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Dagli osanna sotto il balcone, a Torino, agli insulti sotto le finestre, a Milano, in quattro anni: Urbano Cairo avrà di che riflettere, amaramente, dopo la contestazione inscenata da alcune decine di tifosi granata questa mattina, sotto la sua sede operativa nel capoluogo lombardo, corso Magenta.Tifosi partiti da Torino per andare a palesare la propria insoddisfazione agli occhi di tutti ma in particolare del diretto destinatario dei cori: Cairo, appunto.Sotto accusa per la retrocessione, per la gestione del club che a lungo è stata caratterizzata da una forte personalizzazione e che ha portato sì a tre anni di massima serie consecutivi, ma caratterizzati sempre da forti sofferenze.
Alcuni tifosi non ne possono più, e non lo mandano a dire: vogliono che Cairo lo sappia. L’attendismo di questi primi giorni di mercato, poi, unitamente alla mancata conferma di mister Camolese, sono altri elementi che hanno portato insofferenza nel popolo del Toro, insofferenza sfociata stamani nell’inaudita contestazione milanese. Cori, qualche insulto, qualche petardo e fumogeno; non è tanto importante la dimensione del tutto, quanto il fatto stesso che alcuni tifosi si siano presi la briga di andare a far sentire direttamente alle orecchie del presidente tutto lo scontento che provano. Un gesto simile ha la sua forza nel solo essere stato messo in atto. Cairo avrà di che riflettere, amaramente, mentre si attendono novità sulla gestione tecnica per dare finalmente il via al Torino della Serie B.
Raggiunto telefonicamente, il presidente preferisce non pronunciarsi in merito a quanto accaduto, e invita a pensare alle cose da fare, ad "andare avanti", senza fare nomi (che peraltro già si conoscono) relativamente ai candidati alla panchina.
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