità di cogliere gli attimi di silenzio cristallino che piovono sullo stadio in alcuni momenti. E ti ho anche raccontato che allora e solo allora, a pieni polmoni, grida: "Vaffanculopezzodimerda!" per poi ritornare al suo 'orsismo'.Sì, perché la Stefi è un orso. Apparentemente. Oh, quanto ingannano le apparenze!Credo di non conoscere altra persona al mondo che, come la Stefi, possa camminare a testa alta in qualsiasi occasione.Potrebbe tuffarsi in una pozzanghera melmosa per catturare il riflesso del sole, inzaccherarsi da capo a piedi, ballare un samba demoniaco di già che si trova lì, e poi uscire dalla pozzanghera e rimettersi a dialogare amabilmente.Nessuno noterebbe il fango, nessuno si farebbe domande sul perché di quel samba. Semplicemente starebbe ad ascoltarla. Anche nei silenzi. Quelli in cui soppesa ciò che sta per dire.Poi dice ed è una lezione in più da apprendere.

La Stefi ha il Toro nel nome. Ti spiego perché. La Stefi non si chiama “La Stefi”. Stefania, ovviamente, è Stefania: dal greco ‘stephanos’, riferito a corona come ornamento e simbolo di vittoria; Stefania, dunque, significa ‘coronata’. Io tolgo una O e diventa CORNATA. Come quelle che il Toro infligge, come oggiiiiiiiiiiii!!! (sì, sì, sì: ogni tanto tocca anche a NOI!)

Sai che qualche giorno fa un toro, durante una corrida, è riuscito a fuggire prendendo a cornate alcuni malcapitati? Forza Toro. Sempre. Anche in quel caso. Soprattutto in quel caso, mi vien da dire.Sai anche che per gli antichi Celti le corna erano simbolo di potenza? Venivano considerate come il mezzo con cui gli animali cornuti s’abbeveravano della potenza divina proiettando quella parte del loro corpo verso il cielo. Adesso no, almeno qui, in questo contesto geografico.Un tempo veniva portato in trionfo il Cornuto (l’Horned One). Adesso la parola “cornuto” fa ridere. Ah, ah, ah. Fa proprio ridere…

Stagionalmente, fra noi granata, scocca la domanda: “Come sei diventato del Toro?”.Ed ognuno racconta la sua storia.Tutte belle, tutte con il retrogusto pieno dell’orgoglio. Alcune con lo stupore della normalità. Per me era normale andare al Fila, per la Stefi era normale non andarci.Per entrambe è sempre stato normale essere del Toro. Così com’è stato normale farla entrare per la prima volta al Fila due anni fa. Non poteva che accadere mentre eravamo insieme.Ogni tanto qualcuno fa un’altra domanda: “Come vi siete conosciute?”La risposta che diamo è semplice e veritiera: “Ci conosciamo da sempre.”“Ma no, ma dai, cioè… avete fatto le scuole insieme?”.“No, no: ci conosciamo proprio da sempre”. Che è un po’ una bugia perché c’è un buco di centoquarantanove giorni, poco meno di cinque mesi, in cui lei era ancora nella pancia della sua mamma mentre io ero già atterrata sul pianeta Terra.

Bene, un giorno quella lì nasce e dopo sette giorni ci conosciamo.Inizia tutto da lì. Da due coppie di genitori che condividevano momenti e figliolanza.Quindi non è una vera bugia… quindi ci conosciamo da una vita.Una vita? Di più: molteplici vite.Le condividiamo dallo scorso millennio, dunque, ed il sottofondo è sempre stato lo stesso: la musica e il Toro (ah, il Toro, il Toro...).Quante notti a correre in auto fra le colline per invadere paesi e cascine di musica.Quante notti a piangere senza lacrimare.Quanti momenti di separazione e di riunione perché, sapete, la vita senza la Stefi non è poi così bella.E sempre il Toro, il Toro, il Toro.E la musica, la musica, la musica.Per non parlare degli occhi consumati a forza di leggere, leggere, leggere.Della voce resa roca dal raccontare, condividere, ridere.Sai una cosa? La Stefi è una delle persone più serie che io conosca. E’ anche dotata di grande senso dell’umorismo ma quest’ultima sfaccettatura di sé è riservata a pochi. Io la conosco, la conosco bene ma si sa: io sono fortunata.

Abbiamo nostri schemi e sono solo nostri.Le telefonate, per esempio, le nostre telefonate. La Stefi non dice “Pronto”, “Ciao”, “Ehilà”... macché.La Stefi dice: “Novitàààà???”E' LA domanda. Legata al Toro, ovviamente. Fatta la domanda e data la risposta, poi partiamo per viaggi verbali. Quotidiani. Pluriquotidiani. Alla fine mi ritrovo più che arricchita. Ed anche con una punta di orgoglio in più. Come se non bastasse tutto quello che ho già. Come se ci fosse ancora spazio per qualcosa di nuovo, per qualcosa di bello. Quello spazio c'è, è grande quanto – perdonami l'accostamento – l'amore per il Toro.E' una cosa che non finisce mai anche quando penso di aver finito tutte le scorte (l'amore per il Toro), è una cosa che non finisce mai anche quando penso di aver finito tutte le cose da dire (con la Stefi).E quindi vivo ben due INFINITA' in una vita piccola, la mia vita piccola (poca roba rispetto all'eternità, eh?).Mica pizza e fichi.Ma torniamo a lei.

Difficile spiegare la Stefi. Difficile spiegare come faccia a capire ogni mia virgola. E se anche non la capisce – succede – chiede. Parliamo. Noi parliamo tanto. Ridiamo. Anche allo stadio. Soprattutto allo stadio. Moltissimo prima di andare allo stadio.I preparativi per andare allo stadio: sempre identici, sempre sempre sempre.- A che ora passo?- Alla solita. Se vieni su prima mangiamo qualcosa insieme.- Magari la prossima volta. Arrivo alla solita ora.- Allora perché mi hai chiesto a che ora passare?- E che ne so!- Scemo. [nota: ci insultiamo usando il maschile. Fa parte del nostro lessico.]- [risata grassa]Ci sono certezze necessarie per procedere tranquillamente, per procedere senza essere travolti dall'esistenza. Ne ho bisogno, le ho.

Abbiamo un’idea, la Stefi ed io, e la realizzeremo sicuramente. Non ne parlo per scaramanzia. Ci riusciremo, semplicemente. Perché siamo testarde e perché sì.Ci sono cose che già esistono nel futuro. Sono legate al presente, che è il loro passato, da una miccia che non si consuma, che si rigenera, che brucia al contrario.Per noi del Toro è così: sempre protesi verso il passato in cui si è fatto il botto, già nel futuro con le braccia alzate verso il cielo. Senza paura, sempre senza paura. Con la consapevolezza che il nostro destino è già nel futuro… e se ci accade di accoccolarci sul passato, comodamente o meno, lo facciamo perché il nostro passato è solido ed è ciò che ci ha resi così.

Noi del Toro saremo così fino a quando avremo le schiene curve e non avremo più la forza per stringerci la mano.La Stefi ed io saremo così fino a quando avremo le schiene curve e non avremo più la forza per stringerci la mano.

Oggi siamo uscite dallo stadio ed eravamo felici (quando è accaduto? Poche ore fa, poche ore fa!).Arrivate in cima a corso Sebastopoli ci siamo fermate per qualche attimo a guardare la gente, a guardare l'altra parte di NOI, che camminava con il sorriso sulle labbra. Ma che cosa dico? La gente non camminava: procedeva di buona lena, improvvisamente rinvigorita, già proiettata mentalmente alla partita che si giocherà fra due settimane.E per la Stefi sarà il primo derby visto allo stadio. La partita di oggi è stata come una prova tecnica, cromaticamente parlando, di quel che sarà la sera del primo sabato di marzo.Quindi mi tocca dirlo: BASTA!

Bene: ho cercato di raccontarti la Stefi ed ho cercato di raccontarti anche il Toro. Chissà se ci sono riuscita... le parole non sono mai abbastanza e non sono mai precise.Ne userò una sola: BASTA! E per una volta so che questa parola non sarà comprensibile solo per lei e per me.

Poi ti devo raccontare del gruppo di peppie con cui mi trovo per vedere le partite allo stadio ed una di essere sono io ma non adesso non adesso...