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Ho 44 anni e come tanti, come voi, ho il Toro nel cuore fin da bambino. Con lui, sportivamente parlando, ho gioito, lottato, sofferto, ma ora, come tanti, ho assistito da spettatore alle ultime vicende che hanno coinvolto il mondo del calcio. Un po’ allibito, molto disgustato, mi pongo una domanda: cosa centriamo noi con questo mondo, cosa centra il Toro con questa gente? Le vicende legate alla giustizia sportiva le conosciamo tutti, hanno fatto bella mostra su tutti i media, i quali non hanno esitato a mettere in secondo piano la guerra in medio oriente, la legge sull’indulto, ecc. Il povero Palazzi, l’accusatore, probabilmente a breve verrà in qualche modo “giustiziato” egli stesso, in quanto unico “cattivo” che voleva penalizzare così tanti tifosi, danneggiando inoltre economicamente alcune squadre, in modo da ridurle al fallimento e quindi al licenziamento di tanti onesti lavoratori.
Qualcuno dice che si è fatto, finalmente, “piazza pulita”, che ora tornerà ad essere lo sport, quello vero, l'unico padrone dei campi di calcio. Il mio punto di vista è che non è cambiato nulla, che non potrà più cambiare nulla. Qualcuno prenderà, o ha già preso, il posto di qualcun altro e tutto tornerà come prima; in fondo i soldi in ballo sono tanti, troppi. Detto questo, ritorno al “mio” Toro, e mi domando ancora: cosa centriamo noi in tutto questo? Arrivo anche a pensare: cosa ci facciamo lì? Quale sarà il nostro futuro? Verremo inghiottiti e digeriti anche noi da questo mondo corrotto, dominato da interessi puramente economici che nulla hanno a che fare con lo sport? Arriveremo anche noi, ad usare i tifosi come strumento per giustificare ogni eventuale atto illecito o moralmente discutibile?
Tra poco, non si sa ancora quando, inizierà il campionato di serie A e noi saremo lì, con la nostra storia, con il nostro modo di vedere e di vivere il calcio, quello vero, quello forse di altri tempi, quello fatto di orgoglio di grinta, di dedizione, di cuore. Saremo lì a fare cosa? Ad aspettare che il nostro Presidente Cairo si assicuri qualche "amicizia importante" che garantisca la nostra sopravvivenza per i prossimi anni? Io non voglio che finisca così, perché sarebbe una sofferenza ben più grande del fallimento dell’anno scorso, della paura di scomparire. Ma, in cuor mio, purtroppo, lo temo poiché questo tipo di compromesso mi sembra l’unico modo che una squadra ha per sopravvivere in serie A. In fondo io, come tanti, vorrei solo continuare ad andare allo stadio, quando posso, a vedere il Toro, a divertirmi e a soffrire, pensando che la vere forze in gioco siano solo sul campo di gioco a lottare con orgoglio, dedizione e sudore per onorare la propria storia, per la gioia dei propri tifosi ed uno sport che possa ancora essere degno di definirsi così. C’è qualche speranza che questo possa ancora avvenire?
Fabrizio Tarantino
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