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Benvenuti nel calcio di provincia

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di Guido De Luca
Redazione Toro News

Si ricomincia dall’inferno. Quasi tre anni fa, per scherzo, dopo alcune numerose sconfitte, dissi tra me e me che mi mancava il calcio ruspante della serie B. Eravamo stati promossi in serie A da pochi mesi. Probabilmente, preso dallo sconforto, stavo completamente vaneggiando. O forse ero solamente consapevole che il nostro Torino non potesse più competere in campionati superiori a quello cadetto. Il calcio è cambiato, in serie A ci sono differenze di valori (soprattutto economici) incolmabili tra le squadre di prima fascia e tutte le altre. Spesso manca la sorpresa. A inizio campionato solo un ottimista esagerato come Walter Zenga può pensare che il suo Palermo possa competere per lo scudetto. A metà anni ’80 non si era sbilanciato a tal punto nemmeno Osvaldo Bagnoli, eppure il suo Verona vinse lo scudetto e il Toro di Gigi Radice arrivò secondo. Sarò eccessivamente nostalgico, non saprò recidere il cordone ombelicale con il calcio con cui sono cresciuto, con 90° minuto e la Domenica Sportiva, ma a quei tempi Grosseto, per me, rimaneva una capoluogo di provincia della Toscana e niente più. Così avevo imparato dalle lezioni di geografia alle scuole elementari. Non ricordo nemmeno se sull’album delle figurine Panini ci fosse la foto della squadra da appiccicare nella sezione dedicata alla serie C. Sono andato in questi giorni a verificare sul sito ufficiale dell’ Us Grosseto Football Club, giusto per togliermi lo sfizio, in quale categoria giocassero i biancorossi nel 1985, quando a Torino ci brillavano gli occhi per Leo Junior e Beppe Dossena. E scopro che il Grosseto si classificò decimo nel girone A della Promozione Toscana. 25 anni fa chi ce lo doveva dire che oggi ci saremmo trovati a dover discutere di una partita tra il Grosseto e il Torino. E’ vero che la realtà supera di gran lunga qualsiasi fantasia, l’avevamo già capito quando ci trovammo a dover giocare contro il Licata e il Castel di Sangro, ma ci piacerebbe anche arrestare questo gioco perverso. Tornando sempre al 1985, ricordo che a volte era poco stimolante giocare contro l’Ascoli, l’Avellino o il Como, ma era possibile perdere punti con queste squadre; erano le uniche piccole società che, bene o male, salivano e scendevano dalla serie A alla serie B con altre due o tre come il Cesena, la Cremonese ed il Pisa. Sì, è vero, c’era meno varietà nel massimo campionato, ma più equilibrio. A priori non potevi andar sicuro sullo scudetto dell’Inter, della Juve o del Milan, anzi i rossoneri stavano uscendo da problemi ben più importanti di quelli attuali. Adesso, invece, la serie A è bloccata. Deve vincere una delle tre; e le promozioni o retrocessioni tra un campionato e l’altro spesso sono decise a tavolino a seconda dei conti economici delle società.Probabilmente dobbiamo adeguarci e stare al passo con i tempi, farci piacere lo stesso il calcio, anzi apprezzarlo ancora di più, perché abbiamo l’opportunità di vedere la nostra amata e gloriosa squadra sfidare il Grosseto, il Sassuolo e il Gallipoli in serie B.